Siete appena passati ad un nuovo operatore telefonico che ha lo stesso nome di una società no profit o di un verbo possessivo e vi siete accorti che nella soffitta di zio Franco prende meglio il Nokia 3310 di nonna Mafalda? Vorreste una connessione che vi consenta di mandare le GIF con le vostre facce sceme anche quando vi trovate sotto un ghiacciaio polare in pieno scioglimento?
Perfetto, ho una buona notizia per voi: sta arrivando il 5G.
Come!? Vi hanno appena detto che col 5G vi si potrebbe friggere il cervello a causa delle onde elettromagnetiche, esattamente come accade alla pizza che scaldate ogni domenica mattina nel microonde? Non vi preoccupate, questo articolo vi aiuterà a capire come funziona questa nuova tecnologia senza consultare nessuno specialista (psichiatrico, naturalmente).
Che cos’è il 5G?
L’acronimo 5G sta semplicemente per “5 Generazione”; infatti non è nient’altro che l’evoluzione – e che evoluzione – della stessa tecnologia già esistente e utilizzata nelle sue precedenti versioni 2G, 3G, 4G.
Facciamola breve: si tratta di quelle trasmissioni di dati che avvengono attraverso onde elettromagnetiche a radiofrequenza, a differenza delle tradizionali connessioni cablate che sfruttano mezzi fisici (cavi, fibre ottiche, connettori, ecc.) per effettuarle.
Molto semplicemente, la radiofrequenza di un’onda ci dice molto sulla velocità con cui i dati vengono trasmessi: più è alta la frequenza, più è veloce la trasmissione dei dati. La connessione 5G, in particolare, sfrutta le cosiddette onde millimetriche che percorrono frequenze molto elevate, viaggiando potenzialmente su un range che va dai 30 GHz fino ai 300 GHz (potenzialmente perché al momento non siamo in grado, né è necessario, raggiungere un simile livello di frequenza).
Per far capire che cosa significa, considerate che l’attuale rete 4G raggiunge una frequenza massima di 5GHz. Non solo: la tecnologia in 5G presenta una latenza veramente bassa. La parola latenza non indica né malattia, né la fase di abbiocco che assale zio Pasquale la domenica dopo pranzo; essa, in generale, rappresenta il tempo di risposta di un sistema ad un impulso. In pratica, ci informa quanto tempo passa tra un nostro comando e la sua esecuzione da parte del sistema.
Non avete capito? Ma siete proprio zio Pasquale! Mettiamola così: è il tempo che intercorre tra quando noi premiamo l’interruttore della luce e l’accensione della lampadina. Se attualmente il 4G consente un tempo di risposta mediamente di 20 millisecondi, con il 5G scenderà in un primo momento a 10 millisecondi, arrivando fino a 1 millisecondo, ossia un intervallo di ben venti volte inferiore rispetto a quanto siamo abituati in questo momento.
Ultimo ma non ultimo, la rete 5G sfrutta una tecnologia nota come Massive MIMO (Multiple Input, Multiple Output), che permette a più trasmettitori e ricevitori di trasferire più dati in contemporanea, garantendo la connessione fino a 1 milione di dispositivi simultanei per ogni chilometro quadrato, mantenendo, al tempo stesso, uno standard qualitativo molto più elevato senza assistere a interferenze, lag o intasamenti vari. In pratica, non verremo più assaliti dall’orribile frustrazione da caricamento lento delle foto ai concerti, allo stadio e durante le cene di Natale condominiali!
Per riassumerla in soldoni, sono tre i vantaggi diretti e immediati della rete 5G:
- Aumento della velocità di trasmissione dei dati di oltre il 40% di quella attuale in 5G;
- Abbassamento della latenza con tempi di risposta fino a 1 ms;
- Trasmissione contemporanea di un elevato numero di dati in aree dove vi è un’alta concentrazione di dispositivi collegati alla medesima “cella”;
Perché ci sono antenne 5G ovunque?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo partire da un’altra, ossia: qual è la fregatura delle onde ad alta frequenza? La risposta è semplice. Le onde ad alta frequenza risentono maggiormente degli ostacoli fisici; in altre parole, il segnale è più sensibile e si propaga con maggiore difficoltà fra gli oggetti (muri, edifici, ecc.). Non a caso, già oggi i nostri router wifi di casa lavorano su due frequenze diverse (2,4 GHz e 5 GHz), proprio per ovviare alle difficoltà collegate a connessioni più elevate.
Sebbene le onde a bassa frequenza trasmettano un numero inferiore di dati nello stesso intervallo di tempo, tuttavia attraversano molto meglio gli ostacoli fisici. Per questa ragione è necessaria una distribuzione di “antenne” maggiore sul territorio, soprattutto urbano. Attenzione però: non si tratta di “antenne” nel senso comune in cui ce le immaginiamo, bensì di small cells. Anche questa tecnologia è già presente e nata con lo scopo principale di alleggerire la rete cellulare di parte del traffico di dati, ma che qui vedrebbe amplificato il proprio utilizzo installandola praticamente ovunque sul territorio proprio per ovviare a queste difficoltà. Intere città vedrebbero installazioni di small cells pronte a comunicare fra loro una quantità elevatissima di dati, dando corpo a quel concetto di Smart City in auge da troppo tempo.
Vantaggi del 5G
Oltre a quelli immediati già visti sopra, gli utilizzi di questa nuova tecnologia aprono ad una dimensione più ampia tanto nel campo dell’economia, quanto in quello delle prestazione dei servizi. Proviamo a citarne qualcuno:
- Smart City, Internet of Things e Automotive: grazie al 5G, avremo la possibilità di far dialogare tra loro la gran parte degli oggetti esistenti, aprendo una nuova strada all’intelligenza artificiale. Pensate ai sensori della rete stradale che comunicano in maniera intelligente fra automobili, utenti e anche fra loro, fornendo indicazioni in tempo reale sul traffico; al sistema di autoguida che, in connessione con i semafori, potrebbe consentire uno stop dell’auto in modo da evitare incidenti.
- Sanità: il 5G consentirà l’assistenza a distanza dei pazienti, monitorandoli e ricevendo regolarmente e tempestivamente i dati relativi al loro stato di salute. Sarà possibile inoltre effettuare degli esami o anche uno screening direttamente in fase di primo soccorso del paziente.
- Economia: dalle nuove occasioni di business, all’industria 4.0, fino all’elaborazione di nuovi processi produttivi, basate sulle nuove tecnologie e in modo ecosostenibile.

Svantaggi: è tutto oro quel che luccica?
No. Non proprio, diciamolo subito. Senza allarmismi o estremismi di sorta, entriamo nel dettaglio delle problematiche sollevate da questa nuova tecnologia.
Rischi per la salute umana:
Le domande sono fondamentalmente due:
a) L’aumento delle celle richiesto dalla tecnologia 5G e il maggior numero di dispositivi connessi determineranno una maggiore esposizione ai campi elettromagnetici?
b) Gli studi esistenti sulle onde millimetriche ad altissima frequenza portano oggi ad escludere un rischio per la salute umana?
Per quanto riguarda la prima domanda la risposta è semplice: no. Le onde millimetriche ad alta frequenza vengono trasmesse ad un’intensità più bassa rispetto a quella delle attuali onde del 3G e del 4G. In sostanza, le onde emesse sono di gran lunga inferiori di quelle a cui siamo già esposti con l’attuale tecnologia (quindi non vi si cuoce il cervello).
Inoltre, la tecnologia delle small cells si basa su un’emissione di onde dinamica e direzionale. Ciò significa, da un lato, che le celle cominciano a irradiare il segnale solo quando ci si collega e, dall’altro, che trasmettono il segnale solo nella direzione del dispositivo a esse collegato, comportando dunque una minore esposizione ai campi elettromagnetici.

Rispondere alla seconda domanda è molto più difficile. La comunità scientifica è infatti, ancora oggi, divisa sul punto. Questo perché non vi sono sufficienti dati epidemiologici che possano portare a escludere totalmente la “nocività” delle onde millimetriche sulla salute umana. Gli studi finora attuati non sono ancora sufficienti per arrivare a una simile conclusione.
Tuttavia, gli studi per ora condotti dall’Istituto Ramazzini di Bologna e dal National Toxycology Program (disponibili qui) portano a concludere che una costante e intensa esposizione ai campi elettromagnetici può essere dannosa anche per l’uomo, ma gli attuali limiti di legge previsti (6V/m) sono di lunga inferiori rispetto a quelli sopra i quali si constata una dannosità rilevante per la salute umana (50 V/m).
Il problema è che di fatto questi studi sono stati effettuati tenendo conto della semplice esposizione ai campi elettromagnetici in generale, non concentrandosi specificatamente sulle onde del 5G. Ad oggi, ciò che afferma l’Istituto Superiore della Sanità confermando a propria volta le parole dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è che le ridotte dimensioni delle celle siano associate a potenze di emissione molto inferiori rispetto a quelle utilizzate dagli attuali sistemi di telefonia mobile, per cui le diffuse preoccupazioni intorno alla potenzialità nociva della tecnologia 5G sono infondate (per consultare l’articolo dell’ISS, clicca qui).
Ulteriori elementi di criticità:
Tra i rischi che possiamo evidenziare in questa sede vi sono innanzitutto quelli connessi all’ingente perdita di posti di lavoro determinata dall’ulteriore automatizzazione della prestazione di servizi e dei processi produttivi che questa tecnologia comporterà; senza considerare le probabili ripercussioni in termini di tutela della privacy degli stessi utenti. Come e fino a che punto verranno ovviate queste criticità è ancora da stabilire, ma d’altro canto il passaggio alla tecnologia 5G si rivela più lento e graduale di quanto ci si aspettasse.
E voi? Siete pronti a rimanere permanentemente connessi?
Cosentino laureando in Giurisprudenza presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.
Amante della filosofia del diritto e di diritto costituzionale, materie che esprimono il suo bisogno di riflettere approfonditamente sulla natura e la necessità delle cose, coltiva un’insana passione per il mondo nerd e per il cibo, anche in qualità di food blogger.
Affannosamente curioso e amante del dibattito, è dotato di un animo ironico e mordace.
Appassionato di filosofia, politica e cinema!