Respira questa Libertà, mondo.
Era il 7 dicembre del 2020 quando la corte antiterrorismo del Cairo respingeva per l’ennesima volta il ricorso per la scarcerazione di Patrick presentato dai suoi avvocati. Non si trattava di un evento isolato, e la cronaca ce ne dà testimonianza.
Le notizie belle hanno il passo lento, e per chi ha voluto bene a Patrick, esattamente un anno dopo, finalmente, la cronaca ha regalato una tregua.
All’annuncio della scarcerazione di Zaki al termine dell’udienza nel tribunale di Mansoura erano presenti i rappresentanti dell’ambasciata italiana e non solo, a voler sottolineare l’interesse dell’intera comunità internazionale per il caso dello studente dell’Università di Bologna.
Patrick Zaki non è stato ancora assolto dalle accuse ma rinviato al processo il primo Febbraio 2022.
Le porte del carcere (ma quale? C’è confusione anche sul capire se quelle di Tora o di Mansoura) si apriranno dopo lunghe procedure burocratiche egiziane, ma potrebbero anche richiudersi per le prime accuse mosse contro Zaki, così come è successo ai 60mila oppositori messi a tacere dal governo egiziano. Non è neanche chiaro se Patrick avrà obbligo della firma e divieto di espatrio.
In questa confusione, ci piace perderci (anche se solo per un attimo) nel razionale flusso di gioia al momento del verdetto.
Respira questa Libertà, Amnesty.
È da due anni che Amnesty lotta, accompagna e sostiene la causa Zaki e anche per quest’associazione è il momento di tirare «Un enorme sospiro di sollievo perché finisce il tunnel di 22 mesi di carcere e speriamo che questo sia il primo passo per arrivare poi ad un provvedimento di assoluzione», come commenta Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
E continua “L’idea che Patrick possa trascorrere dopo 22 mesi una notte in un luogo diverso dalla prigione ci emoziona e ci riempie di gioia. In oltre dieci piazze italiane questa sera scenderemo con uno stato d’animo diverso dal solito e più ottimista”.
Respira questa Libertà, Italia.
All’annuncio della scarcerazione del figlio, il padre ha abbracciato i diplomatici italiani
“Vi siamo molto grati per tutto quello che avete fatto”.
Soddisfazione di parte di Draghi e speranza nella parole di Matteo Lepore, sindaco di Bologna,
“Speriamo presto di poterlo riabbracciare qui a Bologna”.
Nell’indelebile ricordo di Giulio Regeni per cui ancora tingeremo di giallo le nostre piazze, l’Italia ha adottato un figlio che già l’aveva scelta come madre putativa.
Ha mostrato e deve continuare a mostrare l’umanità che ha sempre contraddistinto il nostro tricolore.
Diversi quotidiani riportano i pochi minuti di dialogo tra Patrick e un diplomatico italiano che gli chiedeva come stesse prima del verdetto. Un sorriso da un vestito bianco che identifica i detenuti, un pollice alzato e un “Bene bene” sussurrato dalla gabbia degli imputati.
È un’istantanea dal sapore stridente di terra e di mare, piuttosto che di colletti e toghe.
Respira questa Libertà, Zaki.
È il 7 febbraio 2020 quando Zaki viene arrestato in aereoporto al Cairo: era tornato per una breve vacanza in famiglia per poi rientrare a Bologna e proseguire il Master europeo.
È qui che inizia l’odissea del giovane studente, torturato durante gli interrogatori e in carcere su questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo per i diritti Lgbt.
Perché a 30 anni credi nella libertà, non solo come ideale, ma con le idee chiare, come ha fatto Zaki, che ha unito coraggio e tenacia.
Alla richiesta delle riprese delle telecamere di sorveglianza e di un verbale di polizia che dimostrerebbero l’arresto illegale all’aeroporto e non a Mansoura, di un rapporto dei servizi segreti interni, della convocazione di un testimone che avrebbe suffragato l’articolo di Patrick del 2019 sulla discriminazione della minoranza cristiana, il tribunale ha concesso l’agognata scarcerazione allo studente, ma non l’assoluzione.
Sì, respira Zaki, appena quelle maledette porte si apriranno, respira.
Respira questa Libertà dal sapore pungente, noi respiriamo con te.
Respira, che poi torneremo a combattere, di nuovo, insieme.
Delia Lanzillotta, classe 1990.
Dottorata in Oncologia Molecolare con molteplici esperienze all’estero, partecipazioni a convegni internazionali e vincitrice di diverse borse di studio, attualmente lavora come chimico analitico in una nota azienda farmaceutica.
Da sempre amante del teatro e della musica, ha studiato (e non ha mai smesso!) canto lirico, partecipando anche a concerti.
Appassionata di scrittura, la reputa la sua forma di libertà preferita, con cui dà sfogo a idee, emozioni e convinzioni!