Sud, un mosaico di volti che attraversano i primi del ‘900

“Il passato non è tanto ciò che affiora dalla Storia, dalle rovine, dai massacri o dai monumenti, bensì un punto d’arrivo individuale”.

“Il passato non è tanto ciò che affiora dalla Storia, dalle rovine, dai massacri o dai monumenti, bensì un punto d’arrivo individuale”.

Sud racchiude la storia di una famiglia attaccata alle sue radici, il tempo scorre nella sua vastità, i personaggi si affollano: Tecla, Tamara moglie dell’avvocato, Maria-la pioggia e Maria del Nilo, Ciccio Bombarda “eroi di una rumba ubriaca che attraversano gli anni e i sentimenti più disparati”.

I sentimenti sono vari, amori, gelosie, paura ed ognuno è legato al proprio stato interiore. Fa da sfondo la società, la storia del novecento fino agli anni ’70, gli ebrei il periodo della guerra il dopo guerra, la borghesia decadente e i sogni che si scontrano con la realtà. Ma il coraggio di vivere è in Valentino che si sorprende a piangere in una personale Shoah, rapito improvvisamente dal grembo dell’infanzia dai volti del passato che ormai non gli appartengono più.

Il romanzo è un mosaico di piccole-grandi storie legate assieme. Una famiglia di origine ebraiche, quella del Notaio costretto a scappare perché comunista. I figli crescono, la madre muore, il Notaio sposa Elvira. Personaggio in lotta in una società che cambia, uno stretto legame con le proprie radici e il proprio tempo. Non verranno fatti i nomi dei fascisti agli americani, perché il Notaio, dopo averi riflettuto tutta la notte, non svelerà i nomi. Il grande affresco si chiude e Napoli fa da sfondo.

La storia di Valentino, è una vicenda personale e insieme collettiva, una storia che sembra avere il gusto di un viaggio di ritorno, un nostos difficile, travagliato, malinconico ma certamente necessario.

Mario Fortunato rappresenta, con un soffio di realismo magico, un quadro del mezzogiorno italiano sempre troppo poco conosciuto e raccontato, quello della borghesia colta. Come spiega lo stesso autore, appunto, il sud in letteratura è sempre visto come «nobiltà e miseria», riconducibile quasi sempre al Gattopardo o i Malavoglia, e in questo romanzo Fortunato rifiuta questa dicotomia per raccontare il sud con più realismo e onestà.

 

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