Diciamolo immediatamente, con l’ingresso di Joe Biden finalmente la Casa Bianca – oltre che l’America intera – respira aria di cambiamento: Joe non appartiene affatto all’establishment. È solo in politica da circa 50 anni, diventando, fra l’altro, il Presidente più anziano della storia americana.
Maschio, etero, bianco (molto bianco), dalla lunga carriera politica e con alle spalle un passato di pessime gaffe, Biden è una ventata di freschezza tra le sontuose e vetuste sale della Casa Bianca, portando con sé una novità che ha solo un precedente nella storia americana: è cattolico (prima di lui solo JFK).
Ma guardiamo per qualche secondo al passato, e non a quando i compagnetti di scuola lo prendevano in giro chiamandolo “Joe Impedimenta” a causa della sua manifesta balbuzie; no, guardiamo ad un passato un po’ più recente (si fa per dire). Ebbene, Joe Biden è l’unico uomo che abbia anticipato, correndo non pochi rischi, il principio di pari opportunità tra uomo e donna nella sfera delle relazioni sentimentali.
Un conseguimento questo che gli è valso non solo un record mondiale, ma che impone a noi tutti appartenenti alla categoria alpha l’obbligo di una mano sul cuore all’annuncio del suo nome.
Infatti, non erano ancora gli anni ’70, quando al secondo appuntamento con quella che poi sarebbe divenuta sua futura moglie, Neilia Hunter, Joe, non avendo abbastanza soldi, si fece pagare il conto al ristorante: pare addirittura che Neilia fece scivolare 20 dollari sotto il tavolo per consentirgli di recitare il ruolo di gentleman.
Della serie: “O sei ricco… O sei Biden”.
Ma per capire quanto possa essere tracotante e all’avanguardia un uomo come Biden vale la pena ricordare che, quando ancora Tinder era nella mente di Dio e un’incipiente calvizie prendeva il posto della sua recente balbuzie, si fece organizzare dal fratello un appuntamento al buio, conoscendo così la sua seconda futura nonché attuale seconda moglie, Jill Jacobs.
Ma Jill, di origini italiane, era una dura e lui dovette chiedere la sua mano per cinque volte prima di ottenere un sì. Non a caso, secondo alcuni, è proprio alla loro storia che sarebbe ispirato il film 5 appuntamenti per farla innamorare.
Anche se la regista, nonché protagonista, Nia Vardalos dichiara di non saperne nulla.
Ma anche gli uomini impeccabili come Joe non sono privi di bravate di cui non si faccia menzione. Sin dai tempi della facoltà di Giurisprudenza, oltre che distinguersi per l’intuito – come quando affermò che studiare legge gli sembrava «la cosa più noiosa al mondo» – si è reso protagonista di uno scherzo al direttore del dormitorio spruzzandolo con un estintore.
La bravata gli costò due mesi di libertà vigilata, ma d’altronde il ragazzo si annoiava e il futuro Presidente degli Stati Uniti doveva pur passare il tempo.
Starete pensando: dietro quel sorriso post igiene mentale c’è un uomo rassicurante, affidabile – almeno rispetto a quello scapestrato di Donaldino; e invece no!
Durante il suo primo anno di università fu accusato di aver copiato un terzo di un saggio che aveva scritto per un esame. Biden disse che aveva citato un brano di un altro testo ma si era dimenticato di indicarlo, e gli fu consentito di ripetere l’esame.
Quando si è candidato per la prima volta alla presidenza, nel 1988, fu accusato però di aver copiato una frase di un suo discorso da uno di Neil Kinnock, all’epoca leader del partito laburista britannico.
In sé non era nulla di catastrofico, fino a quando non si scoprì che fece qualcosa di simile con discorsi di Bob Kennedy, di John F. Kennedy e di Hubert Humphrey.
Il lupo perde il pelo, ma anche le campagne elettorali.
Ma il tocco finale, che dà il quadro di una personalità assolutamente unica, è quella sorta di… come definirla… incontinenza verbale (?) che lo ha contraddistinto nel corso di tutta la sua carriera e che gli è valsa il titolo di re delle gaffe. Ecco a voi il meglio del peggio di John Biden:
Durante la campagna per le presidenziali ha dichiarato «se votate Trump non siete neri»;
Nel marzo 2010, in occasione delle celebrazioni della festa di San Patrizio, ha proposto un minuto per ricordare la morte della madre del primo ministro irlandese. Peccato però che fosse vivissima.
Nel corso di una recente intervista televisiva ha ripetutamente chiamato Trump George, invece di Donald. Che non si stesse riferendo al principino inglese?
Nel corso di un evento organizzato per la campagna elettorale, Biden ha incitato Chuck Graham, senatore del Missouri sulla sedia a rotelle, ad alzarsi in piedi: «Alzati, Chuck, così ti vedono.»
Nel 2007, riferendosi ad un giovane Obama in campagna elettorale, ha affermato «È il primo africano-americano di tendenza, che sa parlare bene, è sveglio, pulito e di bell’aspetto». E Berlusconi muto.
L’uscita razzista poi, nessun bravo politico può lasciarsela sfuggire dal proprio portfolio: «In Delaware, la popolazione che cresce di più è composta da indiani americani, che provengono dall’India. Non si può entrare in un 7/11 o un Dunkin’ Donuts senza un leggero accento indiano: non sto scherzando!»
Infine, a testimonianza della svolta socialista americana, nel corso di un comizio in una scuola dell’Iowa, ha dichiarato: «I bambini poveri sono altrettanto brillanti e altrettanto talentuosi dei bambini bianchi… (pausa)… (ho fatto una cavolata, correggiamo il tiro)… bambini ricchi, bambini neri, bambini asiatici».
Bel posto gli Stati Uniti eh?
Cosentino laureando in Giurisprudenza presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.
Amante della filosofia del diritto e di diritto costituzionale, materie che esprimono il suo bisogno di riflettere approfonditamente sulla natura e la necessità delle cose, coltiva un’insana passione per il mondo nerd e per il cibo, anche in qualità di food blogger.
Affannosamente curioso e amante del dibattito, è dotato di un animo ironico e mordace.
Appassionato di filosofia, politica e cinema!