Il potere catartico della musica e delle emozioni: “Tutto può cambiare”

"Tutto può cambiare, ma il cambiamento è qualcosa di nostro, indipendente da tutto e da chiunque: siamo noi stessi che decidiamo come quando e soprattutto perché."

I cuori non saranno mai una cosa pratica finchè non ne inventeranno di infrangibili” –  il Mago di OZ.

Devo ammetterlo: tra Mark Ruffalo e Adam Levine scelgo – ora e sempre – i ricci di Mark agli addominali scultorei di Adam.            
In molte, forse giustamente, si chiederanno perché. Mi sono innamorata dei suoi occhi dolci, rassicuranti, guardando “Begin Again”, pellicola del 2014 che porta la firma di John Carney, una sceneggiatura apparentemente semplice, dalle note romantiche; quello che, dalla visione della locandina e dal trailer, poteva apparire “il solito film”.

Ero al secondo anno di università e proprio non mi andava di studiare Diritto Penale sull’Antolisei; ho chiamato il mio amico Vittorio e ci siamo avviati (come al solito in ritardo) verso il Cinema Adriano.
Si spengono le luci e inizia lo spettacolo.

Protagonista indiscussa della scena è la musica che, accompagnata da Mark Ruffalo, da un sorprendente Adam Levine nei panni di attore e da una sempre incredibile Keira Knightley, primeggia in un misto di immagini e note che vogliono elevare l’amore e il potere trasformativo dell’arte.

I critici hanno ritenuto che, a differenza di tanti altri titoli già famosi sul palcoscenico cinematografico “che lambiscono senza mai davvero consumare, “Tutto può cambiare” riesce a toccare le corde più intime regalando delle immagini d’amore, passione musicale, voglia di riscatto, desiderio di affermazione”.

La narrazione è ambientata in una New York che ci riserva i suoi scatti migliori, palcoscenico dove i protagonisti si esibiscono per registrare un album: Dan (Mark Ruffalo), produttore musicale in caduta libera, dopo aver perso il lavoro, aver divorziato dalla moglie ed essere scappato di casa e non aver trovato rifugio neanche nell’alcool, fortunatamente trova la sua isola felice quando incontra Gretta (Keira Knightley), che si trovava nella Big Apple quale fidanzata di Dave (Adam Levine), cantante di successo prossimo all’uscita di un nuovo film nelle sale della città.

Quando scopre di essere stata tradita, Gretta lascia Dave e si rifugia da un amico, che costringendola ad uscire, a vivere, a rinascere, le fa un involontario ma magico dono: grazie a un gioco del destino, Gretta incontra Dan, con il quale decide di produrre un album in autonomia. Infatti, non avendo i fondi necessari per affrontare le spese di una casa discografica e non riuscendo neanche a firmare un contratto, i due decidono di incidere il disco da soli: formano una band e cominciano il tour nella città. Nell’intermezzo della pellicola, New York ci mostra i suoi volti più belli: le canzoni prendono vita davanti l’Empire State Building, sulla barchetta di Central Park, a China Town, nella pienissima Subway. 

La musica, con il suo potere travolgente e la sua magia, suggestiona lo spettatore e non lascia neanche un po’ di spazio a un favoloso Adam Levine, frontman dei Maroon 5, che rispetto a essa passa direttamente in secondo piano.

È la musica che rende ogni passaggio della vita irrinunciabile, definendo l’armonia della sua tessitura e sollevandola da un esito altrimenti convenzionale. 

“Tutto può cambiare è piuttosto una ballata, un componimento pop(olare) costruito intorno a distinti attimi di felicità e affidato alla citazione viva: promenade ed evasioni urbane guidate dalla musica”. 

In “Tutto può cambiare” il regista non ha voluto volgarizzare e banalizzare il sentimento, ma ha creato un meccanismo grazie al quale la dialettica amorosa, scorrendo dentro le canzoni eseguite nei vicoli, nei parchi, sulle strade e nella dismisura scenografica di New York, si è resa foriera di messaggi univoci e liberatori.
New York permea di solitudine, di delusione, di paura, ma allo stesso tempo, grazie alle note, si riempie di desiderio, di voglia di riscatto, di voglia di cambiamento con la consapevolezza che dal passato non si scappa ma si può solo imparare. 

Gretta diventa l’emblema della resilienza: una giovane artista che scrive e canta solo per sé stessa, dando voce a quelle emozioni che prendono vita attraverso i testi delle sue composizioni, “profonde immersioni in un variegato mondo emotivo, intimo e gelosamente custodito, in cui nessuna messa in scena può trovare spazio.
La musica, in “Tutto può cambiare”, ha un’evidente funzione terapeutica e catartica: attraverso i testi delle sue canzoni la protagonista riesce ad esprimere l’essenza più profonda dei propri sentimenti.

La musica dà il coraggio di connettersi profondamente con sé stessi e le proprie emozioni, diventa il mezzo per valorizzare ed eternare ogni attimo di vita, che diversamente rischia di passare inosservato, sprecando il suo carico di innata bellezza. 
Dal primo brano che ascoltiamo dal quale si evince la paura, la disperazione – A Step You Can’t Take Back – fino ad arrivare a Coming Up Roses, con cui la scena si riempie di consapevolezza e fiducia nel cambiamento. 
E poi Lost Stars, dalle cui note trapela la necessità di correre dei rischi per trovare la propria strada, essendo tutti noi “stelle perdute” alla ricerca di un orizzonte luminoso. 

“Begin Again” si trasforma, utilizzando la giusta chiave di lettura, in un inno alla vita mediante cui si invita a cogliere contemporaneamente le opportunità e i rischi che il destino può offrire, senza permettere al dolore dei fallimenti di oscurare i bei ricordi del passato, step necessari per la “buona riuscita” di ogni aspettativa. Guidati da un sano istinto che garantista il legame con il proprio io interiore, accada quel che accada.

Tutto può cambiare, un’emozionante storia d’amore, l’amore che vive nelle piccole cose, l’amore che ci spinge a credere che ci sarà sempre qualcosa di meglio, la speranza che il domani ci riservi tante sorprese nonostante le continue delusioni e difficoltà che siamo costretti a superare ogni giorno. Tutto può cambiare, ma il cambiamento è qualcosa di nostro, indipendente da tutto e da chiunque: siamo noi stessi che decidiamo come quando e soprattutto perché. 

Le piccole vittorie personali sono sintomo di riscatto: significativa è la scena in cui Gretta, raggiunta la vetta della felicità, dopo la faticosa scalata, si gode la vista dall’alto pedalando all’imbrunire sulle strade confuse di un’incredibile New York; sola, finalmente fiduciosa nel futuro e credendo in sé stessa più che mai, accompagnata dalla sua fedele compagna di sempre: la musica. 

And God, tell us the reason youth is wasted on the young 

Tocca a noi decidere cosa succederà subito dopo, noi giovani abbiamo la possibilità di cambiare tutto quello che non ci piace, abbiamo il dovere di non omologarci, l’obbligo di dire sempre la nostra, di gridare e di farci rispettare. Di decidere. Senza sprecare la nostra gioventù, perché siamo noi la voce del futuro.

Tutto può cambiare, ma dipende da noi. Siamo noi che cerchiamo un significato e alla fine siamo noi che diamo il significato. 


Searching for meaning – perché – we are all lost stars trying to light up the dark. 

Un bel film, non di quelli che ricorderete a vita o un film da duecento Oscar, ma un film che fa piacere vedere. Consigliato da una che di film ne capisce davvero poco, ma che almeno riconosce il valore delle emozioni. 

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