Titolo: Niente Di Speciale
Artista: Lo Stato Sociale
Anno di pubblicazione: 2017
Curiosità: Sesto brano di “Amore, lavoro e altri miti da sfatare”, album da vero stato sociale, in cui cantano e suonano tutti.
Niente di speciale viene affidato alla voce di Carota (Enrico Roberto), fra pianoforte e qualche lacrima in fuga.

Due anni dopo l’uscita del brano, Lodo ci racconta della vera storia che sta dietro la canzone, con un post su Instagram.
Niente di speciale parla di una ragazza metà etiope e metà italiana, che odiava nuotare e aveva una gatta bianca, “ancora più bianca fra le sue braccia”. Doveva essere una di quelle ragazze che hai voglia di portare al mare.

Un brano scritto da Lodo che, a detta del front-man, non sarebbe dovuto essere pubblicato.
Ma questa canzone, evidentemente, voleva farsi sentire, aveva qualcosa da dire, non poteva stare lontana “da chi non la deve ascoltare”. Perché certe cose vanno dette ad alta voce, prima che il momento passi, imbrigliando i nodi in gola, come possono fare solo le cose che parlano d’amore.
Perché è di questo che ci racconta Lodo. Una semplice storia d’amore, una come tante, una come poche.
Un amore clandestino, un tradimento, una storia che non si deve raccontare, ma che nasce perché non ne può fare a meno.
Una di quelle storie che vivono di complicità, di audacia e paure, di sostegno e ferite mal rimarginate; di “vaffanculo” e di “aspettami, non mi lasciare”, di bisogno di non staccarsi dal primo momento e voglia di scappare l’uno dall’altro, senza il coraggio di rischiare per viversi fino in fondo.
Una di quelle storie in cui, in un’altra vita forse, continuano, tenendosi le mani, per non annegare. E in questa? Il più delle volte finisce, ma si risale comunque a galla. Anche se dopo un bel po’ di giri di boa. E si ritorna a respirare e a guardarsi di nuovo negli occhi, guardare indietro, agli sbagli e ai momenti felici, come qualcosa da custodire gelosamente, perché comunque ne è valsa la pena (come direbbe Verdone, “ne è valsa veramente la pena!”). Non fosse altro che per imparare a crescere, come Lodo proprio non vuole fare. E si cresce dopo aver giocato il tutto e per tutto, col coraggio di osare. Sognare, per crescere, non basta.
“Non è sognare che aiuta a vivere, è vivere che deve aiutarti a sognare.”
Vince chi ce l’ha messa tutta per avere meno rimpianti, senza rinunciare mai a quello che sente possa renderlo felice.
Niente di speciale è un brano intimo, solletica dentro, già dall’intro di batteria, dalla voce confidenziale e schietta di Carota.
Fa scontrare con le cose passate, vissute e non, te le urla in faccia. Scuote, poi accarezza. Fa guardare indietro per potersi guardare meglio dentro, ripensando a cosa è andato e cosa non, cosa si è sbagliato e cosa si rifarebbe. Chi si è, chi si vuole diventare. Si è fatti di scelte, le proprie, non quelle fatte per accontentare gli altri.
“Sai che è facile odiare il terremoto, il difficile è costruire. Sai che ho provato pena per te, non scegliere, scegliere di subire.”
Insomma, Niente di speciale è una di quelle canzoni che, come aveva pensato di fare Lodo, si conservano chiuse in un cassetto, insieme a messaggi scritti e mai inviati, a foto stampate, nascoste e mai strappate, che prima o poi scalpitano, si ribellano, escono fuori con la prepotente pretesa di essere vissute come dolci ricordi, leggeri e non superficiali, ad un tavolo come due vecchi amici, tra risate complici di chi si è voluto davvero bene, tra rimorsi e qualche rimpianto, tra fiducia e scambio di intese di occhi marroni e profondi, in cui resta lo spazio per conservare storie da non dire.
Al massimo da cantare.
Due occhi che si credeva fossero quelli giusti, per poi capire, crescendo, che in realtà, quelli più adatti, quelli che davvero si vuole addosso, sono verdi – per esempio – e magari, seduti proprio sulla sedia accanto.
Niente di speciale è timida, ma potente. Una canzone che fa piangere già dal primo ascolto.
E se le lacrime non escono, lo faranno diversamente, implodendo e accelerando i battiti cardiaci, annodando lo stomaco, rimescolando i ricordi o scappando, come la gatta, per le scale!