Il XVII secolo rappresenta una vera e propria “Golden Age” per l’arte fiamminga e olandese.
A partire dalla Beeldenstorm del 1566, frutto di una dura lotta iconoclasta scoppiata nei Paesi Bassi meridionali, si assiste alla grave distruzione delle immagini sacre presenti nei luoghi di culto. È a questo punto che si ha una vera e propria rivoluzione iconografica: limitati nella produzione di dipinti a tema sacro (da quel momento in poi, presenti solo nelle case private), cosa possono dipingere gli artisti?
Fioriscono così, sul suolo olandese, i più svariati generi pittorici, fino a quel momento passati in secondo piano.
Gli artisti olandesi non puntano sul mecenatismo, come i “colleghi” italiani, bensì sul mercato. L’unico genere che resterà legato alla committenza è il ritratto (che senso avrebbe, infatti, ritrarre qualcuno e vendere il dipinto a degli estranei?).
Adoro il modo in cui i pittori della Dutch Republic trattano il tema del sesso: sfacciato e irriverente, in un vorticare di personaggi dal naso e dalle guance arrossate, con il gomito sempre alzato e le mani sotto qualche gonna o in qualche scollatura procace.
Sublime!
Mi sono sempre divertita osservando il dipinto La cortigiana di Gerard van Honthorst (o Gherardo delle Notti), perché in esso è raffigurata una giovane donna sorridente con in mano un dipinto di se stessa mentre mostra sfacciatamente il proprio sedere.

La proposta, dipinto di Pieter Gerritsz van Roestraeten, pittore poco noto, raffigura una scena con ambientazione domestica: in una stanza terribilmente sporca e disordinata (contrariamente alle impeccabili abitudini igieniche olandesi) una scimmietta alza la veste di una donna, mentre un uomo copre il proprio membro con un cappello al fine di celare un’evidente erezione. La scimmia è emblema di sessualità sin dai tempi antichi, poichè il maschio della specie si masturba costantemente, mentre la femmina espone platealmente il proprio posteriore per l’accoppiamento; non sono forse dei gesti fedeli al 99% a quelli degli uomini? La scimmia, dunque, inserita in un contesto come quello sopra citato, rappresenta le pulsioni sessuali e il lato animale e istintivo dell’uomo.

Gabriel Metsu, pittore inizialmente dedito all’arte sacra, decide successivamente di virare verso l’arte profana, traendo spesso spunto dagli emblemi popolari (all’epoca contenuti in vari libri illustrati).

Il suo dipinto Il venditore di pollame, non a caso, è tratto da un’incisione di Gillis van Breen in cui abbondano i doppi sensi. In uno spazio ai limiti della città un uomo vende uccelli e una donna si appresta all’acquisto. Il venditore le chiede se è interessata ad acquistare l’uccello che ha in mano e lei risponde: “No, grazie! Lo prendo tutti i giorni!”.
Se non è un doppio senso questo…

Nello scritto Erotica in voegel perspectief di Eddy de Jongh si parla dei simbolismi nei quadri fiamminghi e olandesi, con un particolare focus sugli uccelli, associati al pene maschile. Nella cultura olandese del Seicento, infatti, il termine vogel (uccello) era strettamente connesso al termine copuleren (copulare).
Quello appena descritto non è l’unico dipinto in cui siano rappresentati soggetti ornitici con palese allusione sessuale. Consideriamo, ad esempio, il dipinto La coppia allegra di Jan Steen, in cui la scena è dominata dalla presenza di una figura maschile e di una femminile. Se la ragazza raffigurata nel dipinto non stesse ridendo, sembrerebbe di visualizzare la rappresentazione di uno stupro. Nell’osservazione dei dettagli si nota che, dal ramo di un albero, penzola una gabbietta con un uccellino al suo interno, emblema della verginità.

Occorre sottolineare anche che, in diversi dipinti e incisioni del periodo, è frequente imbattersi nelle personificazioni della Libido e della Lascivia, raffigurate sovente come donne che tengono in mano degli uccellini, sempre con palese significato sessuale.
Accanto alle consuete scene di corteggiamento, ne compaiono alcune un po’ più spinte: è il caso del dipinto La mezzana di Johannes Vermeer, primo quadro ufficialmente datato del pittore. In esso sono rappresentate quattro figure: un uomo sulla sinistra (ritratto di qualcuno in particolare o autoritratto del pittore?); la mezzana, vestita di nero e con il volto compiaciuto per l’affare appena concluso; una prostituta, palesemente ubriaca con indosso un colletto di pizzo (Delft, città natale del pittore è luogo di produzione per eccellenza di pizzi e merletti) e il cliente, che le mette in mano una moneta. È consueto che alla figura della mezzana sia affiancata, nei dipinti di questo genere, almeno una figura maschile con la mano sul seno della prostituta.

Ho sempre pensato che i pittori fiamminghi e olandesi abbiano avuto un quid in più rispetto ad altri. Nessuna scuola pittorica, italiana e non, a mio avviso, è stata capace di eguagliare i loro dipinti per purezza e brillantezza cromatica, composizione scenica, cura dei dettagli e creatività estrema. I pittori veneti del Cinquecento si sono avvicinati molto a loro, specialmente per quanto riguarda l’utilizzo del colore, cosa che li ha sempre resi meravigliosamente talentuosi ai miei occhi. Ad ogni modo, è agli olandesi che dobbiamo riconoscere un estro fuori dal comune, raro.
Che nessuno ponga mai alcun limite alla bellezza delle loro opere!
Cosentina, classe 1991, laureata in Lettere e Beni Culturali, con Magistrale in Storia dell’Arte presso l’Università della Calabria e fluente in Inglese e Francese.
Oltre ad un periodo di studi a Vizille in Francia e una formazione con Eugenio Santoro dedicata ai curatori di mostre d’arte, vanta un amore per
i pittori fiamminghi e il periodo Barocco e coltiva il sogno di imparare (almeno) dieci lingue.
Appassionata di culture mediorientali, cosmesi bio, viaggi, lettura, dolci e mare!