Gli stati onirici, da sempre oggetto di studio da parte degli specialisti di tutto il mondo, sono da secoli fonte di ispirazione creativa per gli esseri umani.
Tra gli elementi più indagati in tal senso spiccano lo stato ipnagogico, ossia lo stato di coscienza di transizione dalla veglia al sonno, durante il quale il soggetto è spesso “consapevole” di trovarsi sulla soglia di addormentamento, e un disturbo, che gli studiosi definiscono in modo alquanto eloquente “paralisi del sonno“.
La paralisi del sonno può essere o ipnopompica o ipnagogica.
La prima è un fenomeno che si verifica al risveglio; la seconda poco prima di addormentarsi.
In entrambe queste tipologie di paralisi, il corpo s’irrigidisce e diventa immobile, l’individuo – già o ancora cosciente – si sente paralizzato a letto, viene assalito da ansia e terrore e, in alcuni casi, è soggetto ad allucinazioni sensoriali – per lo più uditive e visive – non proprio piacevoli.
Per gran parte della comunità scientifica, questi fenomeni sono dei disturbi connessi a delle “disfunzioni” relative alla fase REM, ma a tal proposito gli interrogativi irrisolti sono ancora numerosi.
Avere paralisi del sonno comporta un ingente malessere interiore che può condurre, a lungo andare, all’insonnia e alla depressione.
Inoltre, simili disturbi colpiscono persone di tutte le età, possono durare alcuni mesi o verificarsi sporadicamente, e sono frequenti in soggetti affetti da narcolessia, che dormono in posizione supina, che soffrono di sonno irregolare o che conducono una vita stressante.
Tra le caratteristiche sensoriali più indagate delle paralisi del sonno, possiedono un certo fascino i cosiddetti fosfeni, ossia macchioline, linee e motivi geometrici più o meno colorati che compaiono nel campo visivo, a partire dai quali molti soggetti visualizzano delle vere e proprie immagini.
In alcune culture, i sintomi di tale disturbo vengono spesso associati alla possessione diabolica o, ancora, servirebbero a giustificare le testimonianze di incontri del terzo tipo ed eventuali rapimenti da parte di creature extraterrestri.
Tale argomento ha esercitato un certo fascino durante il Romanticismo. In seguito, se ne sono interessati scrittori del calibro di Edgar Allan Poe – che ha scritto di alcune fantasie avute sull’orlo del sonno, consapevole di essere sul punto di addormentarsi – e, persino nel capitolo XXXIV di Oliver Twist, sono presenti dei riferimenti allo stato ipnagogico.
Fortunatamente, nella vita, possiamo tramutare qualunque cosa, anche la più bizzarra e orrorifica, in un’opportunità.
È il caso di Nicolas Bruno che soffre di paralisi del sonno e, con un piede nel mondo reale e l’altro in quello onirico, ha trasformato il proprio disturbo in arte.
Nicolas è un giovanissimo fotografo italo-americano, un artista che nei suoi scatti dà vita alle sue visioni oniriche.
Le sue opere rientrano in quello che potremmo definire “surrealismo concettuale”, ossia un mix tra sogno ed espressione dei concetti chiave dell’esperienza .
Nicolas avverte ogni singolo episodio di paralisi a partire da un ronzio, si sveglia (o crede di svegliarsi) e realizza di non poter muovere gli arti.
Non può urlare. La stanza pulsa e vede comparire delle figure ai piedi del suo letto che, con la forza del pensiero, sbattono le porte e fanno cadere oggetti… poi si avvicinano a lui e lo prendono per la gola.
La stanza si riempie d’acqua, Nicolas inizia a soffocare e a udire solo urla ed esplosioni, gli sembra di lottare per ore, per poi svegliarsi in preda al panico.

Gli scatti di Nicolas sono un tripudio di corpi immersi e sprofondati in torbide pozze d’acqua, sono il palcoscenico su cui si muovono protagonisti anonimi, vittime di movimenti che non scelgono di compiere, burattini in mano a un Mangiafuoco invisibile.
La nebbia, l’indefinito, il fumo, le atmosfere rarefatte e lo sfondo, spesso bucolico, fungono da tetro palcoscenico per corpi legati con funi, ricoperti da teli, prossimi all’annegamento o all’asfissia – senza via di fuga, senza aria, senza scelta.
In ogni scatto sono presenti una vittima e un carnefice, e i soggetti non hanno un volto, perché è così che compaiono nelle visioni dell’artista.

La fotografia è il mezzo attraverso cui Bruno esorcizza lo stress derivato dalle sue singolari esperienze oniriche; un modo per parlarne al mondo e agli altri; per sentirsi compreso; per fare in modo che, chi soffre del suo stesso disturbo, possa trovare nell’arte una confortante valvola di sfogo.
L’unicità dell’opera di Bruno è dovuta non solo a un eccellente lavoro di stratificazione delle immagini a più livelli, attraverso cui vengono modellati principalmente i personaggi, ma anche al fatto che costumi e oggetti di scena siano interamente realizzati a mano.
Il 21 marzo 2021 si è conclusa presso la Haven Gallery di New York la mostra The Somnia Tarot, in cui l’artista ha esposto settantotto scatti associati a tre bozzetti preparatori, utilizzati per realizzare un mazzo di tarocchi completo (quindi comprensivo sia degli Arcani Maggiori, sia di quelli Minori).
Si è trattato dell’ennesimo progetto di un artista molto apprezzato, che parla di tutti noi: una massa di persone soffocata da numerosi nemici invisibili.
Siamo noi i suoi personaggi senza volto.
Siamo noi le sue paure e i demoni che lo fissano ai piedi del letto.
Siamo noi ad essere schiacciati dal peso dell’incertezza – ora più che mai.
Dovremmo credere nei nostri sogni proprio come fa Nicolas: in tutti i sensi.
Cosentina, classe 1991, laureata in Lettere e Beni Culturali, con Magistrale in Storia dell’Arte presso l’Università della Calabria e fluente in Inglese e Francese.
Oltre ad un periodo di studi a Vizille in Francia e una formazione con Eugenio Santoro dedicata ai curatori di mostre d’arte, vanta un amore per
i pittori fiamminghi e il periodo Barocco e coltiva il sogno di imparare (almeno) dieci lingue.
Appassionata di culture mediorientali, cosmesi bio, viaggi, lettura, dolci e mare!