Devo confessarlo a tutti voi. Il mio sogno più nascosto è solo uno da quando avevo circa 15 anni: presentare il Festival di Sanremo.
Credetemi, sono alto quanto Chiambretti, amo l’animalier come Simona Ventura e ogni anno non esiste Festival senza che io lo guardi, proprio come Alba Parietti.
Insomma, mantengo bassa la presunzione all’Ibrahimovic e mantengo alto l’amore che ho per un Festival della canzone tanto amato quanto criticato.
Ma come non si potrebbe?
Il nostro Amedeo Sebastiani, in arte – ma quale? – Amadeus, dopo aver ben pensato di dare una “scossa” al pre-Festival scegliendo per la conduzione sua moglie (che avrebbe bisogno di un giro di defibrillatore per far riprendere il suo mood statico) ha toppato su tutti i fronti.
Innegabile: repetita iuvant, ma non per lui.
Tantomeno per Fiorello, che sembra aver perso il suo smalto (tranne quello sulle unghie dopo l’esibizione con Lauro) per via dell’assenza del pubblico.
È vero, è un comico dalla battuta tessuta nel suo DNA, che mostra le sue capacità canore interpretando i brani del passato, ricordandoci quanto sia maledettamente bravo a cantare! Ma siamo sicuri non lo faccia perché un po’ gli rosica non aver vinto il Festival nel 1995 con “Finalmente Tu”?
E mentre la sala si riempie di stupidi palloncini di forma fallica, a scoppiare sono le nostre teste. La qualità canora di quest’anno sembra mettere in cattiva luce i fonici del Festival, ma il mio dito punta contro la scelta dei cantanti da parte del padrone di casa, che in “Eredità” ha avuto un programma troppo grande per lui, portando con sé “I Soliti Ignoti” sul palco dell’Ariston.
Ma, del resto, è stata accettata la canzone di Random e non quella di Michele Bravi… dovremmo meravigliarci?
E mentre Gigi D’Alessio cerca di passare inosservato nella canzone di Arisa, si alternano sul palco ospiti e presentatori di diversa – troppo diversa – qualità (non li ricorderò tutti, chiedetevi perché).
Sempre mentre Ibra cerca di essere simpatico mostrandoci in diretta un video fatto sulla moto (pericolosissimo) pur di arrivare all’Ariston in tempo (peccato non abbia perso questa chance), la De Angelis sembra essere stata l’unica luce di questo Sanremo. Grande artista, completa, ma completamente inadeguata per la presentazione. Infatti, luce sì, ma sfocata.
Per passare poi alla modella, di cui non ricordo il nome… bella; alla Palombelli, che sembra essere l’unica a sapere cosa significhi stare su un palco, anche se ha la presenza scenica di Lisa Fusco in spaccata. Non lamentiamoci, lei può chiamare Rutelli “cucciolo” e i brizzolati piacciono a tutti… no?
Ma arriviamo a Lauro, una boccata d’aria giovanile tra i democristiani che urlano al mainstreame all’odio per la diversità, dimenticando che in segreto tradiscono mogli e figli saltando da chat in chat con uomini e donne (e non parlo del programma Mariano). Lauro, sopravvalutato come artista, fa quello che vuole e in quanto tale, mi dà più speranza di un Amadeus, che invece non riesce a far preparare abbastanza mazzi di fiori per tutti i concorrenti, indipendentemente dal sesso biologico.
E senza pensare all’unica presenza che aspettavamo, ovvero Simona Ventura – positiva nella vita e al Covid, nemmeno fosse stata baciata dalla iella più nera – andiamo a conoscere i 26 cantanti in gara, con quel commento di cui avevate bisogno, ovvero il mio, perché di musica, outfit e scrittura non ne capisco, ma credetemi… parlo lo stesso.
LE PAGELLE IGNORANTI DI UN FESTIVAL SOPRAVVALUTATO MA CHE ABBIAMO DOVUTO PER FORZA GUARDARE VISTO CHE NON C’ERA NIENTE IN TV:
VERRANNO PRESI IN CONSIDERAZIONE LO STILE GENERALE, LA CANZONE E DEI CRITERI INVENTATI CHE NON HANNO ASSOLUTAMENTE ALCUN SENSO.
ANNALISA: voto 8
Ineguagliabile la rossa di Amici di Maria De Filippi. Una canzone orecchiabile e dalle note adolescenziali, ma che rimane in testa, come le sue gambe perfette in quel meraviglioso vestito della prima serata. La dolcezza che la contraddistingue è percepibile anche nella sua voce precisa e da ragazzina impaurita. Il voto non è 10, ma di certo ribalta sempre il risultato che ci aspettavamo.
AIELLO: voto 6
Mio conterraneo, dall’emozione a fior di pelle, oggetto di meravigliosi meme regalatici da molteplici pagine Instagram (e non solo), che riporta un testo duro, importante e molto intimo, alternato ad una qualità vocale che non lo esalta per bravura, ma che sicuramente emoziona. “Ora” è uscita, ma speriamo nelle nuove canzoni del CD.
MANESKIN: voto 7.5
Ma che gli hanno dato i genitori a Damiano? Ha un sex appealsenza eguali e, durante il duetto con Manuel Agnelli, ho avuto i brividi come nei migliori film di Tinto Brass. Una voce completa, dalle urla corrette, dalla potenza spasmodica, pur fuoriuscendo da un esile corpo come quello. Non ricordo bene la canzone, ma sicuramente lo dimenticherò difficilmente.
NOEMI: voto 9
Una rinascita. La sua sicurezza ritrovata riportata nella canzone “Glicine” è straordinaria. Sono lontani i tempi in cui andava solo a “fare la spesa e non mi fermo più”. Adesso sembra voglia conquistare il mondo e sicuramente ha conquistato tutti noi.
ORIETTA BERTI: voto 10
Imparagonabile regina del Festival, dalle sembianze Botticelliane con quelle conchiglie sul seno, dall’intraprendenza giusta, con una canzone ferma in una bolla degli anni ‘50 e con la nonchalance di una donna con una carriera solida e che è l’unica che può usare la parola “Naziskin” durante un’intervista. Ha battuto silenziosamente tutti… prendetevi sto tipitipitì!
COLAPESCE & DIMARTINO: voto 7
Mi hanno convinto ai colori pastello, meglio degli evidenziatori che compro in maniera compulsiva. Mi hanno fatto cambiare idea rispetto al fatto che “colla di pesce” e “De Martino” siano due cose diverse dai cantanti, seppur migliori, per forma e gusto. La canzone mi ha convinto, la userò per il video dei 50 anni di matrimonio dei miei genitori.
MAX GAZZÉ insieme a non so chi: voto 4
Che belli quei travestimenti!
No… anzi no. Canzone piatta, lunga, come le sue ultime partecipazioni a Sanremo… come lui stesso direbbe “sempre il solito sesso”: dopo un po’ stanca.
WILLIE PEYOTE: voto 6
Begli occhiali perché simili ai miei, canzone orecchiabile, pur non avendo delle parole udibili nella loro totalità. Testo scritto molto bene, peccato non essere al premio “Strega” altrimenti avrebbe vinto tutto con estrema facilità. Molto simpatico alla vista, ma festoso come Gaudiano alla prima esibizione per Sanremo Giovani.
MALIKA AYANE: voto 5
Sempre la stessa canzone, ma labbra differenti. Più passano gli anni, più sembra gonfiare, oltre ai polmoni, anche gli zigomi. Vestita con grande ricercatezza, ma con una canzone in mano che fa a pugni con le sue capacità canore.
LA RAPPRESENTANTE DI LISTA: voto 9
Canzone coraggiosa, piena di virtù, virtuosismi e gioia. Non mi sbilancio sul 10 perché, da un punto di vista stilistico, il suo gusto è alquanto discutibile… come la sua somiglianza alla nostra amata Luxuria. Ma chejesepodì? Un fenomeno.
MADAME: voto 7.5
Ma che gnocca è questa camaleontica ragazza appena maggiorenne e dalla bellissima voce? Canzone debole per Sanremo, ma ci vuole coraggio a fare ciò che ha fatto finora. Sentiremo parlare di lei… io meno, perché sono vecchio, ma le mie nipoti la ameranno!
ARISA: voto 8
Arisa, insegnaci la vita. Insegnaci come non trovare pace con gli stili al Festival. Neanche fosse Anna Oxa, è passata da “sincera” studentessa, a monaca di clausura nella serata con Michele Bravi. Ma dobbiamo anche ammettere che sia riuscita a rendere unica una canzone scritta da Gigi D’Alessio;chapeaua questa grande interprete!
COMA COSE: voto 5
Non scendo con la votazione perché la canzone è fresca, orecchiabile e rimane in testa. Loro due sono davvero dolcissimi insieme, ma hanno la vitalità di un notaio durante la lettura di un testamento il 15 di agosto. Dal taglio di capelli discutibile al bellissimo ombretto della prima sera, i miei sentimenti contrastanti non mi rendono magnanimo nei confronti della coppia: belli ma non ballano (lei sempre fuori tempo con i movimenti, nemmeno fosse Amadeus).
FASMA: voto 4
Un ragazzo moderno, carino, ma che trovo non abbia nessuna capacità canora particolare. Cosa me lo fa dire? Il fonico e il suo problema con il microfono spento. Mio caro, per te, questo Sanremo, è davvero “La Fine”.
LO STATO SOCIALE: voto 8
Lodo Guenzi, oltre a essere un sogno erotico di molti giovani ragazzi, dietro quei suoi dentini da cricetino dolcissimo, nasconde un cervello straordinario. Canzone, esibizione e significato perfetti per un Festival tremendamente lento e noioso, quasi più di una puntata di Quarto Grado. Mi inchino alla gioia.
MICHIELIN & FEDEZ: voto 6.5
Canzone che non riesco a smettere di ripetere nella testa, ma sto cercando ancora di capire perché ci fosse un rotolo di carta igienica tra loro la prima sera durante l’esibizione. Mentre bevo “un bicchiere di vino, con un panino”, canticchio la canzone perfetta per i falò estivi e mi rendo conto che la Michielin avrebbe davvero bisogno di uno stylistper le sue scarpe, tutte bocciate.
IRAMA: voto 6-
Dopo aver fatto morire Guccini, un suo collaboratore e tutto il regolamento Sanremese, Irama, in registrazione, porta la giusta canzone per le sue fan diciassettenni: alla moda, con una musica riconoscibile e dal testo semplice. La canterò sotto la doccia.
EXTRALISCIO feat. DAVIDE TOFFOLO: voto 5
Le mie emozioni mi fanno sentire come sul Titanic. Un giorno penso di amarli, un giorno li odio, un giorno mi chiedo “a che sagra siamo?”, un giorno mi domando “perché non li ho ingaggiati per il mio matrimonio?”. Divertenti, irriverenti e assolutamente inadatti all’Ariston. Ma dopo la vittoria di Povia, tutto può succedere, no?
GHEMON: voto 6.5
Lo ricordavamo rasato, lo abbiamo ritrovato come Caparezza misto a Enzo Iacchetti. Canzone non troppo memorizzabile, ma dal buon ritmo. La parte più bella di questo suo Sanremo però sapete qual è? Quando hanno cantato i Neri Per Caso. E non a caso.
FRANCESCO RENGA: voto 4
Stanco, con la raucedine, poco caloroso. Canzone senza arte né parte, ma dal petto villoso che vorremmo intravedere di più. “All together now” ti diciamo che è meglio se ritenti il prossimo anno, perché questa volta hai toppato.
GIO EVAN: voto 4.5
Non ho niente da dire se non “ma non è quello che scrive tutte le frasi utilizzate sulle foto delle ragazze adolescenti che mostrano le natiche in estate?”. Canzone pesantemente irriconoscibile.
ERMAL META: 9.5
Preciso, en pendantcon Sanremo e con la gara, con una canzone strappalacrime, dal video ufficiale sicuramente sottopagato. Primo dalla seconda serata, meritatamente tra i Big dei Big. Ermal Meta riconferma la sua grandezza artistica e la sua eleganza. Che meraviglia!
BUGO: voto 3
Si è lamentato per quello che è successo durante il Sanremo passato… ma vogliamo ricordare quanto ha stonato quest’anno? Un vero e proprio “bugo nell’acqua”, con un brano incantabile, rinunciabile e pesante… proprio come il suo modo di cantare. Dov’è Bugo? Purtroppo a Sanremo… ancora.
GAIA: voto 5.5
Adorabile ragazza, vestita come gli uccelli del Sudamerica, si presenta con una canzone fuori dal comune; sicuramente fuori dal Comune di Sanremo, perché non c’entra nulla con la musica italiana. La preferiamo in vesti internazionali… prego, quella è l’uscita.
FULMINACCI: voto 6
Un’ulteriore scoperta. Nel suo essere il tipico ragazzo normale che nessuno avrebbe guardato a scuola, risulta unico, riuscendo a riprendere una canzone di Jovanotti che per quanto famosa, rimane uno dei suoi soliti testi dal ritornello ripetitivo. Fulminacci ci regala modernità in un Festival per un’Italia vecchia.
RANDOM: voto 5
“Un bravo ragazzo” che ricordiamo per la sua genuinità in Amici Speciali, ma qui di specialità offre poco. Vorrei essergli amico e offrirgli la possibilità di ricevere consigli in merito a un parrucchiere bravo. Se leggi, contattami in privato.
Concludiamo dicendo che i vincitori, i Maneskin, hanno avuto vita semplice in questo Festival dalle nuances dello Zecchino d’Oro.
Concedetemi di dire che ho sempre tifato per Mahmood, rimanendo felice per il secondo posto di Ultimo, ma arrabbiandomi per Alice contro “Maledetta Primavera” della Goggi, pur non essendo ancora nato all’uscita delle canzoni. Sono un ragazzo semplice, dal gusto commercialmente inadatto, forse, ma che ama il Festival con tutto sé stesso.
Non capisco nulla di musica, ma a questo punto… CHI SE NE FREGA?
Al prossimo Sanremo!
Social Media Strategist, cosentino classe 1991, fluente in 3 lingue.
Laureato in Giurisprudenza per caso, in Marketing e Comunicazione per scelta, ha vissuto a Roma, Milano, Alicante, Boston, Londra… Ma per lui nessun posto è come “casa”.
Eletto vincitore della Hult Business Challenge da una giuria di Google per il suo progetto sui matrimoni calabresi intitolato “WEDDIE”.
Appassionato di viaggi low cost, serie TV e Instagram!