È il 2100. Mi chiedo perché nonno conservi ancora queste vecchie riviste. Ci sono articoli e ricerche che immaginavano un mondo diverso dopo la pandemia del 2020, e sembra quasi che il mondo si sia accorto di determinati problemi solo a partire da quell’anno. Come fosse un anno zero. Gli anni zero non esistono, non impariamo mai e non abbiamo la voglia di resettare tutto. Da quel che c’è scritto qui sopra, non mi sembra sia cambiato poi tanto, in realtà. Magari qualche specie animale si è estinta nel frattempo, però almeno ho avuto la possibilità di vederne le foto sui libri: erano davvero teneri quegli orsetti bianchi con gli occhi neri. Ma non so, non penso sia tutta ‘sta tragedia.
Ad ogni modo, oggi ci si impegna molto a far in modo che non succeda più, anche perché c’è qualche catastrofista che insiste nel dire che i prossimi siamo noi. Esagerati, secondo me, non capisco proprio il senso di fare allarmismo: difficile far estinguere oltre 10 miliardi di persone. Anche se, detto fra noi, in tutta sincerità non mi tornano i conti. Qui in Europa la popolazione è diminuita, anche parecchio, negli ultimi cinquant’anni. In Italia poi, non ha proprio senso: ci siamo dimezzati. Forse il problema della sovrappopolazione non è nostro, al massimo lo è per gli africani, per gli indiani. Loro sì che iniziano ad avere problemi di spazio: il Ciad, rispetto a cento anni fa, ha decuplicato la propria popolazione; la Nigeria adesso è il secondo paese più popoloso dopo l’India. Leggendo queste ricerche, sembra che qualcuno avesse già detto ottant’anni fa che sarebbe successo. Ma, davvero, non vedo come questo problema possa impattare oggi e qui. Certo, magari sarà diventato più difficile trovare alcuni tipi di frutta e verdura, ma mi sembra poco per temere l’estinzione.
Davvero, credo non sia nulla di preoccupante. La società va così, sono fortunato ad esser nato dove c’è spazio. E le risorse non saranno un problema, finché mi sfamo io. L’umanità ne ha passate tante, la pandemia di cui parlano gli articoli di nonno ne è la prova. Secondo loro, quella pandemia avrebbe dovuto far trovare una nuova consapevolezza alle persone, quantomeno a livello di rispetto per il pianeta. Di sicuro, la “svolta ecologica” di cui parlano queste vecchie riviste è stata un successo, al massimo piantiamo qui quel che ci manca. Alcune cose sono state un buco nell’acqua, ecco, ma non tutto. L’energia eolica, per esempio: quella funziona un botto. Non leggo di nucleare su queste pagine, ma anche quest’altra fonte va tantissimo. C’è chi protesta, dicendo che i rifiuti creati da questo tipo di energia fanno molti più danni rispetto ai benefici creati dall’energia sprigionata dalle fissioni.
Sarà, ma il sistema di smaltimento dei rifiuti tossici è migliorato, anche parecchio. Diciamo pure che si è dovuto adattare, ed anche in fretta, viste le difficoltà a smaltire le batterie delle prime auto elettriche. Progetti qua, progetti là, ma quando si son resi conto di quanto costava farle smaltire totalmente, si son sbrigati. Non che abbiano risolto del tutto il problema: magari l’aria è meno grigia di come viene dipinta in queste foto di ottant’anni fa, ma le discariche di batterie esistono e non fanno bene. Ora che ci penso, forse è anche per questo che quelle verdure non si possono più piantare da noi. Non so se l’elettrificazione delle automobili sia stato solo di un modo per rinviare il problema, di sicuro ne ha creato un altro, tutto nuovo e più bello. Sulle riviste di nonno ci sono tanti complimenti alla Porche, che aveva appena elettrificato l’intera produzione; alla Tesla, che da quel che leggo sembra esser stata pioniere, ma ora sotto le loro sedi ci sono più proteste che persone felici. Non penso che nel 2020 ci pensassero poi tanto a quanto male potessero fare quelle batterie senza un piano per eliminarle senza danneggiare il pianeta, ma non mi sorprende visto che ancora smaltiamo le auto che usavano in quegli anni. Forse non siamo esattamente una specie lungimirante. Ma anche questo, in tutta onestà, è un problema per chi sta in Africa, visto che le auto vengono portate lì già da un centinaio di anni.
Però dai, almeno c’è un risvolto positivo, dato che qui leggo del problema dei combustibili fossili inquinanti: ora i giacimenti di petrolio sono stati prosciugati, se non altro ci si è tolti un pensiero. Leggo che ‘sta previsione non l’hanno presa, gli amici del 2020. E leggo che, ai tempi, c’erano ancora i sussidi alla produzione per quella roba: mi chiedo se la volontà fosse davvero quella di cambiare. Oggi quelli descritti come “meno inquinanti” vanno forte, ma sembra stiano prosciugando anche quelli. Ci sono nuove frontiere, questo sì. Ecco, il progetto olandese di cui parla quest’altro articolo ha avuto successo. Ora tutte le strade sono progettate in modo che possano assorbire l’energia generata dal calore del sole, a mo’ di pannello solare, che unita a quella sprigionata dalle auto che ci passano sopra, riesce a trasferire tutto in alcune centrali che la smistano. Questa sì, questa tecnologia è servita a qualcosa. Certo, ha fatto del problema-auto la soluzione ad un altro problema, ma almeno è qualcosa. E pensare che c’è chi ha inventato le auto volanti: ma vuoi vedere che ‘sta roba ha avuto l’accelerata proprio quando le hanno brevettate? Chissà se mio nipote, fra cent’anni, leggendo le riviste di oggi, si chiederà come abbiamo fatto senza auto volanti. O senza carburante ad idrogeno, non so: ci fanno anche le bombe, un po’ di energia si potrà cavare anche da quello, no?
Ora che ci penso: non ho riviste da lasciare a mio nipote. Gli alberi stanno quasi finendo, a momenti non c’è ossigeno, figurati se c’è carta, ormai. Questo sì che è stato un problema non risolto. Lascerò un tablet, ci carico sopra quanti più articoli possibili. Sperando internet sopravviva, certo. Sperando che la batteria regga per sempre, altrimenti la memoria se ne va col pianeta.
Cosentino, nato nel 1992, diventa avvocato dopo aver preso un Master in Diritto Penale d’Impresa e vissuto qualche esperienza lavorativa fra Londra e Berlino.
Incuriosito da tutto ciò che la mente umana riesce a partorire, si appassiona facilmente ai mondi immaginari dell’universo nerd, al cinema, alla musica e ai videogame. Adora lo sport, mastica politica, mangia qualcosina di economia e afferma insistentemente che diventerà il re dei pirati!