Mi manca Battiato.
È come se appartenesse a un mondo lontano anni luce dal nostro, eppure, è qui con noi.
Mi manca, perché è geniale e sentirlo parlare è divino. Ha una voce pura e delicata.
Mi manca, perché è sempre andato oltre, ha fiutato, anticipato e previsto; nelle sue vene scorre avanguardia allo stato puro.
Ho curiosato sul suo segno zodiacale, come faccio con tutti. Battitato è un Ariete, come le mie sbandate più pericolose, come i miei amici più schietti, come le conoscenze goliardiche, come il mio papà.
Il mio papà, che mi faceva ascoltare tutte le sue cassette, mentre mi accompagnava all’asilo.
Del resto, Battiato saprebbe dire molte cose dello Zodiaco, con il suo sapere filosofico, spirituale, esoterico; sa bene di avere la Luna e Urano nel Leone, lui ha sempre creduto nelle meccaniche celesti, come me.
In pieno Lockdown ho ritrovato e riascoltato quelle cassette. Mentre nessuno di noi capiva più niente, ho ascoltato la voce del maestro che cantava di alcuni segnali di vita nei cortili e nelle case all’imbrunire.
Io mi affacciavo dalla finestra e vedevo a malapena le luci, senza segnali di vita. Il vessillo della tristezza sventolava qua e là come una sorta di bandiera bianca. C’era voglia di arrendersi.
Battiato è il vero padre della musica Indie italiana. Lui, criptico ed ermetico, scattante nel linguaggio come nel corpo snello, con quel codino che esibiva con una leggerezza senza pari e che ha tagliato da un bel po’, ha sperimentato dal Pop alla musica elettronica, mantenendo sempre l’alta qualità della buona musica d’autore.
Di lui, ormai, non si sa quasi nulla.
C’è chi parla di demenza senile, di Alzheimer, chi è pronto a smentire. Di certo, si è procurato una brutta caduta tempo fa.
Nella vita si cade e ci si rialza in tutti i sensi. Pare che ora stia bene nel suo locus amoenus, tra libri, musica e dipinti.
Questo suo essere così riservato lo rende speciale, prezioso: non ha mai dato la sua vita in pasto alle masse, ma ha regalato loro molteplici identità in cui riconoscersi.
Eppure vorrei vederlo danzare, ancora una volta, come i Dervishes Turners che girano sulle spine dorsali, perché lo ha sempre fatto, alla ricerca del suo centro di gravità permanente, che io non ho, perché mi perdo spesso nella vita.
È come se mi avesse promesso di provvedere ai miei dolori e sbalzi d’umore, di farmi dono delle leggi del mondo, quelle che sostiene di conoscere a menadito. Non ho i capelli lunghi da intrecciare come trame di un canto, ma la sua carezza amichevole è più che sufficiente.
Ogni volta che mi rifugio in riva al mare, mi ricordo del cassetto in cui Battiato dichiara di averlo chiuso e delle mille bolle blu e devo dargli ragione: occorre scappare dalla pesantezza della quotidianità, il mondo è grigio, il mondo è blu.
Puntualmente si avvicina un gabbiano in cerca cibo, da solo come le aquile, quelle che non volano a stormi, perché il singolo deve affrontare le proprie paure da solo, senza nutrirsi di invidie e gelosie, differenziandosi dal collettivo, preservando la propria unicità.
Io che mi sento figlia del mare, non reputo sufficiente la bonaccia di agosto: certi spiriti non si placano così facilmente, la sete di verità e ricerca non si placa in assenza di vento.
La mia vita è sospesa, come quella dei danzatori bulgari che si esibiscono a piedi nudi sui bracieri ardenti e saltello cercando di non scottarmi, ma continuo a preferire la voce delle sirene di Ulisse alla voce del padrone.
Quanto sono grandi gli insegnamenti di Battiato… come sarebbe utile un sentimiento nuevo per tenere alta la vita, in cui l’unico problema dovrebbe essere interrogarsi sullo Shivaismo Tantrico di stile dionisiaco con riflessioni varie sulla lotta pornografica dei Greci e dei Latini.
Vorrei tanto abbracciare questa creatura unica al mondo e dirgli che sarà un dovere preservare la sua arte almeno nella mia mente, nei miei ricordi… e vorrei sussurrargli il vero motivo: “perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te”.
Cosentina, classe 1991, laureata in Lettere e Beni Culturali, con Magistrale in Storia dell’Arte presso l’Università della Calabria e fluente in Inglese e Francese.
Oltre ad un periodo di studi a Vizille in Francia e una formazione con Eugenio Santoro dedicata ai curatori di mostre d’arte, vanta un amore per
i pittori fiamminghi e il periodo Barocco e coltiva il sogno di imparare (almeno) dieci lingue.
Appassionata di culture mediorientali, cosmesi bio, viaggi, lettura, dolci e mare!