Sabrina Ferraro: “con ago e filo, cucio i colori della diversità”

“Da quando siamo a casa, Chiara ha bisogno di essere super protetta. Ci sono dei “rituali sanitari” che devono essere compiuti. Lo sappiamo e lo facciamo da quando è nata, ma con il virus abbiamo potenziato la pratica quotidiana. Con le cuffiette si evita, in parte, che gli altri pazienti delle infermiere vengano contagiati da un possibile raffreddore di Chiara.”

Se avete bisogno di riportare nella vostra vita un tocco di colore ed unicità vi consiglio di conoscere Sabrina, classe “l’età sembra non avanzare per lei”, madre e amica dal sorriso sempre stampato in faccia. 

Vi starete chiedendo come sia possibile sapere che questa donna abbia una perenne espressione gioiosa, ma dovete capire che la sua luminosità ed il suo entusiasmo, risuonano ad ogni sillaba pronunciata e ad ogni storia o avvenimento condiviso. 

Sono al telefono con lei, dopo pranzo, in una giornata di dicembre che ricorda un settembre freddo ma soleggiato e voglio conoscere “la bottega di ChiSà”, progetto che ho trovato su Instagram e che ha immediatamente fatto rizzare le mie antenne e ha fatto crescere la mia curiosità.

Dopo le prime risate condivise, elemento imprescindibile se vieni a contatto con Sabrina, iniziamo con l’intervista, anche se lei stessa non sopporta parlare di sé.

“Come nasce questo progetto e di cosa si tratta?” chiedo per rompere il ghiaccio.

“È una passione che ho sempre avuto”, condivide Sabrina con un sospiro di gioia. La risposta la sa.

Questa ragazza, è figlia di una sarta, dalla quale, però, non ha imparato a cucire. Nonostante questo, è sempre stata affascinata dalle mani laboriose della madre. “Fin dall’adolescenza mi sono sempre cimentata da sola ed oggi lo faccio per passione, ma soprattutto per proteggere Chiara, mia figlia”.

Mentre tutto si fa più nitido e capisco che “la bottega di ChiSà” è la crasi dei nomi Chiara e Sabrina, ripenso alla parola “proteggere” e mi chiedo: perché?

Sabrina mi racconta nuovamente la sua storia, ricordando che Chiara soffre di una paralisi cerebrale ed essendo tracheotomizzata, ha bisogno di cure speciali. Sono anni, perciò, che in casa di Sabrina e Marco, suo marito, entrano ed escono delle straordinarie ragazze, infermiere e specialiste che aiutano tutta la famiglia a rendere la vita più bella, semplice e piena.

“Sabrina, perché usi la parola proteggere?” chiedo mosso da un’empatia innata che nasce con il solo suono della voce di questa donna.

“Da quando siamo a casa, Chiara ha bisogno di essere super protetta. Ci sono dei “rituali sanitari” che devono essere compiuti. Lo sappiamo e lo facciamo da quando è nata, ma con il virus abbiamo potenziato la pratica quotidiana. Con le cuffiette si evita, in parte, che gli altri pazienti delle infermiere vengano contagiati da un possibile raffreddore di Chiara.”

Rimango sgomento, con delle lacrime agli occhi che ancora adesso non riescono a rendermi completamente lucido, poiché penso ad una madre che riesce a preoccuparsi degli altri come fossero propri figli e che non guarda al solo bene di Chiara.

“Ho sempre amato personalizzare ogni cosa” dice gioiosa, perché l’emozione che la porta al sorriso è l’unica degna di essere condivisa. Sabrina non voleva il solito abbigliamento sanitario, perché le ragazze che lavorano con lei devono sapere che la loro casa è una casa felice. 

“Ho iniziato quest’estate per proteggere l’allegria” afferma soddisfatta descrivendomi la sua Singer acquistata qualche anno fa e che suo marito Marco ha sempre definito scherzando come “qualcosa che userai sì e no due volte”. Con queste cuffie sanitarie vuole mantenere l’aria di gioia che la loro casa ha ogni giorno.

“Ascolti musica quando cuci?”

“No, amo il silenzio, il rumore della macchina che si inceppa, del filo e così ogni momento diviene unico. Poi, quando ci sono le ragazze, non abbiamo bisogno di musica, perché qui si canta, si parla, si interagisce e l’unico suono è l’allegria”.

Queste realizzazioni handmade in cotone, nella loro semplicità, mostrano una verve senza eguali, per via del colore e dell’amore che ci sono nella creazione. Sabrina racconta che esiste una vera e propria catena di genitori che si aiutano a vicenda e queste cuffie chirurgiche sono il suo modo di aiutare e fare catena, in maniera del tutto gratuita. 

Il suo profilo Instagram (@labottegadichisa), aperto da poco, è la pagina su cui potete vedere queste bellissime creazioni.

Sabrina, ad oggi, infatti, ha un desiderio che intende realizzare attraverso la creazione di queste cuffie: dare vita a una stanza multisensoriale per Chiara, con panchetti e macchinari utili alla fisioterapia di questa meravigliosa creatura.

Il suo ancor più grande sogno, però, sarebbe la creazione di un luogo di ritrovo in cui tanti ragazzi che hanno bisogno di aiuto, possano passare del tempo insieme in tranquillità, con persone competenti e del settore che li possano aiutare; Sabrina vorrebbe aiutare le famiglie che si fanno già in quattro tra lavoro e casa, in un territorio in cui il servizio sanitario nazionale, purtroppo, non arriva nella maniera migliore con gli ausili necessari.

“Hai altre creazioni in serbo per il futuro?” le chiedo, convinto che ci sia qualcosa ancora da scoprire nel grande immaginario di Sabrina.

“Sì, ho in mente delle piccole pochette estive per le mamme”, mi spiega in maniera ferma. “Credo che la femminilità sia doverosa, ma a modo mio. Ciò che propongo è sempre qualcosa che ho già creato e che uso regolarmente”. Sabrina mi spiega che ha iniziato, infatti, con dei porta-sondini di Chiara, per poi passare ad una bag che potesse contenere quanto necessario per una bambina, il tutto da attaccare comodamente al passeggino.

L’obiettivo della bottega di ChiSà è quello di proteggere, ma in maniera funzionale, colorata e allegra

Arrivo alla fine di questa intervista stracolmo di gioia e con un sorriso che mi sembra essere esagerato per quanto è grande.

È proprio quell’espressione involontaria ad accompagnarmi mentre fisso il cielo per svariati minuti terminata la chiamata, con la mente rivolta a qualcosa che sembra essere da me lontana, ma che dovrei, che dovremmo, avvicinare il più possibile. Ripenso alle parole di questa donna, madre, figlia, sorella, amica che risuonano come un tamburo nella mia mente e mi ricordano quanto un gesto, anche il più semplice, possa cambiare una vita.

“Cucire è una preghiera” mi ha detto Sabrina.

Se in questa frase c’è del vero… non ho mai conosciuto modo più bello di pregare.

Grazie.

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