Nell’era dell’iperconessione e dell’egotismo, pare che anche il già precario mondo delle relazioni interpersonali stia attraversando una crisi d’identità digitale. Si tratta di amori liquidi o di amori mai nati?
D’altronde, anche Flaubert, già nel 1864, aveva provato a sbandierare al mondo intero la fallacità di alcuni rapporti, ma nessuno gli ha dato retta. Forse, perché illudersi è più facile. E guai a chi prova a toglierci le nostre illusioni!
Stando alle ultime tendenze e alle nuove forme di sociologia contemporanea, a spopolare, e non solo tra i millennials, sono le nuove forme dell’amore (o disamore): quelle in formato digitale.
Ma facciamo un passo indietro, per chiarire alcune differenze.
Vi è mai capitato che qualcuno o qualcuna troncasse all’improvviso la vostra conoscenza, sparendo e non lasciando più traccia? Se la risposta è sì, il vostro curriculum sentimentale può vantare una nuova skill: sopravvivere al ghosting. Se la risposta è no, consideratevi solo principianti nell’arte dell’apprendere come si schiva la vita (direbbe l’armadillo più famoso di tutti).
Pensare che anche Mina, che sappiamo essere un’amante del genere “evanescente”, con la sua “Se telefonando” ha intonato a squarcia gola proprio quel sentimento lì: la mancanza di coraggio di molti gostherini e molte ghosterine nel verbalizzare all’amante di una notte che il loro “amore appena nato, è già finito”.
Il fenomeno del ghosting sembra essere un evergreen: ne abbiamo, infatti, appreso le dinamiche anche grazie a molti film, tra cui il celebre “La verità è che non gli piaci abbastanza”. Perché in verità, se sparisce, il movente è spesso quello. Ed è bene farci i conti, se si vuole realmente superare la delusione. Seppur a colpi di autostima, alla fine si sopravvive sempre: a patto, però, che i fantasmi non tornino. O che non trovino la porta aperta.
Ma se fa orbiting?
Seppur doloroso e destabilizzante, combattere con i fantasmi del giorno dopo, che si autoeliminano con la stessa velocità con cui si palesavano, non era poi cosi male, se li paragoniamo agli orbiter di oggi. Ma si sa: al peggio non c’è mai fine! E soprattutto ai tempi di Instragram, Tik Tok e mondi similari, dove tutto ciò che è tossico diventa virale, comprese le relazioni.
“Ma cosa vuol dire fare orbiting?“, vi starete chiedendo. E da quando questo termine è entrato a far parte del nostro vocabolario? Potremmo definirlo l’aggiornamento 2.0 del classico ghosting, che aggiunge una funzionalità in più: quella “manipolativa”. Letteralmente, significa: orbitare intorno a qualcuno o qualcuna senza incontrarsi mai, proprio come la luna fa con il sole. Eppure, non c’è nulla di romantico.
La prima a coniare il termine è stata la blogger statunitense Anna Iovine, dopo aver incrociato l’orbita di un suo ex, che a quanto pare non voleva proprio lasciarla andare. Ma per essere pragmatici e andare al dunque, in cosa consiste?
La love coaching Mary G. Baccaglini, formatrice e scrittrice di bestseller sul tema dei sentimenti, individua due varianti di orbiting: quella nata dall’incrocio con il ghosting e quella derivante, invece, dagli ex storici, che “sembra” non vogliano ancora lasciarci andare.
La prima è la più subdola e pericolosa, un po’ come la variante delta.
L’altra, la versione omicron, alla fine si cura.
Ma, per entrambe, il vaccino è l’amor proprio, e non ci sono novax che tengano. Il leitmotiv è sempre lo stesso: si inizia una nuova frequentazione, sembra andare tutto per il verso giusto, fino a quando uno dei due partner non decide di dileguarsi dalla vita dell’altro, senza mai verbalizzare la fine della frequentazione e, cosa più determinante, senza mai sparire del tutto.
L’identikit dell’orbiter si delinea facilmente: mai una telefonata, ignora i tuoi messaggi, ma non si perde mai una tua Instragram stories. Non vuole impegnarsi, non vuole creare aspettative, ma non si fa scappare mai un like sotto la tua ultima foto. Nella loro versione temeraria, commentano pure pubblicamente. Altro indizio: non ti invita mai a prendere un caffè.
Una forma di aggressività passiva celata dietro uno schermo, che non permette diritto di replica.
Ma cosa spinge l’orbiter a farlo? Le ragioni possono essere le più disparate:
- Soffre di narcisismo, e questa patologia, nella maggior parte dei casi, spinge a manipolare gli ex partner, con delle vere e proprie strategie, ambigue e contradditorie, lasciandole nel limbo. La paura di non avere sotto controllo la propria vita sentimentale li spinge a voler controllare quella degli altri, facendo leva sulla loro vulnerabilità. Non sono stati creati per questo i social? Passiamo al punto due.
- È un orbiter annoiato o annoiata, ma ancora non lo sa! Non si accorge di quello che sta facendo: commenta, interagisce, partecipa ai tuoi sondaggi su Instagram, ma semplicemente per un motivo solo: la noia. Non è il destino, nemmeno il fil rouge, è semplicemente la noia abbinata al 4G. Insieme, quei due fanno più vittime di quante si possa immaginare, generando aspettative e false illusioni. Assieme, sconvolgono anche le regole della consecutio tempore: niente inizia e niente mai finisce, ma tutto annoia in fretta.
- Il classico dei classici però è l’orbiter “confuso”. la sua caratteristica è non saper mai cosa voglia davvero: ma da se stesso o dagli altri? In sostanza, non chiude mai niente, lasciando aperti più capitoli possibili, anche quelli che non scrive. Un po’ alienante, vero? È come dire “non voglio far parte della tua vita, ma voglio comunque sapere cosa fai!“. La non-scelta lascia aperta le possibilità di ripensamenti, di eventuali ritorni sui propri passi (ma non vi stancate mai?), continuando a perpetrare il gioco del “vediamo fin quando resistiamo”. La conseguenza è una schiera di Penelope in attesa che prima o poi Ulisse approdi. Ma dove, poi? Nella maggior parte dei casi, non conosce nemmeno il vostro indirizzo.
Altro super potere dell’orbiter: percepire quando stai per dimenticarlo. E al suo ego non piace proprio passare all’oblio: non è un caso, infatti, che con l’avvento dei social network e dei nuovi tool interattivi, sia aumentata la percentuale degli orbiter sul metaverso, e contestualmente quella degli eclissati o eclissate sulla terra. Coloro che aspettano che, prima o poi, come il sole e la luna, l’eclissi avvenga anche per loro e l’orbiter si palesi. Ma cosa fanno nel frattempo? Si perdono, nel loro stesso labirinto mentale.
Ma tutto ciò che accade nel mondo digitale è davvero così reale? A quanto pare si. Paure e sentimenti sembrano quasi amplificarsi, senza mai essere condivisi davvero. A far riflettere è il potere illusorio che le identità digitali conferiscono, come quello di entrare e di uscire dalla vita degli altri, senza chiedere mai il permesso.
La domanda sorge quasi spontanea, a questo punto: ci amiamo veramente così poco da accontentarci di amori spiccioli, inconcludenti, che non iniziano mai? Abbiamo così tanta paura di essere invisibili agli occhi degli altri, da diventare social media manager di noi stessi, il cui unico obiettivo è ottenere una sua reaction? Parte tutto da qui, dall’amore che ci vogliamo e dalla percezione che abbiamo di noi. In questo, servono a poco i filtri delle nostre app, per quanto ci illudano di farlo benissimo.
Sarebbe l’ora di investire in una nuova educazione sentimentale, che insegni soprattutto ad amare ciò che siamo, per non cadere in possibili effetti pigmalione, generati dall’amore ai tempi di Instagram. Sarà forse che il senso di inadeguatezza, generato dalle nostre stesse emozioni, ci spaventa a tal punto da orbitare nella vita degli altri senza avere mai il coraggio di prenderle per mano? Tutto questo immobilizza, in perenne attesa di una eclissi. Ma si sa l’amore è per i coraggiosi, non per chi resta sull’uscio delle vite degli altri senza mai entrare.
Reminder: chi ti pensa ti cerca, e non lo fa solo perché ha appena visto il tuo ultimo post. Anche se a fatica, iniziamo con il chiudere certe porte, responsabilizzando le nostre scelte, e vediamo cosa accade in ognuna ed ognuno di noi.
Forse un giorno, telefonando, sapremmo come dire addio, senza più nessun se.
“Innamoratevi prima di voi stesse, e poi di tutto il resto”.
Cor habeo.

Nasce a Cosenza, nel 1991. Laureata in discipline economiche e sociali, consegue due master presso il Sole24ore in Digital PR: addetto stampa e social media, e in Data Protection. Oggi si occupa, tra le altre cose, di sistemi di gestione, privacy e anticorruzione: risolve problemi da quando è nata.
I suoi interessi sono in continua evoluzione, proprio come lei. È la curiosità che la muove, insieme al cuore.
Ama in maniera viscerale tutto ciò che ha a che fare con le parole: comunicare è il suo unico modo di stare al mondo. Non può vivere senza poesia e ai suoi occhi tutto è bellezza e combatte con la sua tendenza a innamorarsi ogni giorno. Adora scrivere, leggere, dipingere, ballare senza regole ed esplorare tutto ciò che si trova “dentro”, in quello spazio vuoto, interiore, che ci rende umani e non solo uomini. È alla continua ricerca dei suoi talenti, convinta di averne qualcuno, senza aver ancora capito quale. Sognatrice e falsa cinica, scrive per mettere in ordine le idee e capire chi è, ma vive nel caos dei suoi pensieri.