Il Papa è gay.
È questo che vi ha fatto aprire l’articolo. Lo scandalo. L’impossibilità di mantenere la calma e credere che una persona possa davvero aver detto una cosa del genere del secondo personaggio più importante al mondo, dopo Donald Trump.
Così funziona la comunicazione. È fatta di tagli, segreti, parole nascoste e incongruenze che devono apparire corrette agli occhi di chi guarda.
Così funziona la Chiesa, un’istituzione, fatta di tagli, segreti, parole nascoste e incongruenze che devono apparire corrette agli occhi di chi ascolta.
Il fine è lo stesso, ma il mezzo cambia.
Sia chiaro, non tutto è così, eppure il parere è ampiamente condiviso.
Ma fino a ieri la domanda è stata: l’ha detto o non l’ha detto?
Realmente Papa Francesco, il Papa “del cambiamento”, aveva avanzato, attraverso alcune parole di un’intervista, una possibile difesa delle unioni civili?
Da omosessuale, da uomo, da cristiano e cattolico, la mia risposta è assolutamente no.
E la Santa Sede, in ritardo come sempre, ha confermato.
Parliamoci chiaramente, sono il primo ad ammettere che questo Pontefice abbia portato aria di novità a una dottrina pedissequa e dai limiti che ricadono in asprezza e corruzione giornalmente e in maniera occulta; ma è altrettanto palese come un Pontefice non possa schierarsi totalmente in favore di qualcosa di così lontano dalla dottrina cristiana.
Non possiamo, perciò, giustificare l’atteggiamento di grande apertura di questo Papa e riportarlo nella nostra storia presente come oro colato, perché il punto di vista di Cristo in Terra ha – per certi versi fortunatamente – perso la potenza di una volta.
Non voglio spingermi nei confini tecnici di ciò che è stato riportato durante l’intervista di Papa Francesco, perché ciò che è stato reso pubblico sono estratti derivanti da un’intervista di oltre un anno fa e soprattutto riportati con svariati tagli che, a quanto pare, sono stati ricuciti in un collage particolarmente scomodo.
Tuttavia, voglio analizzare alcuni elementi che non mi tornano.
La frase dell’inganno è stata: “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”.
Un pensiero molto bello, riferito al concetto di famiglia e a quanto effettivamente ogni uomo debba avere un nucleo in cui esprimere sé stesso e le proprie relazioni.
Ora, andando oltre il modo in cui le singole frasi sono state unite le une alle altre, restano comunque affermazioni individuali particolarmente interessanti. Il diritto a una famiglia, sacrosanto e costituzionalmente riconosciuto, è elemento fondamentale di queste affermazioni, che non lasciano scampo, anche tra i tagli dell’intervista, all’immaginazione.
Il Pontefice, infatti, non si è mai schierato totalmente dalla parte delle unioni civili e dei diritti degli omosessuali, ma ha sottolineato il principio secondo cui ogni persona, omosessuale e non, debba essere accettata e non perseguitata dalla propria famiglia d’origine – che pare essere anche la ratio nascosta dietro le parole legate a questa stessa intervista.
Certo è che, anche questo messaggio, travisato da molti, è segno di una rivoluzione che sta quotidianamente avvenendo; ma non riporta i caratteri di modernità che ci aspettavamo.
Papa Francesco ha sempre affermato, fin da quando era un semplice cardinale a Buenos Aires, di essere aperto al nuovo, ma fedele alla dottrina cattolica. Essa, infatti, pur scardinata da questo uomo, per certi versi è stata e viene ancora oggi seguita dai fedeli. Ovviamente le violenze e le condanne non esistono in merito alla “condizione” omosessuale; ma si potrebbe mai trattare di una rivalutazione da parte della Chiesa stessa, oppure bisognerebbe considerarla come una semplice sottomissione alle regole e al principio di uguaglianza?
In altre parole: il Papa potrebbe mai realmente riferirsi alle unioni civili?
La mia risposta è ancora negativa.
Avviamoci ad un’analisi sociale e social.
Alzi la mano chi sente di avere una Fede piena e profonda e che riconosce la Chiesa come “una santa, cattolica e apostolica”.
Se hai alzato la mano, potresti essere una di quelle persone che, ligia al dovere di individuo e cattolico, si reca settimanalmente in Chiesa e fa ammenda riconoscendo i propri sbagli e ricordando che il Signore perdona ogni cosa; una di quelle persone che ama la propria famiglia e che, senza indugio, si affida alle mani di Cristo.
Se non hai alzato la mano, invece, sei semplicemente onesto.
Perché mi permetto di dire questo?
Ebbene, per due semplici ragioni: la prima è che mi sono trovato a vivere una vita in una meravigliosa parrocchia, che amo ancora oggi per alcuni versi e che per altri mi ha fatto sentire estremamente giudicato più che in qualunque altro luogo. Sicuramente ogni parrocchia ha del marcio, ma ogni parrocchia ha del meravigliosamente bello ed io ne ho incontrato tanto, ma forse non abbastanza.
La seconda, è che in questi anni ho visto leoni cattolici da tastiera (e non solo) arrabbiarsi e denigrare le persone omosessuali, senza alcun contegno e senza alcun atteggiamento di apertura cristiana.
I social, in questo, fanno la loro parte; ma del resto, se c’è chi si mostra con dipinti non contestuali alla materia sulla propria mascherina, se ci sono suore della mia stessa parrocchia di origine che commentano all’impazzata sull’immoralità dell’omosessualità, non può che esserci anche chi deve obbligatoriamente dire la propria sull’innaturalità della stessa, pur di screditare, puntare il dito e giudicare.
L’odio cristiano esiste. È tangibile.
Ed in questo, Papa Francesco, con l’uso di determinate parole, vuole limitare questi atteggiamenti denigratori e di distanziamento sociale – non riportati nell’ultimo DPCM.
Anche qui, perciò, sorge spontanea una domanda: Papa Francesco ha mai realmente preso una posizione nei confronti della difesa dell’omosessualità, o il suo è puntualmente un modo per chiedere di essere più cauti, aperti e tolleranti agli stessi cattolici, per fare in modo che la Chiesa non venga additata?
La mia risposta, purtroppo, ricade sulla seconda opzione.
Analizziamo, invece, le unioni civili.
Una legge che in Italia si presenta e viene criticata come “inutile” o dagli stessi omosessuali quale “contentino”, parte già con un grande svantaggio.
Se da un lato, tra le grandi differenze, vi è la mancanza del termine “matrimonio”, dall’altro le differenze sostanziali si fanno sentire: dal tradimento come ragione di richiesta di scioglimento dell’unione, passando per il tema adozione e arrivando, infine, al termine famiglia.
Ma questa legge, ormai preesistente in alcuni Paesi del mondo, deve fare i conti con una finta laicità dello Stato italiano e si deve insinuare nel nostro ordinamento, quasi come se fosse tossica.
Sono certo che le mura di San Pietro si sgretolerebbero con più facilità per ciò che c’è dentro lo Stato di Città del Vaticano, che per quello che c’è fuori.
Con la presentazione del disegno di legge Cirinnà, il 2013 è divenuto un anno straordinario per le coppie “diverse”, fuori dai canoni, tanto omosessuali quanto eterosessuali. Non oso avvicinarmi a discutere la stepchild adoption, ma si sa, per una madre “ogni scarrafone è bello a mamma soja”.
Pensate che scandalo se però non avesse la madre o se ne avesse addirittura due.
Tutto questo è per dire che questa legge incontra le urla e l’indignazione dei più cattivi. Un vero e proprio nuovo giudizio universale contro il diverso deve iniziare e c’è bisogno di una nuova guida in questa Chiesa, una persona che sappia vedere i cuori, che sia anticonformista, e che abbia soprattutto la capacità di non giudicare.
Bergoglio sembrerebbe a tratti pronto, ma Francesco è un uomo, ed in quanto tale, peccatore e pieno, anch’egli, di controsensi.
Risulta essere un Papa estremamente aperto al cambiamento, ma con radici troppo profonde in un terreno fertile di controsensi.
E sorge qui il mio terzo dubbio: è un Pontefice che riesce a trainare le folle per ciò che realmente sente, oppure è scelto come miglior essere umano per rappresentare la via di mezzo tra Sacro e Profano?
La mia risposta, a questo punto, probabilmente già la conoscerete.
Lungi da me pensare che questo Pontefice sia una figura negativa per la nostra quotidianità, perché sarebbe una corbelleria.
Ma resta in ogni caso un uomo di comunicazione.
Parla a tutti, dal più piccolo, al più anziano, dal ricco, al povero, senza distinzione.
Ma questa è solo comunicazione.
Sorride, diviene anche il mio preferito tra tutti i suoi predecessori, in vita e non.
Ma rimane sempre comunicazione.
L’obiettivo resta quello di far vedere una Chiesa rinnovata, accogliente ed in ascolto. Purtroppo, però, nonostante la mia stessa voglia di ritornare a frequentare quella che un tempo chiamavo Casa, vedo solo ciò che effettivamente c’è da vedere: un’intervista tagliata male, ripresa dopo un lungo periodo, che fa acqua da tutte le parti e che avrebbe lasciato una voragine nel terreno dei diritti civili se anche non fosse stata montata ad hoc, facendo affondare i diritti dei diversi, come se fossero sabbie mobili.
Social Media Strategist, cosentino classe 1991, fluente in 3 lingue.
Laureato in Giurisprudenza per caso, in Marketing e Comunicazione per scelta, ha vissuto a Roma, Milano, Alicante, Boston, Londra… Ma per lui nessun posto è come “casa”.
Eletto vincitore della Hult Business Challenge da una giuria di Google per il suo progetto sui matrimoni calabresi intitolato “WEDDIE”.
Appassionato di viaggi low cost, serie TV e Instagram!