“Dove non mi hai portata”: la logica d’amore dell’abbandono.

“Dove non mi hai portata” è un libro in cui la profondità non spaventa, un libro in cui parlando di abbandono e di morte si erge uno splendido inno alla vita. E alla scrittura.

Scrivere è l’arte di far durare le cose. Anche quelle che non sono mai state. Soprattutto quelle che non sono mai state.

Sanguina ancora di Paolo Nori – L’empatia della letteratura

“Sanguina ancora non deve essere considerato uno scritto storico-bibliografico su Dostoevskij. Esso rappresenta un legame profondo tra due persone, fatto di esperienze di vita poste in essere in epoche diverse ma che man mano si sovrappongono tra loro come un unico e indissolubile vissuto”.

Lettera a un amore mai morto: una postilla a “La cantina” di Bernhard

«La tua rivolta contro ogni vezzeggiativo esistenziale ti ha reso inviso agli occhi di chi, negli anni, ha fatto di tutto per evitare ogni suo trapassatoio, senza capire che, per scampare davvero alla morte, bisogna attraversarla nel mezzo; e non confonderla, eluderla o smorzarla…un esempio perfetto di questo tuo sì alla vita – che è sì un’accettazione vitalistica, ma tutto fuorché accondiscendente – si può riscontrare proprio ne “La cantina”.»

Perché mi ha insegnato più Walter White sul cancro di qualsiasi altra cosa abbia visto o letto sul cancro

“Quel frame, quella rapida occhiata al suo riflesso distorto, sono perfette e lo sono perché è esattamente così che ci si sente, quando ti credi ormai spacciato e, invece, no, non lo sei. Mentre ti dicono che va meglio di quanto si creda, in cuor tuo sai che è una buona notizia, ma questo non implica che tu ne sia felice…in quell’istante, non sei né gioioso, né triste, ma non provi assolutamente nulla perché non hai idea di che cosa si debba provare in circostanze del genere.”