Sesso: tabù nella società, intrattenimento nel porno. Ed i giovani ci rimettono più di tutti

" Il tentativo di passare la pornografia al microscopio, al fine di attribuirne un significato o un altro a seconda delle necessità, rischia di farci perdere il senso della realtà di ciò di cui stiamo parlando".

Nell’era della cultura dell’immagine e del consumismo sessuale sfrenato è molto facile imbattersi sui social, o perfino in tv, in approfondimenti e articoli volti a discutere circa il carattere educativo/diseducativo della pornografia.

Nell’ansia di sdoganare i tabù, derivante dalla consapevolezza che parlare di tutto è importante, dimentichiamo però che non basta parlare incessantemente di qualcosa per “saperne parlare” o avere consapevolezza di quanto si stia dicendo.

Il tentativo di passare la pornografia al microscopio, di psicologizzarla, di stigmatizzarla al fine di attribuirne un significato o un altro a seconda delle necessità, rischia di farci perdere il senso della realtà di ciò di cui stiamo parlando.

Così è facile imbattersi in articoli che attribuiscono al porno un valore politico o, addirittura, educativo, elevandolo a canale per combattere la rivoluzione sessuale o per raggiungere finalità pedagogiche sull’argomento.
Mentre, su un altro fronte, v’è chi gli attribuisce la responsabilità – anche in questo caso però di carattere (dis)educativo – di essere la fonte principale da cui si apprendono quelle dinamiche violente/perverse che poi vengono riportate nei rapporti concreti, e questo soprattutto dai giovani.

Che cos’è e cosa può essere il porno?

C’era una volta Gola Profonda, era infatti solo il 1972 quando uscì la pellicola di successo che sin dal suo debutto ha segnato prepotentemente la nascita del porno moderno (di massa) e la sua influenza culturale.

La pornografia nasce allora percorrendo un tragitto che è giunto lentamente fino ai nostri giorni, in un rapporto dialettico e continuo con la cultura, della quale il cinema a luci rosse ha sempre rappresentato lo specchio e lo strumento di evasione.

Dai corpi perfetti, irraggiungibili dei pornoattori e delle pornoattrici degli anni ’80 e ’90, al caleidoscopio dei nostri giorni: nel porno si può trovare di tutto; dai corpi avvenenti e longilinei, alle fantasie più estreme. Esiste una categoria per ogni cosa. Esiste una possibilità di piacere per ogni gusto.

Nell’era del digitale la pornografia è divenuta una piattaforma variegata e multistrato, rivolta a un’utenza non solo maschile e etero ma anche a una omosessuale e femminile, capace di rispondere ad ogni esigenza, ogni proiezione sessuale, ogni tipologia di fantasia.
Ciò che non è cambiata nel tempo, paradossalmente, è la sua funzione: intrattenere e creare godimento

Che si fruisca da soli o in compagnia, ciò che tutti desideriamo dal porno è sempre la stessa cosa: saziare il nostro desiderio/bisogno sessuale. Non pensiamo di voler essere educati a qualcosa.
Non crediamo che nella nostra masturbazione ci sia un valore politico rivoluzionario (altrimenti ne avremmo cambiato le leggi con un battito di mani).
Ciò che vogliamo è, semplicemente, modestamente, godercela in santa pace.

E allora dove sta il problema?

Nel saggio Pornocultura, Vincenzo Susca, docente universitario afferma che«Il web a luci rosse è il luogo dell’educazione sessuale nell’era della pornocultura.

Ne consegue una disinibizione generale dell’immaginario e dei costumi sessuali, la diffusione di pratiche del piacere sempre più estreme, voluttuose ed eterodosse». In pratica la precocità del consumo, che precede qualsiasi genere di esperienza, fa perdere alla pornografia tutto il suo fascino elevandola ad un ruolo che non le compete.

Per dirla con le parole di Rocco Siffredi in una recente intervista a Rolling Stones, «la colpa non è del porno, ma del fatto che sia diventato educazione sessuale senza poterlo essere davvero».
E ciò semplicemente perché di fatto non ha mai avuto questa pretesa, intenzione o finalità.

L’educazione sessuale tramite il porno si è imposta automaticamente, nell’indifferenza e nel disinteresse generale dal momento che, attraverso l’incessante progresso tecnologico, il materiale pornografico, come ogni genere di informazione relativa al sesso, è diventato accessibile a tutti.

Ma si tratta di un’accessibilità virtuale, non concreta: ad oggi un adolescente sa il porno prima di saperlo fare.

Questo cosa comporta?

Dice Hegel che grandi cambiamenti quantitativi comportano significativi cambiamenti qualitativi.

In parole spicciole: l’accesso a quell’oceano di informazioni, immagini e contenuti pornografici soprattutto da parte delle più giovani generazioni ha indotto cambiamenti significativi nel nostro modo di percepire la qualità del rapporto tra porno e sesso, illudendoci così di capire attraverso esso – il porno, appunto – cosa sia il sesso.

La domanda a questo punto è: quando affibbiamo al porno colpe e compiti educativi, non ci stiamo forse scrollando di dosso la responsabilità come società civile di educare a qualcosa di fondamentale nella e per la vita, scaricando barili e (nostre) responsabilità su uno strumento che, tutto sommato, non ha nulla a che vedere con l’educazione sessuale?

I ragazzi, sebbene fruitori del porno, si affacciano all’età adulta con messaggi poco chiari e contraddittori
sulla sessualità, poiché si affronta l’argomento con imbarazzo e disapprovazione. Il sesso è visto dai
genitori come qualcosa di ancora troppo distante dal figlio, eterno bambino, e sarà l’università della vita a
render chiaro ogni passaggio.

Il problema è anche generazionale. Cinquant’anni fa non era tutto accessibile e palesato come è oggi, e (forse) c’era il tempo per capire da soli.
Oggi, quel tempo non c’è più, i messaggi sono espliciti, e, a volte, confusi, per cui il silenzio educativo attorno al sesso, diventa diseducativo e pericoloso.

Nasce, dunque, la necessità di dare delle chiavi di lettura di questa realtà, di fornire dei mezzi per
comprenderla, senza lasciare da solo l’adolescente, curioso e inesperto, in un mondo lussurioso, ma intricato.
Creare, dunque, un clima di discussione e di informazione in maniera preventiva di una possibile
dipendenza.

In quest’ottica, l’educazione sessuale diventerebbe l’analisi del testo di una realtà riscritta de “Il piacere” di
D’Annunzio o “Io e lui” di Moravia, o dei quadri di “Danae” di Klimt o “L’origine del mondo” di Coubert.

Sì, perché il sesso è stato ispirazione, è stato trascritto in musica; fondamentalmente, del sesso ne parliamo
anche a scuola, ma sempre con quel pudore che D’Annunzio non accetterebbe per le sue opere.
Ammettiamolo, il sesso è interdisciplinare e poliedrico.

Che cos’è ancora oggi l’educazione sessuale?

Eppure, l’educazione sessuale, laddove praticata, è ridotta a mera anatomia dell’apparato riproduttore maschile e femminile, con le solite due immagini sul libro di testo e, per i più furbi, qualche riferimento più scanzonato riportato a penna sulla parte più interessante.

L’educazione sessuale è un mezzo per conoscere se stessi, per rispettare l’altro e per chiarire la propria posizione in un mondo reale e virtuale; una sorta di educazione civica senza veli.
Se, infatti, nella accezione comune l’educazione civica è la comprensione della società attraverso i profili sociali, economici e giuridici, l’educazione sessuale vi rientra in maniera completa.

Ancor di più, se si provasse a traslare tutto sul ragazzo che vive in una società dove il sesso è usato come mezzo e fine, ci si potrebbe rendere conto che è inutile e diseducativo continuare a proporre il sesso come un tabù e il porno come unico momento esplicativo.


Cosa proporre dunque all’adolescente?

Un’analisi veritiera della società in cui vive e un’educazione squisitamente cinica della realtà che lo circonda.
A tal proposito, è importante conoscere il proprio corpo, quello del sesso opposto e tutti gli aspetti cognitivi, emozionali, sociali e interattivi della sessualità.

Questo accompagna lo sviluppo sessuale del giovane, riducendo quella ricerca spasmodica del piacere a ogni costo, verso una consapevolezza curiosa del proprio corpo e del proprio partner.

Nel porno il piacere è presentato come qualcosa di pronto e sempre fruibile, ma oltre lo schermo non è così.
Assuefatti e convinti di un piacere pret-a- porter, la realtà potrebbe risultare una delusione, perché anche nel sesso c’è
bisogno di tempo, fantasia e impegno.
Laddove è tutto esplicito non c’è bisogno di immaginare, e immaginazione è seduzione.
E queste cose il porno non le insegna!

Gli obiettivi di una sana educazione sessuale ed affettiva sono tanti e non possono essere che migliorativi impattando in positivo sulla società.
Insegnare che esistono esigenze sessuali diverse, rende l’adolescente consapevole dei diritti umani e dell’uguaglianza di genere.

È altresì importante conoscere le possibilità contraccettive. Esistono, infatti, tanti figli di “pensavo che…” quella pillola fosse un anticoncezionale o che con un ciclo irregolare non potessi rimanere incinta; e sono altri i casi anche di interruzione volontaria di gravidanza.

È facile essere perbenisti davanti alla scelta di un aborto, il difficile è educare all’affettività e alla consapevolezza del proprio corpo “che cambia nella forma e nel colore” in maniera chiara ed efficace.


Bisogna imparare a rispettare il gentil sesso. La donna, nella pornografia ricopre spesso il ruolo della sottomessa, ma il porno non è la realtà.

Può esserci un sesso violento, se accettato da ambo i partner, ma ci sono comunque delle regole. Quella violenza è perversione e non diritto di sopruso, e per questo motivo non può essere trasposta su una ragazza.

In un’ottica femminile, occorre rendere consapevoli che il sesso non è solo provocare piacere, ma anche cercare il proprio: la donna merita l’orgasmo tanto quanto un uomo.
Questo è possibile solo se si conosce il proprio corpo, che non può essere considerato solo come un’incubatrice per neonati.

D’altro canto chi dice che l’uomo ami sempre e solo dominare? Chi dice che le forme del sesso siano soltanto quelle che ci vengono propinate in maniera così stereotipata?

Il sesso, uomo o donna che sia, è sempre ricerca di sé e ascolto dell’altro, e in questo non ci sono limiti e ruoli entro cui recintare le proprie potenzialità e i propri desideri.


Esistono degli esempi d’Oltralpe, in Inghilterra, in Estonia, in Danimarca, in Germania (dal 1968), in
Finlandia, in Austria dove la conoscenza consapevole del porno e del sesso ha ridotto i casi di gravidanze
indesiderate, di malattie sessualmente trasmissibili e di età del primo rapporto; sono questi i Paesi che
eccellono per parità di genere e diritti civili.

In Italia è dal 1991 che si prova ad inserire l’educazione sessuale come insegnamento facoltativo. Il primo
tentativo è stato proporre un libro a fumetti di Silver (il papà di Lupo Alberto) “Come ti frego il virus”,
incentrato sull’uso dei preservativi per prevenire l’AIDS.

La stampa venne bloccata e sostituita da un libretto “Non ho l’età”. Negli ultimi trent’anni diversi sono stati i tentativi, molti dei quali falliti e l’Italia resta ancora oggi tra i Paesi a più alto tasso di malattie sessualmente trasmissibili.


Insomma, se il sesso è da sempre conosciuto come panacea di tutti i mali, l’educazione sessuale può esserlo
ancora di più!

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