La poesia (dal greco ποίησις, poiesis, ossia “creazione”) è una forma espressiva atta a comporre un testo, servendosi di frasi in versi, il cui significato è, in alcuni casi, celato dal suono musicale delle parole.
La Poesia è un’arte complessa, che scuote le menti e apre i cuori, che lascia vibrare le corde più intime del nostro sentire e che disvela lati nascosti del nostro essere.
Di seguito il piccolo contributo di NOVA, per celebrare ciò che di bello esiste non soltanto in noi, ma in un mondo che la poesia è in grado di raccontare con una potenza assoluta.
In fondo al desiderio
Maria Chiara Gerace
In fondo al desiderio
una promessa di quiete
Un sole che filtra tra gli scuri
Scoprendo volti sereni
Un prato costretto in un pugno
Baciato dal rosso del tramonto
In fondo al desiderio
Noi distrati dal mondo
In fondo al desiderio
Profumo di carta tra le dita
rumore delle onde e voli di gabbiani
Sottofondo di microfoni e taccuini
In fondo al desiderio.
La bimba del treno
Delia Lanzillotta
Non bombardate le stazioni
Lasciate l’umanità libera di dirsi addio.
Lasciate l’amante aspettare il suo bacio,
Lasciate il terrone rimpiangere la sua terra.
Non bombardate le stazioni.
Vivo dell’odore acre dei binari.
Vivo del tempo rincorso sui tabelloni.
Vivo delle attese vissute su una valigia.
Non bombardate le stazioni
E i tulipani raccolti nella carta marrone
E i panini avvolti nella carta d’alluminio
E i regali nascosti in carta colorate.
Non bombardate le stazioni
Si respira in abbracci ritrovati
Si ansima in abbracci troppo lunghi
Si muore in treni già lontani al primo fischio.
Non bombardate le stazioni
Animate da labiali da un vagone
Disegnate su fiato su un finestrino
Suonate da ruote sull’asfalto bagnato.
Non bombardate le stazioni
E ci sarà ancora un motivo per scappare,
E, ancora, tornare a vivere.
Doveva succedere prima o poi
Martina Vetere
Lo ripetiamo giorno dopo giorno,
come mantra che governa la nostra vita:
È il destino che traccia il percorso
“Non credo – dice quel signore lassù –
Siete voi che scegliete la strada”
Incalza, ancora, sorpreso:
“Io,
spettatore silenzioso dell’intera umanità,
osservo lo scorrere del tempo
senza alcuna abilità”.
Noi tutti, allora, ingenui e confusi
puntiamo il dito contro un Dio ignoto
consci e derisi da un futuro ormai noto
Mi troverai altrove
Paola Segreti
Mi troverai altrove. Io sono altrove. Sempre alla ricerca di un posto sicuro, un rifugio, dove sentirmi a casa. Ma altrove è sempre un altro posto. Quando l’aria sarà più calda, quando il mio rumore sarà più forte, quando intorno non riconoscerò più il mio altrove, io sarò già via. Ma non ti lascio solo.
Ti lascio la sensazione viva ed opprimente di non avere fatto abbastanza. Il mio ricordo ti tenga compagnia, insieme al mio profumo.
Perdonami cuore
Maria Letizia Gagliardi
Perdonami cuore se ti porto al mare troppo poco.
Perdonami, se alcune mattine ti dimentico nel letto e ti ritrovo quando torno a casa, verso sera.
Perdonami se in conversazioni distratte ti faccio giocare la parte del nemico.
Perdonami se mi ricordo di te quando il mondo ti dimentica, sotto il fragore di una bomba.
Perdonami, se ho bisogno della lentezza delle onde per farti battere un po’ di più.
Perdonami, ma di fronte al mare il mondo mi parla e mi sussurra che è meraviglioso essere vivi.
Sono impaziente
Roberta Vitaro
Sono impaziente come una bambina in prima elementare
La sento arrivare
Tra ombra e luce
Tra il bianco e il nero
Tra lo yin e lo yang
Tra la vita e la morte.
Ma quanta forza ha la primavera?
Il sole riscalda un po’ di più
L’aria profuma di vitalità
I fiori colorano i prati.
È la bellezza che ritorna: fuori,
Intorno, dentro di te
Ed io mi sento al sicuro
Mi sento meno rotta
Mi sento piena di germogli.
Quanta luce emanano?
Piccoli, verdi, coraggiosi
Pronti a sbocciare
Alcuni più temerari, sbirciano fuori
Lasciando intravedere di che colore saranno
Altri, più ermetici, restano chiusi in un calore materno
Aspettano, in silenzio, il loro momento di fiorire.
Ed io lascio andare i miei rami secchi, faccio fiorire le mie ombre
L’asfalto delle strade
Patrizio Russo
E l’asfalto delle strade
ricorderà i miei passi silenti,
quel mio camminare adagio
alla ricerca di te.
Anche se non so chi sei.
Chi eri.
Chi sarai.
Ancora.
E ricorderà quei momenti
non passati insieme.
Quelli dettati da intima distanza
nel percorso delineato
dalla luce fioca dell’immaginazione,
tra foglie battute dal tempo
e giorni pieni di attimi
già passati d’altre vite.
La parvenza di un
giorno di sole
che risplende
reciproche malinconie.
Nulla si toglie,
nulla si era aggiunto.
Mi ritrovo ieri per essere
lo stesso di domani.
Presente color limbo.
Quanti posti ha a sedere questo teatro?
Quanti attori fanno da comparsa?
Dove sono i protagonisti?
Quanti autori nascono
dagli inchiostri confusi di mille romanzi?
Aironi senza testa ballano
silenzi armoniosi.
Gocce di pioggia senza padre
camminano per universi senza linee
alla ricerca di nuove nuvole.
Nuove strade davanti a me
sanno già qualcosa dentro me.
Ancora.
Mater Homini
Serena Bucca
(Parole liquide in visioni oniriche)
Cammino dispersa
in una valle di non so stringendo la mano
a un volo di foglie secche
bruciate dal dolore
del sole d’autunno.
La terra di lava
tagliente
si affaccia
su una rupe silenziosa brillando di lacrime. Madri
lievitano di coraggio
e volontà
in un volo di farfalle
e di speranza.
Respiri ritagliati
come coriandoli d’essere si spengono
sul fuoco dell’amore
del ventre e del seme. Apnee silenti
come fulmini di sole squarciano
parole ingombranti,
ed evaporano
come piume di piombo tra la terra e le lune. Vite
colme
di sangue
e grumi di lacrime leggere
sfiorano carezze
e lievi sospiri
di alberi
in fiore.
Percorro sentieri
strade
curve impietose
e mi tuffo nel fango
col fiato spezzato
dal dolore
dei troppi dolori dell’uomo, tutto
e della vita,
nostra.