“Tutto chiede salvezza”, istruzioni per l’uso

"Tutto chiede salvezza perché tutti, in un modo o nell’altro, hanno bisogno di aiuto, di essere salvati dalle loro paure, dalle loro fragilità, dalle loro insicurezze".

                                             

Cosa vuol dire essere salvato? Se cercherete sul vocabolario troverete scritto “Mettere in salvo, sottrarre a un pericolo; in particolare, sottrarre alla morte, e quindi riuscire a mantenere in vita”.

Salvare qualcuno, però, significa anche ascoltarlo, spogli del proprio giudizio. Guardare il mondo dal suo punto di vista: osservarne i gesti, le espressioni, il suo modo di affrontare la vita e schivarla. Può capitare che la vita lo prenda a schiaffi e ne incassi i colpi. È allora che bisogna andargli incontro e salvarlo.

E se per caso questa vita lui non l’affrontasse, ma stesse fermo come uno spettatore inerme? Allora occorrerà salvarlo di nuovo suggerendogli che non ci sono istruzioni per affrontare la vita ma, che a volte, bisogna solo improvvisare.

Il salvatore è un eroe che conosce il dolore di un cazzotto in faccia, di una parola non detta, così vicino a colui che viene salvato.
Del resto, Laura Pausini cantava “La protezione tra essere simili”, per quell’affinità che rende naturale proteggersi a vicenda, schierarsi dalla stessa parte per combattere i conflitti interiori, anche quando questi non ci appartengono.

Perché condividere alleggerisce il peso e rafforza il legame.

In “Tutto chiede salvezza” sette persone si trovano a condividere la stessa stanza per una settimana.
Siamo nel reparto di psichiatria dove i protagonisti in questione, a differenza di noti reality shows, non vinceranno la celebrità ma la salvezza. 

Daniele, Nina, Gianluca, Mario, Giorgio, Alessandro e Madonnina, –Quei pazzi sono la cosa più simile all’amicizia che abbia mai incontrato, di più, sono fratelli offerti dalla vita, trovati sulla stessa barca, in mezzo alla medesima tempesta, tra pazzia e qualche altra cosa che un giorno saprò nominare,- sono persone che combattono per la stessa guerra, che si schierano a vicenda dalla parte dell’uno e dell’altro per evitare di soccombere, per cercare di alleviare le loro pene dell’anima.                             

Possibile che nessuno si accorge che semo na piuma? Basta uno sputo de vento per portacce via.
Daniele, animo sensibile, ha un problema con la ricaptazione della serotonina, l’ormone del buonumore.
I suoi neuroni non riescono ad afferrarla e così basta un niente a farlo sprofondare nella depressione, nella rabbia, nell’impotenza di sentirsi felice.

Gianluca cerca l’omo della vita sua, ma per i suoi genitori è un sogno irrealizzabile, oltre che scandaloso; il vero scandalo è, però, non poter amare chi vogliamo.

Nina ripete sempre davanti allo specchio che non è la bambolina di nessuno, ma non ha la forza per ribellarsi all’immagine che gli altri vorrebbero vedere di lei, e allora finge di essere quella che non è, pur di sentirsi accettata.                                                 

Mario è la saggezza personificata, ma non riesce ad esternare tutto il suo vero dolore perché crede che gli altri non possano capirlo.

Giorgio, grande e grosso all’esterno ma piccolo all’interno: un ragazzo cresciuto anagraficamente, ma senza l’amore della madre è rimasto un bambino e ciò ha aggravato la sua condizione psicologica, già precaria dalla nascita.     

Alessandro “sogna sempre a occhi aperti”; a causa di un incidente è andato in coma, ma ciononostante dal suo mondo sospeso, se stimolato, percepisce ciò che accade intorno a lui.                                                                                                  

Madonnina, chiamato così perché prega sempre, spera che qualcuno lassù lo ascolti. Probabilmente aveva chiesto aiuto sulla Terra ma tutti hanno fatto finta di non sentirlo. 

Ognuno di loro farà qualcosa per l’altro, diventeranno complici, proveranno nuove sensazioni, le stesse che in realtà avrebbero potuto provare al di fuori del reparto di psichiatria ma non ci sono riusciti. Non avevano gli alleati giusti, perché per gli altri non erano normali…ma visto da vicino, nessuno è normale

Che vuol dire essere normale? Chi è troppo introverso, chi troppo estroverso, chi ci mette troppo cuore, chi troppo poco.
Qual è la giusta misura?
Chi può dirlo? Ve lo dico io, nessuno!

Ognuno è fatto a modo proprio, difettato sempre per qualcuno, perfetto per altri. Accettato se gli va bene, respinto se gli va male: un po’ come un pacco Amazon.

Tutto chiede salvezza perché tutti, in un modo o nell’altro, hanno bisogno di aiuto, di essere salvati dalle loro paure, dalle loro fragilità, dalle loro insicurezze. Vi posso assicurare che non servono grandi gesti, non bisogna essere necessariamente psicologi, né servono i superpoteri.

I veri eroi sono persone comuni che si accorgono degli altri e di come stanno realmente; sono quelli che vanno a fondo nei rapporti e non si fermano all’apparenza; ti guardano e ti chiedono come stai perché lo vogliono sapere veramente, non credono alla bocca che risponde tutto bene ma agli occhi, perché, quelli, non mentono mai.                                                                                             

“Salvare” significa far ridere una persona, piangere e gioire insieme, stare con lei quando tutti la vogliono evitare. E anche quando sono necessari i farmaci, non significa che non ci sia bisogno di piccolo gesti che non richiedano la prescrizione medica.

Questi eroi, permettetemi il termine, non per forza conducono una vita perfetta, solo che in quel momento sono più forti degli altri, riescono a buttare un salvagente in mezzo al mare in tempesta. 
E così facendo, si concentreranno su un problema diverso da quello che tormenta le loro anime, ed ecco che il salvatore si trasformerà in salvato.

Ed è questo che vedrete nel corso delle puntate, in un continuo e costante scambio di ruoli tra i protagonisti.

Potrete ammirare tutte queste meraviglie in un contesto squallido, che non è solo il reparto di psichiatria ma rappresenta purtroppo la realtà in cui tutti viviamo, dove ognuno pensa al proprio io, a salvaguardare la facciata, a sembrare perfetti all’esterno mentre dentro crolliamo a pezzi, dove tutti chiedono aiuto ma quasi nessuno se ne accorge.

Nel momento in cui però qualcuno sarà disposto a compiere il primo passo, ascoltando l’altro, regalandogli un sorriso od offrendogli una spalla su cui piangere, in automatico tutto il bene e la salvezza si diffonderanno a macchia d’olio.
Serva me, servabo te.” 

Salvami, ti salverò.

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