Perché, in fondo, cos’è la libertà se non la facoltà di poter esprimere il nostro io interiore, una nuvola di possibilità che ci gira intorno?
Eppure, ancora oggi, la libertà di essere se stessi è quasi un lusso!
Per definizione la libertà è la capacità del soggetto di agire (o di non agire) senza costrizioni o impedimenti esterni, e di autodeterminarsi scegliendo autonomamente i fini e i mezzi atti a conseguirli.
Ma, esistendo diversi soggetti, agenti e tipi di condizioni vincolanti, esistono molte libertà diverse (morale, giuridica, politica, religiosa, economica, ecc.). Risulta perciò complesso e relativo cercare di definire i vari stati di libertà, ma proverò a dipingere alcune delle sue diverse sfumature.
Un pizzico di filosofia, in cui i primi cenni del concetto di libertà si hanno con l’equazione socratica di scienza e virtù, cioè la concezione di libertà come meta raggiungibile attraverso la scienza, che si ritrova anche in Platone seppur all’interno di una prospettiva differente: ciascuna anima è responsabile della propria scelta, la divinità non vi ha minimamente parte, e ognuna avrà, per guidarla nella sua vita, il demone che si sarà scelto. La scelta è libera e di questa libertà è possibile godere nel migliore dei modi ma solo con l’ausilio della filosofia.
Aggiungiamo una ventata di cristianesimo che influisce in modo profondo sul concetto di libertà con il suo avvento, poiché si afferma una nuova idea di libertà: l’individuo come tale ha valore infinito, ed essendo oggetto e scopo dell’amore di Dio, è destinato ad avere relazione assoluta con Dio come spirito, e a far sì che questo spirito dimori in lui. L’uomo in sé è destinato alla somma libertà.
Il dibattito si sposta su libertà e necessità e nasce con Spinoza, nel ‘600 che ripristina il concetto stoico dell’universale necessità e il concetto parimenti stoico di una libertà che non presuppone, anzi nega il libero arbitrio, al quale Hegel oppone un concetto più concreto della libertà: autodeterminazione e intima spirituale necessità.
È con l’esistenzialista Sartre che l’uomo è “essenzialmente” libero di scegliere, in quanto sua caratteristica è la “mancanza”, il “nulla” di essere, teso perciò ripetutamente alla scelta di possibilità esistenziali.
Con un po’ di giurisprudenza delineiamo il significato di libertà giuridica intesa in linea di massima come il diritto di ogni individuo di disporre liberamente della propria persona.
Il concetto di libertà è al centro del dibattito contemporaneo.
Particolarmente influente è stata a questo riguardo la distinzione espressa da Berlin fra libertà negativa e positiva, fra libertà da e libertà di: la prima concerne l’area entro la quale una persona è o dovrebbe essere lasciata fare o essere ciò che è in grado di fare o essere senza interferenze da parte di altre persone.
La seconda riguarda l’area in cui si situa la fonte del controllo e dell’interferenza che può determinare che qualcuno faccia o sia una cosa piuttosto che un’altra.
La libertà negativa è l’indipendenza individuale : il soggetto è l’individuo, e l’arena è circoscritta da un confine che, per quanto mobile e variamente tracciato, separa la sfera privata dalla sfera pubblica, la sfera individuale da quella collettiva. L’assenza di vincoli o interferenze va quindi interpretata principalmente come assenza da parte dei detentori di autorità legittima, che è tale se e solo se non viola o viola il meno possibile l’autonomia individuale.
Nella più recente controversia nell’ambito della teoria normativa si è fatto spazio il dibattito sul conflitto di identità o per il riconoscimento. L’assegnazione di valore alle libertà si è così connessa al riconoscimento di nuove identità o di identità prima escluse, a tematiche di inclusione in o esclusione da comunità di ‘pari’ dai differenti confini.
Spostandoci da Occidente a Oriente, sul tema sembrano esserci molte differenze ma, pensandoci bene, alcune sono in parte nascoste sotto mentite spoglie, dietro il volto di un politico in campagna elettore.
In Occidente, in realtà vicine a noi, in Italia, basti pensare agli ultimi avvenimenti di cronaca per capire che alcune nuove identità o identità prima escluse ancora oggi non trovano accoglienza.
Mi riferisco alla comunità LGBT+, che fintamente vengono accettate ed incluse in una società che si rivela sempre più razzista. Esempi sono le mille affermazioni di persone di spicco politico e i diversi episodi di violenza che affollano le cronache nere.
Oltre alle nuove identità, diversi sono gli episodi di violenza nei confronti di persone di etnia diversa da quella nel paese in cui si trovano a vivere per le ragioni più disparate.
Episodi di bullismo nelle scuole, negli ambiti sportivi e nella vita di tutti i giorni, diventano il risultato concreto di pensieri poco inclusivi, fomentati spesso e volentieri da persone di spicco politico che invece dovrebbero agire guidati da valori che spingono sempre di più verso un bene civico.
Non ultime sono le violenze, declinate in diversi modi dal body shaming al cat calling, nei confronti di ragazzə, donne e uomini che non ricadono nei canoni estetici imposti dalla società: fisicità non esageratamente longilinee, corpi non estremamente scolpiti, capacità di socializzazione non esattamente spiccate, look non troppo di tendenza e molte altre ancora (purtroppo!).
Da non dimenticare, però, è la libertà di disporre del proprio corpo che, dagli ultimi eventi di cronaca mondiale, si evince non essere più garantito o quasi ostruito.
Il tema dell’aborto sembra tornato prepotentemente nella questione pubblica in quanto diversi paesi ne hanno abolito la possibilità di accedervi.
A tutto questo si contrappone un mondo, quello Orientale, in cui è negata persino la libertà di esporre parti del proprio corpo, soltanto al sesso femminile, considerato pura merce di scambio, corpi utili alla riproduzione e non persone!
Cronaca di questi giorni sono le proteste, ormai in tutto il mondo, contro un sistema troppo stringente che soffoca ogni minimo spiraglio di libertà. L’episodio che ha fatto traboccare il vaso è stata la morte di Masha Amini una ragazza di soli 22 anni.
Da più di 4 decenni l’Iran ha un sistema totalitario fondato sull‘apartheid di genere e per anni le donne iraniane che non risiedono più nel loro paese o che sono in esilio hanno tentato invano di rivolgersi a politici e media per denunciare l’accaduto. Molti, e forse troppi, sono gli episodi di ragazze e donne che sono state uccise anche in paesi Occidentali perché si era visto in loro un tentativo di occidentalizzazione.
I carnefici sono sempre parenti o genitori che credevano di “fare giustizia” agendo in modi barbari.
Sembra abbastanza chiaro da questo “dipinto Occidente – Oriente” che siamo ben lontani dal essere realmente liberi di esprimere noi stessi, seppur con estrema diversità, in quasi tutto il mondo, la scena politica e la società pongono limiti visibili e invisibili che interferiscono con la nostra sfera di azione.
Quindi questa nuvola di possibilità che ci gira intorno non può resistere indisturbata in una pioggia di ostacoli dentro un banco di nebbia che offusca il sorgere del sole.
Credo fermamente che la libertà sia ossigeno, vita.
Ogni giorno, da diversi anni, nonostante le difficoltà e i pregiudizi esterni che incombono, cerco di lasciare andare una parte del mio io, che spesso, forse per timore, rimane nascosta. Perché, come scriveva Khalil Gibran, “La vita senza libertà, è come un corpo senza lo spirito“.
Nata a Cosenza il 27 agosto 1987, Dottoressa Agronoma di professione, progettista del verde per passione.
Ama il mare e l’enogastronomia, i viaggi e ogni forma d’arte.
Strimpella, canticchia e prova a divorare libri per hobby, ma il suo sogno nel cassetto è sentirsi sempre più libera di essere sé stessa!