World Press Photo 2020: il mio evento preferito (mancato)

"Le foto della World Press Photo non solo sono portatrici di elevato valore artistico fotografico ma contribuiscono a dare forma a fatti di cronaca di cui solo raramente percepiamo l'essenza emotiva quando vengono riportati succintamente sull'arida carta. "

All’inizio di ogni anno ci sono solo due cose che so per certo avverranno nella mia vita nei prossimi 365 giorni: farò almeno un viaggio all’estero e parteciperò alla annuale mostra fotografica World Press Photo. Quando pensai a questi due soli eventi nel Gennaio 2020 non sapevo ancora che tutto ciò che certamente non avrei fatto nell’anno appena iniziato sarebbe stato il viaggio all’estero e la visita alla World Press Photo 2020!

Ho iniziato a capirlo a Marzo, quando ho dovuto imparare un nuovo modo di vivere tra smart working, videochiamate, allenamenti arrangiati ed estetista fai da te. Tuttavia, se l’intento di volare all’estero era stato escluso categoricamente, restava ancora una speranza per la WPP, che dal periodo primaverile era stata posticipata in autunno, con la fiducia di poter effettivamente partecipare con le accortezze necessarie ad evitare il contagio. Ciò è avvenuto in parte, poiché poco dopo l’inaugurazione della mostra al Teatro Margherita di Bari ad ottobre, il Governo ha disposto un nuovo lockdown, e addio WPP 2020! Nella consapevolezza che non avrei mai potuto vedere dal vivo le foto di questa edizione, dopo che fino all’ultimo mi ero imposta di non sbirciare sul sito ufficiale per non perdermi l’effetto meraviglia quando i miei occhi si sarebbero posati per la prima volta sulle grandi stampe nel Teatro Margherita di Bari, mi sono decisa a scoprirle virtualmente.

La World Press Photo è uno dei concorsi di fotoreportage più prestigiosi al mondo, al quale partecipano più di 4.000 fotoreporter da 125 Paesi diversi delle maggiori testate editoriali. Nell’edizione del 2020 la giuria ha selezionato le foto più significative, suddivise per categoria, tra 73.996 foto. Esso ha origine dall’iniziativa della omonima organizzazione no profit con sede in Olanda, che dal 1955 è impegnata nella tutela della libertà di informazione. Le foto dell’esposizione non solo sono portatrici di elevato valore artistico fotografico ma contribuiscono a dare forma a fatti di cronaca di cui solo raramente percepiamo l’essenza emotiva quando vengono riportati succintamente sull’arida carta.

Ogni singola foto mi commuove e mi fa riflettere ma non voglio, oggi, imporre le mie considerazioni; vorrei guardarle con voi per assaporarne insieme le vibrazioni che sprigionano. Questo è un viaggio visivo che faremo insieme, come se fossimo contemporaneamente lì… al mio evento preferito. Pronti? Ecco le mie 3 preferite:

Chile: the rebellion against neoliberalism” di Fabio Bucciarelli – Categoria: General News – 4 Dicembre 2019

Sono donne, sono cilene, e si battono per l’uguaglianza sociale e la fine delle violenza da parte della polizia. In questa foto, il fotografo italiano Fabio Bucciarelli, ha immortalato le donne di Santiago del Cile mentre intonano l’inno di protesta “Uno stupratore sul tuo cammino”. Molte indossano sciarpe e rossetti rossi che simboleggiano la natura sessuale delle aggressioni e sono bendate in solidarietà con le persone accecate dalla polizia cilena. Questo è solo uno degli scatti presentati nel reportage, nel quale Bucciarelli, racconta le decise proteste contro le disuguaglianze economiche e sociali, con le quali il popolo cileno ha esortato la convocazione del referendum, il cui esito ha condotto all’abrogazione della costituzione risalente alla dittatura di Pinochet.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, il Cile è il paese più disuguale del gruppo delle nazioni dell’OCSE. Solo l’1% della sua popolazione controlla il 33% della sua ricchezza. Le proteste hanno avuto inizio con l’aumento delle tariffe della metropolitana nell’ottobre del 2019. Ben presto però le richieste dei protestanti hanno mirato alla riforma strutturale della costituzione redatta dal dittatore Pinochet negli anni ’80 e ancora in vigore, quale fonte della disuguaglianza sociale dovuta all’eccessivo grado di privatizzazione di istituzioni basilari, quali le pensioni, la sanità e l’istruzione. Quasi un milione di persone si è riversata nelle piazze nell’autunno del 2019; ed è in quella occasione che, secondo Human Rights Watch, le autorità hanno usato una forza eccessiva contro i manifestanti, anche attraverso l’utilizzo di fucili a pallini che hanno causato gravi ferite agli occhi, realizzando abusi e stupri. Un intero anno di manifestazioni e violenza ha condotto, in ultimo, alla votazione referendaria per la sostituzione della costituzione e la formazione di una Assemblea Costituente nell’agenda 2021. Un ruolo fondamentale nel raggiungimento di questo obiettivo è stato svolto dalle donne cilene, le cui urla emanano dalla foto e la cui forza dirompe nella stanza e fa rabbrividire.

Between right and shame” di Tatsiana Tkachova – Categoria: Ritratti

Tatsiana Tkachova ha realizzato un reportage dedicato al rapporto della società con l’aborto. In particolare, ha narrato l’isolamento che le donne bielorusse devono subire in conseguenza della scelta di abortire poiché, malgrado sia una pratica legalizzata in tutto il Paese, è considerata fonte di disonore e vergogna. In Bielorussia il sentimento antiabortivo raggiunge intensità tali da aver istituito la “settimana del non aborto”, ossia una campagna diretta a contrastare il fenomeno abortivo a prescindere dalle possibili ragioni che possono determinarlo. In tali condizioni, le donne non formano liberamente il proprio convincimento e si astengono nell’esercitare un diritto loro riconosciuto, preferendo ricorrere a pratiche abortive clandestine non sicure anziché rivolgersi a medici preparati in strutture legalmente legittimate. Lo stigma sociale è tanto elevato che le donne preferiscono l’anonimato della clandestinità alla propria salute.

In questa foto è ritratta Natalia: lei era incinta al momento dell’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl. Sebbene la bambina sia nata sana non ha osato rischiare un’altra gravidanza perché temeva gli effetti delle radiazioni. Nel progetto Between right and shame le donne bielorusse raccontano le loro storie: le preoccupazioni che le hanno indotte a pensare all’aborto oscillano dalla contaminazione dopo il disastro nucleare di Chernobyl, alla paura della povertà, a non voler essere un genitore single o a un passato di abusi sessuali. Poiché percepiscono ancora l’ignominia derivante dalla loro scelta, nel raccontarsi, non hanno voluto mostrare i propri volti e i loro nomi sono stati cambiati.

Battling the Marsh fire” di Noah Berger – Categoria: Ambiente – 3 Agosto 2019

Il Marsh Complex Fire è un incendio divampato il 3 Agosto 2019 a Marsh Creek Road nella contea di Contra Costa. Ha continuato a bruciare fino al 7 agosto distruggendo più di 300 ettari di terreno. Circa 81.000 ettari sono andati in fiamme in tutto lo stato della California nel 2019. In questa zona degli Stati Uniti gli incendi sono molto frequenti in autunno a causa dei forti venti che soffiano su terreni e foreste aridi per la calura estiva. Molti scienziati hanno attribuito parte di questi incendi alla crisi climatica, affermando che l’avanzare di un clima sempre più caldo determini una vegetazione sempre più secca rispetto a quanto accadeva un secolo fa. Il Presidente Donald Trump, noto negazionista della crisi climatica in corso, ha accusato lo Stato californiano di una cattiva gestione delle foreste. La verità, probabilmente, risiede nel mezzo: la cattiva gestione di prevenzione degli incendi aggrava la conseguenze del mutamento climatico. Ad ogni modo l’emergenza climatica è in atto. Quando agiremo concretamente per contrastarla?

Il nostro viaggio visivo all’interno della World Press Photo 2020 termina qui ma vi invito a scoprire tutte le altre meravigliose foto che hanno narrato gli eventi più significativi dell’anno 2019.

Siamo quasi all’inizio del nuovo anno e ci sono due cose che sono sicura che farò: un viaggio all’estero e partecipare alla World Press Photo 2021. O forse, no! Ma rivolgere le mie speranze a questi due eventi è un vecchio vizio che non riesco ad abbandonare; e poi si sà, la speranza è l’ultima a morire.

  • in copertina: la vincitrice del premio “World Press Photo of the Year“, Straight Voice di Yasuyoshi Chiba. Mostra un ragazzo, illuminato dalle luci dei telefoni, recitare una poesia durante un blackout, mentre altri manifestanti battono le mani per chiedere un governo civile al posto di quello militare in Sudan.

Lascia un Commento