"È questo che fanno gli stilisti: ti cuciono addosso ciò che serve per poter essere te stesso. Ciao Kenzo!"

Mai nessuno si aspettava che io potessi scrivere un pezzo all’interno della categoria “moda”. A dire il vero, neanche io. Mentre sono a cena fuori scopro che Kenzo, celebre stilista, non sopravvive alle complicanze del Covid-19. 

Ottantuno anni, una lunga carriera alle spalle e l’unico in grado di farmi comprare un profumo degno di essere chiamato tale. Ma il mio amore per Kenzo non si ferma semplicemente alle sue fragranze, va ben oltre.
Mi piacerebbe ripercorrere la sua storia, oggi che lui non c’è più.
Perché è solo così che si resta in vita.

Kenzo Takada nasce a Himeji, cittadina giapponese, il 23 febbraio del 1939.
Kenzo Takada è il quinto di sette figli.
Kenzo Takada non ha mai nascosto la sua passione per la moda, per gli abiti, per i colori, pur essendo consapevole che i genitori mai gli avrebbero permesso di assecondare la sua inclinazione. Proprio per questo, intraprende un percorso di studi in letteratura inglese che abbandonerà a vent’anni, età in cui decide di iscriversi ad una scuola di moda a Tokio.

Aveva una passione sfrenata per gli abiti floreali e le stampe che ritraevano animali, perché tutto questo gli ricordava l’Oriente dice in una sua intervista per Vogue. Era contaminato dalla cultura della sua terra, totalmente.
Nel 1970 apre la sua prima boutique, Jungle Jap, nella bohemienne Galérie Vivienne. Gli anni Settanta e Ottanta lo vedono protagonista delle copertine delle più importanti riviste di moda.

Decide di diversificare, perché per lui la moda è un qualcosa di fluido, di musicale, in divenire, senza una forma ben precisa. Dal 1976 i punti vendita del marchio Kenzo cominciano ad essere aperti in tutto il mondo e nello stesso periodo la produzione si estende anche alla moda maschile, agli accessori e alla biancheria per la casa.
Nel 1988 nasce una linea di profumi, “Kenzo Parfums”, il cui prodotto di punta diventa Flower by Kenzo.
Questo è il mio profumo preferito.

Lui, comunque schivo e riservato come quasi tutti gli stilisti giapponesi, continua malgrado il successo a coltivare la sua curiosità, senza mai fermarsi: disegna abiti per il teatro, per il cinema. Decide, nel 1999, di annunciare il suo ritiro dopo aver preso parte ad una sfilata di moda.
Da questo momento, si occupa esclusivamente delle sue meravigliose case e comincia ad occuparsi di interni, arredamento, portando il suo mondo, come Takada, anche lì.

Non si conosce bene il motivo del suo ritiro, ma di sicuro, dietro quel suo sorriso, tanto da raccontare è stato taciuto. 
«La moda è come il cibo, l’importante è non soffermarsi mai sullo stesso menù», affermava Kenzo Takada. È vero. Per questo sentiamo il bisogno di indossare nuovi abiti, nuove fragranze: per il desiderio di sentirci “nel posto giusto”.

Mai nessuno si aspettava che io potessi scrivere un pezzo all’interno della categoria “moda”. A dire il vero, neanche io. 
Ma, grazie a Kenzo, scrivendo di moda e ripercorrendo la sua storia mi sento anch’io nel posto giusto. 
Come quando avevo 17 anni e, per la prima volta, comprai un suo profumo. Ne bastavano davvero poche gocce per sentire una sorta di protezione addosso, come uno scudo.

Mai avrei pensato di sentirmi così con qualche goccia di profumo addosso. 
Forse, grazie a questa riflessione ad alta voce, riesco a capire cosa si nasconde dietro un abito, un accessorio, un paio di scarpe. 
È questo che fanno gli stilisti: ti cuciono addosso ciò che serve per poter essere te stesso. In qualsiasi posto, circostanza o situazione di vita.

Grazie, Kenzo, per avermi dato la possibilità non solo di sentirmi al sicuro ma anche di cimentarmi in qualcosa di nuovo. 
Mentre scrivo ho il tuo profumo addosso. 
E sono nel posto giusto, perché sono al mio posto.

Spero che tu, oggi, ti possa sentire nel posto giusto. 
Ti immagino con un metro al collo a prendere le misure agli angeli mentre nell’aria si respira Flower.

Oggi ne spruzzo due gocce in più in tuo onore. 
Ciao, Kenzo!

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