“Se voti lega niente più Rom a Firenze”: il peggio (senza fine) della politica italiana

Le parole pronunciate dal consigliere Di Giulio rappresentano il punto più basso di questa campagna elettorale dai toni grotteschi e il fallimento della cultura democratica di un intero paese. Al contrario, raffigurano la vittoria dell’hate speech, dell’intolleranza, di una violazione sistemica e sistematica dell’articolo 3 della Costituzione Italiana (così come di tanti altri).

Che le imminenti elezioni politiche fossero intrise di un certo misticismo animalesco ce n’eravamo accorti da alcuni poco promettenti segnali: api, cavallette, tigri e orsi sono stati spesso richiamati dalle loro inette controfigure, così da trasformare l’arena politica in uno zoo di cattivo gusto.

E tuttavia non era stato ancora menzionato un animale ben più rappresentativo del punto di non ritorno a cui si è giunti in questa ennesima, sciagurata, campagna elettorale: il maiale.

“Gli animali da fuori guardavano il maiale e poi l’uomo, poi l’uomo e ancora il maiale: ma era ormai impossibile dire chi era l’uno e chi l’altro”.
Qualcuno sorriderà pensando alla celebre massima Orwelliana, scritta nel lontano – ma quanto mai vicino – 1945.

Qualcuno proverà vergogna, invece, nel guardare quel video raccapricciante che ritrae il consigliere della Lega Alessio Di Giulio nell’intento di filmare una donna rom affermando “Votate Lega per non vederla più, il 25 settembre vota Lega e lei a Firenze non ci sarà più”.

La donna in questione sorride e risponde soltanto “Non dire così”.

Forse, effettivamente, di fronte a cotanta ignoranza e disumanità, anche a me sarebbero mancate le parole. A questo pone rimedio una penna e il bisogno, urgente, di attaccare ferocemente un potere che non conosce più limiti, nemmeno quelli morali.

Le parole pronunciate dal consigliere Di Giulio rappresentano il punto più basso di questa campagna elettorale dai toni grotteschi e il fallimento della cultura democratica di un intero paese. Al contrario, raffigurano la vittoria dell’hate speech, dell’intolleranza, di una violazione sistemica e sistematica dell’articolo 3 della Costituzione Italiana (così come di tanti altri).

Ma non basta. Ciò che è peggio, è che quel video è stato addirittura pubblicato dallo stesso sui propri profili social per raccattare qualche consenso in più con la scusa di essere “anti-accattonaggio” e non volutamente razzista.

È l’apologia della video-politica e dell’homo non più sapiens ma insipiens, effetto perverso di quella che Kant chiamava “libertà selvaggia”, che promuove a valore assoluto un’idea di libertà che tende a confondersi con la semplice assenza di regole.

La gogna dell’esposizione pubblica non fa più paura a nessuno. Sarà perché forse, tutto sommato, il rapporto che intercorre tra buona parte della popolazione e dei suoi (futuri, prossimi?) rappresentanti è di sostanziale omogeneità e complicità.

Sarà perché, da sempre, politico e cittadino sono due figure complementari, aventi in comune la stessa etimologia: πολὶτης che in greco antico significa proprio cittadino.

La classicità non ci viene però in aiuto solo dal punto di vista linguistico. Nel “Protagora” di Platone, Giove dona agli uomini giustizia e pudore, a fondamento della virtù politica.

Se immediato può essere il riferimento alla giustizia, meno lampante è sicuramente quello del pudore, abituati come siamo a relegarlo alle dimensioni più intime della quotidianità. Eppure la mancanza, e al tempo stesso, la necessità del pudore sono state le prime categorie mentali richiamate dalla visione di quel video.

È evidente che la classe politica attuale non conosce il senso del pudore. Ma la domanda a questo punto è un’altra: i cittadini hanno conservato un po’ di pudore?

O dobbiamo rassegnarci all’idea di vivere in un paese incivile e disumano?

Tanti giovani, miei coetanei, sarcasticamente iniziano a pensare all’idea di “scappare” altrove. Altri, tra cui la sottoscritta, ammettono di essere “in imbarazzo” per lo scenario che si prospetta. Ma una cosa è certa: il 25 settembre chiunque di noi sceglierà, anche solo di fronte alla propria coscienza, che tipo di persona vuole essere o non essere.

I sondaggi sono come l’oroscopo, qualcuno ci crede, qualcun altro no.

Io, da pessimista incallita quale sono, mai come adesso spero di potermi sbagliare.

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