Vivere per lavorare o lavorare per vivere

"Chi non è felice di fare qualcosa, smette di farlo. Chi lo è, invecchia facendolo. Ed invecchia felice."

Nel 2018, lavoravo in un call center: occupazione stressante, in particolare per i ritmi di quelle otto ore di chiamate sparate in cuffia, durante le quali dovevi pregare qualcuno di pagare, accettare, fare o dire. Nel 2018, non ero felice del mio lavoro, né pensavo che sarei mai potuto essere felice di un lavoro. Poi arrivò Sanremo, e una canzone mi aprì gli occhi.

In pochi hanno capito quale sia il significato ultimo del testo di “Una vita in vacanza”, ma in tanti la canticchiano senza carpirne l’anima. Eppure, penso che ci sia bisogno di rendere merito alle splendide parole di Lodo e compagni. E, di conseguenza, rendersi anche conto di quanto possa essere bello lavorare – e di quanto sia difficile trovare la felicità nel farlo.

E fai il cameriere.

Anche se, ormai, è difficilissimo trovarne uno (penso sia una frase sottoposta a Copyright da parte di ogni datore di lavoro). Lo fai per 20€ a serata, se va bene, forse fai la stagione estiva a 400€ al mese, se sei disposto a lavorare 16 ore al giorno, con mezza giornata libera a settimana.

L’assicuratore.

Se pensi sia difficile trovare la felicità dietro una scrivania, pensa che potresti farlo d’assalto, procacciandoti clienti porta a porta. Credo, genuinamente, che l’assicuratore venda una cosa bellissima: la speranza. La sua, ovviamente, che non ti accada mai qualcosa di brutto. Magari questo, o il calcolo del rischio, potrebbe renderti felice.

Il campione del mondo.

Una vita di sacrifici personali, ben ripagati da lauti stipendi, ma solo se giochi a calcio (e solo se sei uomo). Poi i ritmi stressanti dello sport, il logorio dei muscoli e la carriera breve. Ma c’è di peggio: la sensazione di essere una pedina e che, a giocare la partita, siano gli agenti o gli sponsor della competizione.

La baby pensione.

Sì, magari. Son finiti i tempi dei quarantenni pensionati: certo, fa strano vedere le proteste in Francia per il paventato innalzamento dell’età pensionabile mentre noi stiamo a goderci l’avvicinamento ai 70 anni festeggiati in azienda. Anche se, a volte, mi chiedo se sarei contento di ricevere una pensione per cinquant’anni: forse forse, tenermi occupato, a volte, mi piace.

Fai il ricco di famiglia.

Anche qui: magari. Sogno ancora il momento in cui i miei genitori mi dicono “abbiamo voluto insegnarti il valore del denaro e, ora che l’hai compreso, ecco a te un fantastilione di dollari”. Se non è ancora successo, è perché qui non si usano i dollari, ne sono certo. Però spezzo una lancia a loro favore: non sarei felice di stare con la pensione di cui sopra, figuriamoci senza mai aver lavorato.

L’eroe nazionale.

Questo, vi giuro, non so come si fa. Magari esiste una scuola per eroi, magari basta e avanza la caserma per diventare militare. Non sarei a mio agio con i “signorsì”, diciamo che eviterei di imbracciare qualsiasi arma e che, al massimo, posso sperare in qualche ragno radioattivo per diventare un eroe.

Il poliziotto di quartiere.

Non hai capito cosa possa rendere felice chi lo fa. Forse, la frustrazione per non aver passato il concorso per entrare nell’arma: mica facile, dopotutto, fra le mille prove da superare, gli anni in accademia, quelli lontano da casa.

Il rottamatore.

Questa occupazione mi inganna: si riferisce solo a Renzi o a chiunque voglia rottamare la classe politica di oggi? In ogni caso, non credo esista un percorso “segnato” per fare il rottamatore: di sicuro, l’unico a riuscirci, oggi è contento, ma l’altro ieri mica tanto. E chissà se sarà contento del prossimo rottamatore sulla scena. Certo, c’è bisogno di parecchia faccia tosta, di tanta fortuna: anche lui farà parte della classe da rottamare, prima o poi, giusto?

E fai il candidato.

Stesso problema di cui sopra, ma senza pretese di rivoluzioni gattopardiane. E poi, c’è un errore di fondo: la politica per professione, forse la rovina del modo di fare politica. Si finisce sempre per confondere con la ricerca della felicità sul lavoro, con la ricerca del voto: rende più contenti l’elezione o l’opportunità di fare qualcosa per chi ha votato?

Poi fai l’esodato.

Si torna al discorso delle pensioni: tanti la anelano, molti non vinceranno la gara contro l’aumento dell’età limite. Eppure, c’è chi, magari, non avrebbe mai voluto andarci e, oggi, si trova costretto a starci dentro. Fortuna? Forse. Ma se, invece, la felicità si trovasse proprio nel godersi gli ultimi anni fra colleghi?

Qualche volta fai il ladro o fai il derubato.

Non riesco ad immaginare la felicità del fare l’uno o l’altro. E, senza dubbio, non riesco che a provare tristezza verso chi, senza trovare lavoro, pensa che, forse forse, sarebbe meglio provare a farlo. Tristezza verso il mondo del lavoro, però.

E fai opposizione, e fai il duro e puro.

Credo paghi poco. Ci sono un sacco di frasi su quanto sia importante e intelligente “avere il coraggio di” cambiare idea. Molto semplicemente, anche nel lavoro, l’apertura mentale è una virtù: non ti trovi bene? Prova a cambiare. Ma hai studiato proprio per quello? Sì, ma non sei i tuoi studi, né il tuo lavoro. È a tempo determinato? Proprio come dovrebbe essere la tua salute.

E fai il figlio d’arte.

Dovrebbe rendere tutto più facile, dirà chi non è figlio d’arte. Ma ci sono sicuramente più pressioni, dirà chi lo è. La verità sta nel mezzo, ma non conosco nessun mezzo figlio d’arte per confermare questa tesi. Di sicuro, non invidio quei figli d’arte “costretti” a fare lo stesso identico lavoro del genitore, nonostante le attitudini, nonostante le preferenze. Nonostante il sacrificio della felicità, insomma.

La blogger di moda.

“Eh certo, avessi quel fisico” o viso, portamento, parlantina. O, forse, quella storia da raccontare, che appassiona tanti e crea comunità. Un classico dei lavoro next gen, quello non apprezzati perché visti come passioni, come un qualcosa di accessorio ad un “vero lavoro” (anche questa, espressione sottoposta a Copyright da parte di ogni datore di lavoro). E, come se non bastasse il clima esterno, c’è anche l’agguerrita concorrenza interna di un mercato fatto di soli freelance, affamato e che ha già vissuto il suo picco: il tuo successo dipende solo da quanto veloce puoi correre.

Perché lo fai? Perché non te ne vai?

Eh già: Lo Stato Sociale si presentò sul palco, insieme a “una vecchia che balla”, e arrivò secondo. Lo ammetto, mi ha cambiato la vita: dopotutto, anche io, in quel call center, mi chiedevo “perché lo fai? Perché non te ne vai?”.

Una vita in vacanza.

Facile, lo vogliono tutti. Ecco: questo perché, secondo me, non tutti hanno capito di che vacanza si tratta. No, la canzone non ti consiglia di lasciare il lavoro e pregare di vincere un turista per sempre. Ti consiglia, semmai, di fare il lavoro che ti piace, di lavorare perché ti piaccia. Non ci credi?

Una vecchia che balla.

Perché mai “una vecchia” dovrebbe voler continuare a ballare? Chi non è felice di fare qualcosa, smette di farlo. Chi lo è, invecchia facendolo. Ed invecchia felice. A meno che non sia costretto, certo.

Niente nuovo che avanza, ma tutta la banda che suona e che canta: per un mondo diverso, libertà e tempo perso.

Non è vero che se fai un lavoro che ti piace, non lavorerai nemmeno un giorno della tua vita. Ma è vero che, almeno uno di quei giorni, sarai felice del lavoro che fai. E, forse, anche orgoglioso di essere felice, anche se non lo sei del tuo lavoro di quel giorno.

E nessuno che rompe i coglioni. Nessuno che dice se sbagli sei fuori.

Vivere liberi dalla morsa del lavoro si può. E lavorare liberi da qualsiasi morsa è il primo, difficilissimo, step. Ricerchiamo la felicità ovunque, difficilmente la troviamo nel lavoro. Eppure, possiamo trovarla anche lì.

Nel 2018 lavoravo in un call center, non ci tornerei, non ero felice. Non che abbia scoperto la felicità nel lavoro, ma ora so che può esistere, so che posso costruirla, posso trovarla anche nell’occupazione, nella soddisfazione di poter fare quel che – appunto – mi rende felice. E devo ringraziare anche Sanremo, devo dire grazie anche a Lo Stato Sociale, se ho scoperto questa possibilità.

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