“Tu (non) t’hê scurdat’ ‘e me”

È Procida la capitale italiana della cultura per il 2022: questo l'ultimo annuncio del Ministero dei Beni Culturali.

‘Na bott’ dint”o cor’
Tu t’hê scurdat’ ‘e me

Ti sbagli, cara Procida.

Era il nove giugno del 2018.
Eravamo cinque ragazzi, tre donne e due uomini, due calabresi, due napoletane e un siciliano.
Andiamo a fare un weekend a Procida? Ho una casetta molto accogliente, ci divertiremo”.

Così ebbe inizio la mia prima volta con Te.
Partimmo alla volta di Napoli a mezzogiorno, consumando (non si sa come) un poké in fila in autostrada (erano i primi weekend in cui i laziali si spostavano sulla costa), Liberato nelle casse e il traffico della capitale partenopea fra le strade.
Prima fermata: Pozzuoli, per prendere Roberta; poi, avremmo dovuto prendere il traghetto da lì, ma, per ragioni a noi sconosciute, l’unico molo per salpare alla volta di Procida era – ovviamente – quello al lato opposto della città. Quindi, di corsa, via verso Santa Lucia a lasciare il fedele Pandino al sicuro nel garage di Valeria e a rincorrere il traghetto per non lasciarci sfuggire l’ultima corsa. 

Ricordo il panzerotto – terribile – delle 20:45 lì a Molo Beverello: arrivammo, sani e salvi, dopo un’oretta scarsa, fra le tue braccia.

Arap l’uocchie e vir’
Ca’ ppe trasi’ nell’anìm ci vuo’ nu’ suspìr

Ho pochi ricordi chiari di quel fine settimana, ricordo però le risate, la gioia, l’ebbrezza del nostro sentirsi vivi, giovani, liberi: ci sembrò di vivere in un arco temporale fuori da ogni regola. 
Eravamo a Procida e il tempo si era fermato.

Le scogliere ci fecero da cartolina, il mare ci accarezzò dolcemente insieme ai primi timidi raggi del sole. 
Il vino bianco divenne il nostro migliore amico e il tramonto il nostro complice.

Quei due giorni sull’isola furono magia, pace; una pausa dal resto del mondo che continuava a correre senza sosta.

Procida, ci accogliesti con i tuoi mille colori, con i tuoi cantanti di strada e gli aromi delle fritture di pesce che invadono ogni tuo angolo.

So’ rimast’ sott’ ‘a botta, ‘mpressiunat’

Sì, come dice Liberato sono rimasta davvero impressionata. 
Le tue ricchezze, le ricchezze di una piccola, minuscola, quasi invisibile isola dell’arcipelago napoletano (rispetto alle tue vicine – Ischia e Capri – sembri quasi scomparire) sono state per me stravolgenti.
Hanno dato vita a legami forti, duraturi, veri.   
Hanno dato vita a sensazioni di libertà: davanti a noi c’era solo il mare, simbolo delle immense possibilità che la vita – da lì a poco – ci avrebbe riservato.

Tu hai dato vita ad un’immagine luminosa che mi è rimasta dentro fino ad oggi, fino ad oggi che ho deciso di ripescarti nei cassetti della mia anima e della mia memoria: i colori dei palazzi scalari che si addossano l’uno sull’altro, stretti, quasi come se si abbracciassero, e che diventano un quadro per i natanti che vi si avvicinano e si trasformano in poesia.

Cara Procida, grazie per avermi ospitato, grazie per aver fatto la mia conoscenza.   
Quando tornerò sarò più felice, ricorderò gli attimi che mi hai regalato e sognerò di vivere – ancora una volta – con l’inconsapevole imprudenza, l’incoscienza, il coraggio immotivato che caratterizza la gioventù di ciascuno di noi.

Cade ‘ngopp”o golf’ ‘na stella
Chiove ‘ngopp’a Procida
E tu t’he scurdat’ ‘e me

Cara Procida, non ti dimenticherò.      
Ti ricorderò per sempre, con le luci soffuse del tramonto, da dove ti spiavo dall’alto del tetto del campanile bianco vicino casa di Roberta.

È Procida la capitale italiana della cultura per il 2022: questo l’ultimo annuncio del Ministero dei Beni Culturali.

Il sindaco Ambrosino ha dichiarato: “La nostra piccola isola è la metafora di tante comunità che hanno riscoperto l’orgoglio per i loro territori”.

Ebbene, a distanza di qualche anno, emozionata da questa notizia posso solo dire a tutti noi:
Ricominciamo! Ricominciamo dai piccoli borghi che custodiscono, gelosamente, immense ricchezze.

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