Mai vorrei urtare la sensibilità di qualcuno e anzi mi scuso per i toni a dir poco coloriti ma, si sa, la verità si svela laddove la turpitudine cattura l’essenza.
Sei puttana, c’è poco da fare. Sei puttana quando ti iscrivi alle chat di incontri perché, diciamocelo, ti piace scopare. Non mi dire che veramente vuoi fare delle semplici conoscenze perché non ci crede nessuno: lo sappiamo tutti che quando vai a casa dei tuoi “match” è solo perché speri di riuscire a infilarti sotto le lenzuola. Per non parlare di quando ti masturbi, lasciamo stare. Ma pensi di essere normale? Pensi sia normale farlo? No, te lo dico io, non è normale.
E poi, parli troppo. Quella bella bocca si vede che è stata creata per fare altro. È un gran peccato utilizzarla per parlare, non credi? Non hai nulla da dire, non pensi a nulla degno di nota in quella bella testolina che vede così spesso il parrucchiere per essere ammirata da tutti.
Credo che il tuo difetto sia genetico, è di famiglia. Chi ti ha generato appartiene alla stessa specie, quella delle puttane. Dai su, si vede: sempre così “moderni”, così “accomodanti”, così “open-minded“. Davvero vorresti dirmi che tuo padre è contento di vederti uscire la sera in una nuvola di profumo per tornare alle sei di mattina? Io al posto suo mi sotterrerei. Le cose sono due: o è talmente scemo da non capire che il sangue del suo sangue è troia oppure è talmente abituato a queste cose che neanche ci fa più caso.
Ecco, parlavamo della nuvola di profumo. Fatti dire una cosa: così tanto profumo addosso può voler dire solo che sei alla ricerca di guai. Non c’è nulla da aggiungere, è così e non ci sono scuse. Tutte quelle ore passate davanti allo specchio a imbellettarsi, davanti all’armadio per scegliere i vestiti che ti stanno meglio… è da poco di buono. Poi non lamentarti se, quando esci, ti saltano addosso e si prendono quello che tenti di vendere.
Vogliamo davvero parlare di quando vai in discoteca ad ubriacarti? Fai schifo, semplicemente schifo. Balli come se nessuno ti guardasse, ci provi con chiunque, bevi come un camionista e ti si arruffano tutti i capelli. La dignità te la scoli insieme alla vodka. Mi auguro che prima o poi ti prendano in qualche vicoletto buio e che ti diano quello che meriti per quella boccaccia maledetta che ti ritrovi. Come le foto su Instagram con quei costumi striminziti che lasciano poco all’immaginazione. Nel tuo caso non sarebbe stupro, sarebbe prendersi quello che metti in vetrina.
Che poi, a pensarci bene, la dignità ti servirebbe pure. Quel minimo che rende plausibile il fatto di ricoprire un ruolo di prestigio come il tuo. Poi, che l’hai ottenuto in ginocchio è un’altra storia. Vomitevole.
La verità è che non meriti nulla di quello che hai e sai perché? Perché sei solo una gran puttana, ecco perché.
Te lo dovrebbero mettere per cognome “Puttana“, e dovrebbero annunciarti partendo dal cognome: ecco a voi il Signor “Puttana”!
Come dite? Eravate convinti mi stessi riferendo a una donna? Che sciocchi, no! Tutti possiamo essere puttane e il fatto che voi stessi siate caduti in questo errore ne è la prova. Tutti possiamo essere tacciati di arrivismo, di stupidità, di lussuria. Tutti, uomini o donne che siano. Sapete qual è l’unica differenza? Che voi non chiamereste mai “puttana” un uomo, pur facendo esattamente le stesse identiche cose che fa una donna a cui date della “puttana“.
Forse avete storto il naso leggendo così tanti insulti messi uno dietro l’altro. Forse vi siete addirittura scandalizzati. E perché dovreste? Ho solo concentrato in un tempo di lettura pari a tre minuti molti dei messaggi che, negli ultimi anni, mi sono arrivati sui social.
L’unica differenza è che io ero il destinatario di quei messaggi.
Il messaggio in cui mi si augurava di “crepare in*ulata da un gruppo di ne*ri” l’ho aperto davanti ai miei genitori. E sapete perché l’ho ricevuto? Perché, in un post su Facebook, mi ero apertamente schierata a favore dei migranti. Avete la più pallida idea di cosa possa significare per una madre o per un padre sapere che, per il sol fatto di esporre le proprie idee, alla figlia venga augurato uno stupro?
Non vi dico poi cosa accade quando una ragazza di vent’anni porta i capelli lunghi fino alla vita e biondi come una Barbie: dalle parole si passa ai fatti, in men che non si dica. Così, durante una serata in discoteca, mi sono trovata ad essere strattonata per i capelli perché avevo rifiutato le attenzioni di un ragazzo. Voi, un ragazzo che vi rifiuta, lo prendereste mai per i capelli fino a fargli perdere l’equilibrio davanti a centinaia di persone? La risposta è no, non lo fareste. Sapete perché? Perché un uomo non ha proprietari, una donna sì. Perché un uomo con un pugno fa male, una donna spesso non ha abbastanza forza per procurare dolore.
Questo significa che solo gli uomini sono violenti con le donne? Nulla di più falso, solo fa comodo ribaltarla in questo modo. Ho, infatti, dolosamente omesso di dirvi che il messaggio di cui sopra – come molti di quelli presi in prestito per il “Signor Puttana“- me lo inviò una donna, non un uomo. Una mia coetanea, per la precisione. Le chiesi se, quel messaggio, lo avrebbe inviato comunque nel caso in cui, dall’altro lato, ci fosse stato Angelo e non Angela. Non ricevetti mai risposta.
Il senso di questa giornata non è rintracciare le vittime: ognuna di noi, almeno una volta nella vita, è stata una “puttana“. Il senso di questa giornata è condannare i colpevoli, a prescindere dal sesso.
Il senso di questa giornata è provare a sradicare quella concezione malata secondo cui la donna non “è” ma “appartiene”.
Il senso di questa giornata è ammettere che tutti noi siamo “puttane“, in tanti modi diversi. Siamo “puttane” quando pensiamo, quando diciamo la nostra, quando ci opponiamo alle angherie, quando esercitiamo il libero arbitrio.
Dal canto mio, rimarrò sempre questo tipo di “puttana” e non vedo l’ora di incontrare sempre più puttane come me.
I “puttani“, fedeli compagni nelle battaglie contro la violenza sulle donne, sono sempre benaccetti, ça va sans dire.
Ad un giuramento dall’essere avvocato, classe 1993, romana D.O.C.
Laureata in Giurisprudenza presso la LUISS Guido Carli con votazione 110/110, specializzata in Diritto del Lavoro e Responsabilità Professionale, parla fluentemente inglese a livello C1 grazie ad una parentesi di studio presso il Griffith College di Dublino.
Collaboratrice del Quotidiano del Sud dal 2019 e Vicedirettore di“Iuris Prudentes”.
Appassionata di pittura, lettura, psichiatria e shopping!