Prendi le utopie: durano un palpito. “Nulla è andato perso”

"Cosa vedi? E sulla tavola le fotografie dei nostri giorni ribelli Sono un ricordo impigliato Fra i capelli che fai come dici Ci vuol mestiere a diventare felici."

“Acqua e sale, mi fai bere, con un colpo mi trattieni il bicchiere”: ascolto la voce sensuale di Mina provenire dalle casse della radio e immagino una donna bellissima bere da un bicchierone di plastica pieno di acqua limpida e cristalli di sale che si sciolgono a ritmo di musica. Non capivo di droghe e stupefacenti, ma devo confessare che credevo si parlasse di qualche forma di polvere magica capace di renderti felice. Associavo, già da allora, la felicità alla musica. 

Correva l’anno 1998 e avevo solo quattro anni. “Acqua e sale”, scritta e composta dagli Audio 2 e confluita nell’album “Mina Celentano”, mi ha iniziato alla musica, quella musica che ancora oggi definisco immortale, che ha fatto la storia, e che rimane la colonna sonora della mia vita, come sono certo lo sia anche un po’ della vostra. 

“Papà, chi sta cantando?”        
“Prendi la custodia del cd nel cruscotto, lei è Mina e lui è il grande Adriano Celentano”.

Il grande Adriano Celentano: di lui ricordavo qualcosa. Ah si, era quello dei Ragazzi della Via Gluck, quello che aveva l’amico che un giorno disse vado in città e lo diceva mentre piangeva

Disegnavo, quindi, nella mia testolina curiosa, un’immagine poetica e immaginaria: vedevo una donna, Mina, bellissima, elegante, misteriosa e un uomo sbiadito, in bianco e nero – la mia idea di Adriano Celentano – con delle mani lunghissime, vestito modestamente e frenetico nei movimenti.

Estraggo la copertina del disco e vedo due papere: ecco rotto l’incantesimo. Da quel giorno, Mina e Celentano null’altra forma hanno assunto nei miei pensieri se non quella di due giallissime e spassosissime papere.

Mi incuriosii comunque e iniziai a volerne sapere di più. Di tutta risposta mio padre mi fece ascoltare, continuamente, le loro canzoni, per anni – posso dire decenni. Non potei, quindi, che rimanere folgorata dalla voce di Mina e dalla irriverenza artistica di Celentano.

Per me, questi due si sono sempre amati, silenziosamente e nel rispetto delle loro vite private. Immaginavo sempre che le canzoni dell’uno fossero dedicate all’altra e viceversa, che le parole dell’uno nei duetti fossero rivolte all’altra e viceversa. 

Quando scoprii che Celentano era sposato con una tale Claudia Mori, tutte le mie certezze si distrussero in un batter di ciglia e iniziai a pensare che l’amore perso, tradito, sofferto che cantava Mina era proprio il suo amore verso Adriano, che aveva scelto un’altra donna al posto suo, proprio lei che gli faceva compagnia fino alle tre mentre Claudia non dormiva senza di lui, giurando “Non succederà più”. 

Sono passati ventitré anni dal 1998 e ancora oggi quando ascolto un loro brano sento vibrare qualcosa nel mio cuore.
Spontaneamente chiudo gli occhi e, in un misto di religiosa preghiera e afasia distopica, immagino di essere l’unica spettatrice in una platea vuota: di fronte a me c’è Mina, bellissima, con un abito lungo, i capelli raccolti, gli occhi truccati come Cleopatra e una voce angelica a cappella che riempie ogni angolo della stanza.

Mi sei scoppiata dentro il cuore all’improvviso e ho il cuore in frantumi perché so di non poterti ascoltare e vedere dal vivo anche se è il mio più grande sogno, uno di quelli che tieni chiuso a chiave nel cassetto e disperdi la chiave per paura che non si possa realizzare, non per colpa tua, ma per cause più grandi di te.

Ad un tratto, la melodia cambia, si innalza un rock’n’roll coinvolgente, arriva la mia immagine molleggiata di Adriano – sempre in bianco e nero – che danza schioccando le dita come se fossero nacchere e lui una spagnola alla Corrida. Mi vede entusiasta, con la luce negli occhi, e mi invita a ballare con lui.

Dopo questo sipario, è il momento dell’Emozione, quella che non ha voce.
Ti sarò per sempre amico, pur geloso come sai, si lo so mi contraddico ma preziosa sei tu per me.
Niente, il cuore si distrugge in mille pezzi. Mi sveglio da questo sogno irrealizzabile e torno con i piedi per terra, conscia che nella mia mente è stato tutto come Una carezza in un pugno.

È di colpo il 2021, Mina e Celentano, ormai fantasmi in una vita che va sempre più in onda ed online, sono tornati. 

Fermo in piedi, fra il vento e un traffico
Non mi vedi, i passanti ci nascondono
Poi davanti a me col tuo sorriso di sempre
Io a mani vuote la mia faccia solamente, però sembra ieri ma il tempo scivola
Cosa vedi? E sulla tavola le fotografie dei nostri giorni ribelli
Sono un ricordo impigliato
Fra i capelli che fai come dici
Ci vuol mestiere a diventare felici
E adesso ridi e ridi a piccoli sorsi sui miei discorsi

Che grandi Mina e Celentano, papà! Che grandi che mi hai fatto conoscere. Sono tornati, papà! Hanno fatto un nuovo album e un nuovo inedito!

Mi sembra di tornare improvvisamente a quel giorno del 1998: mi sento una bambina emozionata e vorrei far sapere a Mina e ad Adriano che in molte scelte della mia vita ho seguito i consigli che loro inconsciamente mi hanno dato con quelle parole sospirate in un ritornello qualsiasi; vorrei dire loro che ho imparato a conoscere l’amore e la passione grazie alla grinta che rilasciava la loro voce; vorrei dire loro semplicemente grazie, grazie per essere tornati e avermi fatto assaporare quella curiosità e dolcezza che aveva quella bambina di quattro anni e che ero certa fosse rimasta nascosta in qualche angolo della mia anima. 

Che t’aggia dì?
Niente è andato perso

Vi aspetto per dare forma ai miei sogni sperando di potervi, un giorno, magari, osservare nel vostro duetto di passione e rimanere estasiata dalla vostra Voce ed intesa musicale.

Ma cosa c’è da capire?
Mi fai bene.

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