Il 21 febbraio è stata istituita, grazie alla L. N. 126 del 3 agosto 2007, la Giornata Nazionale del Braille (che invece ricorre, quale World Braille Day, il 4 gennaio, che coincide con la data di nascita di Louis Braille).
La Giornata Nazionale del Braille è un’occasione, l’ennesima, per tentare di sensibilizzare la società in relazione al mondo e al modo di vivere quotidiano dei non vedenti e degli ipovedenti. Non a caso, infatti, il 21 febbraio ricorre, altresì, la giornata mondiale della difesa dell’identità linguistica promossa dall’Unesco.
Perché? – qualcuno potrebbe chiedersi.
In molti non sanno che il Braille, di fatti, anche se non riconosciuto espressamente come tale, rappresenta un vero e proprio linguaggio mediante il quale i soggetti con disabilità visiva riescono a leggere e scrivere. C’è chi usa il cirillico, chi l’alfabeto greco, arabo, cinese… e chi l’alfabeto Braille!
Da dove deriva il nome Braille?
Il nome è dedicato a Louis Braille, l’inventore dell’alfabeto che permette ai ciechi di leggere e scrivere.
Louis Braille, francese che visse negli anni del 1800, rimase cieco a soli tre anni a causa di un incidente avvenuto nell’officina del padre. Quando, nel 1821, incontrò Charles Barbier de la Serre, un soldato dell’esercito francese che descrisse alla sua classe un metodo da lui inventato per trasmettere messaggi notturni, secondo cui le lettere dell’alfabeto erano progettate su una griglia base di dodici punti stampati in rilievo sulla carta, Braille ebbe l’illuminazione e inventò il suo personale alfabeto.
Da un gioco, Louis riuscì a cambiare incredibilmente la vita di tanti.

Il codice Braille: la lettura…
Il Braille è semplicemente basato sul riconoscimento delle lettere grazie a soli sei punti e le lettere stesse vengono create da circa 64 combinazioni diverse.
Più dettagliatamente, esso è formato da sei punti posizionati in un ideale rettangolo di 3 punti di altezza e 2 di lunghezza, all’interno di uno spazio corrispondente a quello del polpastrello del dito indice, come se fossero costruiti su una cella formata da sei punti disposti in due colonne e tre righe. I punti sono numerati dall’1 al 6: partendo dall’alto nella colonna di sinistra si trovano i punti 1 o punto in alto a sinistra, 2 o punto in centro a sinistra e 3 o punto in basso a sinistra, mentre nella colonna di destra ci sono i punti 4 o punto in alto a destra, 5 o punto in centro a destra e 6 o punto in basso a destra. Con i 6 punti si possono ottenere 64 combinazioni diverse che però non sono sufficienti a rappresentare tutti i caratteri e, per tale ragione, si usano dei gruppi di caratteri Braille per rappresentare i simboli grafici che non corrispondono ad un singolo carattere.
… e la scrittura
Per ciò che concerne la scrittura, invece, il codice Braille prevede che venga effettuata sulla faccia opposta della pagina, invertendo non soltanto la disposizione dei caratteri ma anche la loro forma.
Mi spiego meglio: come tastiera Braille vengono utilizzati dei fogli di carta pesante, poggiati sopra una tavoletta di ferro, sulla quale scorre un regolo; spostando il regolo vengono determinate le righe, una sotto l’altra e per scrivere viene usato un punteruolo che solleva piccoli coni di carta rigida nel punto perforato. A dirlo sembrerebbe complesso, ma in realtà è più semplice di quanto appaia.
In effetti, il sistema è molto pratico: la combinazione dei punti, da uno a sei, viene punzonata con una disposizione costante, secondo una determinata collocazione nella fascia compresa tra due righe.
Per esempio, la lettera A equivale a un puntino in alto a sinistra, la lettera C corrisponde a due puntini uno accanto all’altro, la lettera G viene raffigurata da quattro puntini, ecc.
La particolarità della scrittura Braille è il c.d. “effetto specchio”, ovvero si scrive al contrario di come si legge, da destra verso sinistra: l’ambiguità consiste nel fatto che alcune delle lettere sono simili e cambiano solo le collocazioni dei punti perché quando vengono lette si presentano già specchiate.

Benefici e problematiche di attuazione
Il Braille rappresenta la reale possibilità dei non vedenti e degli ipovedenti di potersi a tutti gli effetti integrare nella società, superando gli ostacoli che inevitabilmente sono costretti a fronteggiare quotidianamente: in questo modo, i soggetti con disabilità visiva sono in grado di lavorare, esprimersi e comunicare tra loro e con tutti, oltrepassando ogni tipo di barriera sociale, culturale e fisica.
Il Braille è pertanto sinonimo di inclusione: è uno dei più efficaci strumenti per abbattere qualsivoglia muro linguistico e culturale ancora – ahinoi – esistente.
Tra l’altro, la grandezza di questo codice è che oggi con la scrittura Braille non si formano solo parole, ma anche musica, numeri e altre lingue.
Purtroppo, le amministrazioni pubbliche e la stessa società non conoscono l’importanza della formazione in tale ambito: servirebbero precettori più formati per garantire ai non vedenti un più efficace sviluppo delle tecniche di lettura e scrittura Braille ma, almeno per quanto concerne l’Italia, siamo ancora molti passi indietro. Sono necessarie politiche pubbliche che allarghino le possibilità di reale inclusione sociale e di accesso alla cultura e all’informazione per tutti coloro che soffrono di minorazioni visive.
Provaci anche tu
Per questo è fondamentale festeggiare oggi questa giornata: chiudi gli occhi e prova anche tu ad immedesimarti in un non vedente. Immagina di vivere una vita al buio, in cui l’unica luce che intravedi è la speranza: la speranza di essere capito, aiutato, supportato e iniziato ad una vita di autonomia, proprio come tutti gli altri.
Prova a utilizzare il Braille anche tu: qui trovi le istruzioni.
Capisci, ora, l’importanza della conoscenza, della sensibilità, della formazione?
Nova, in occasione della Giornata Nazionale del Braille, dona ai soci dell’UICI di Cosenza una raccolta di “Storie al Buio” scritte e lette dai suoi redattori.
Potete trovare le storie ai seguenti link:
- “Ti racconto il mio disagio”, Gilda De Rose
- “Al cielo non importa”, Alessandra Pulzella
- “Sogno numero due”, Michele Rina
- “L’essenziale di Spioncino”, Angela Rizzica
- “Il cuore ha fatto Gol”, Chiara Savaglio
- “Le donne del fiume”, Luigi Sprovieri
- “Il coraggio di Carlo”, Maria Letizia Stancati
- “Il Natale più dolce”, Annanerea Vivacqua
- “Bianca”, Augusta Castellano
“Non ti preoccupare di essere diverso perché diverso significa che puoi fare davvero la differenza.” (Giuseppe Bilotti)
Classe 1994, nasce e cresce a Cosenza, ma casa sua è il mondo intero.
Avvocato, donna in carriera e aspirante madre di famiglia, è laureata in Giurisprudenza alla LUISS Guido Carli e specializzata in Diritto di Famiglia e Minorile e in Diritto del Lavoro e Welfare, con esperienze di studio presso la Stockholm University in Svezia e la Universidade da Coruna in Spagna.
Ha viaggiato in numerosi angoli della Terra con lo zaino in spalla e la voglia di raccontarli.
Appassionata di letteratura, cucina, esplorazioni e ambiente!