“Ho cominciato a sentirmi ospite all’interno del mio corpo, sentire che non era mio davvero, altrimenti avrei potuto farne quello che volevo senza essere giudicata. Io ero semplicemente la persona che se ne doveva occupare.”

Qualche giorno fa ho avuto il piacere di intervistare Carolina Capria, scrittrice cosentina e fondatrice della seguitissima pagina Instagram e Facebook @lhascrittounafemmina, che da poco ha pubblicato il suo libro Campo di battaglia – le lotte dei corpi femminili edito da Effequ.

Nel tentativo di illustrarvi, in poche righe, il suo pensiero sull’argomento, il pensiero femminista, ho creato un “abc” della nostra chiacchierata.

Acculturazione

“In un mondo che tutto sommato mi detesta […] vorrei che avessimo la possibilità di avere un corpo, se lo desideriamo, e di essere basta.” 

Con questa frase tratta dal libro di Carolina che, a mio parere, esprime il fulcro di tutto il libro, si pone l’attenzione sulla ricerca estetica, la quale deve essere una scelta, anche se risulta ancora un’imposizione. 

Purtroppo, esiste uno sguardo giudicante, uno sguardo sociale che non è facile eliminare poiché è intrinseco nella nostra società. Questo racchiude il corpo femminile in una gabbia fatta di canoni molto stringenti: magra, bianca, abile.

Come spiega bene Carolina per anni la narrazione della bellezza femminile è stata nelle mani dell’uomo. La penna maschile ha influenzato la percezione del corpo e della bellezza di una donna che oggi, invece, riesce ad esprimere più spesso il suo punto di vista, i suoi punti di vista. 

A rendere più marcata l’oggettivazione della donna sono stati i canoni di bellezza dettati dalle riviste, dalla tv, dai media che fanno percepire la donna solo come un corpo e non congiuntamente come essere pensante.

“In un contesto dominato da quello che viene definito ‘sguardo maschile’ e da parametri decisi dagli uomini e diventati anche nostri, non è semplice, per una donna, capire cosa le piaccia davvero e quali siano le aspirazioni autentiche.

Come riporta la Capria nel suo libro, Zanardo, con una voce fuori campo nel suo documentario(Il corpo delle donne, ndr) afferma: 

“ci guardiamo l’un l’altra con occhi maschili, guardiamo i nostri seni, le nostre labbra e le nostre rughe come pensiamo che un uomo ci guarderebbe. Il modello corrente di bellezza non ci rappresenta.” 

È per questo motivo che è sempre più complessa l’elaborazione del nostro personalissimo gusto, nel tentativo di scansare le gabbie che la società ci crea. L’unica soluzione è acculturare la società in modo che gradualmente possa porsi le giuste domande. 

Bellezza

“L’idea di bellezza naturale è sempre stata valorizzata nelle diverse epoche; ciò che è cambiato e il suo contenuto, nella misura in cui è stato via via spostato il confine tra ciò che viene definito naturale e ciò che non lo è.”

Questo estratto del saggio “Per piacere” di Rossella Ghici (citato in Campo di battaglia) ci mostra quanto la società tenta di ingannarci sul concetto di naturalezza palesemente costruita a tavolino.

Ma una cosa molto interessante su cui riflette la scrittrice è come sia il timore di apparire ingannatrici a generare inganno.

È con una poesia stupenda di Tiffany McDaniel “E’ notte quando inizia la battaglia” che Carolina pone l’accento sul generare inganno.

Mentre gli uomini vanno a letto,
le donne cedono alle pozioni
allineate sui loro scaffali.
Lei ricorda a sé stessa di sorridere di meno,
perché ogni risata porterà una ruga
che misurerà il suo valore
contro quelle come lei.

Sin da piccole è stato insegnato a molte donne di essere perfette sempre, veniva imposto loro di essere sempre “curate”, ma cosa vuol dire essere curate? 

Avere cura del proprio corpo non per forza impone di truccarsi tutti i giorni o come accade nel La fantastica signora Maisel” (l’ultima serie tv di Amy Sherman-Palladino) sgattaiolare dal letto per farsi trovare impeccabile sin dalle prime luci dell’alba. 

Avere cura del proprio corpo vuol dire sentirsi a proprio agio struccata e in tuta o truccata e su un tacco 12. Avere cura del proprio colpo vuol dire avere un fisico scolpito oppure delle forme burrose.

Avere cura del proprio corpo vuol dire avere la sacrosanta libertà di sentirsi bene con sé stesse!

Carolina in Campo di battaglia ci porta la sua esperienza personale ammettendo di avere interpretato la ragazza acqua e sapone, la ragazza che la società approvava per capire poi con il tempo che 

l’inganno non è mio, non è delle donne. È il contesto sociale che ci inganna convincendoci della più tenera età che la bellezza sia una nostra dote più preziosa. La battaglia vera, quella per cui dovremmo unirci e combattere, è quella contro l’idea che bellezza sia un valore.”

Corpo

“Ho cominciato a sentirmi ospite all’interno del mio corpo, sentire che non era mio davvero, altrimenti avrei potuto farne quello che volevo senza essere giudicata. Io ero semplicemente la persona che se ne doveva occupare. 
Come una guardiana, una custode, una governante.”

Questa frase del libro di Carolina mi colpita profondamente, tanto da pormi alcune domande come è successo alla scrittrice: la gabbia dell’obbligo di valorizzazione del proprio corpo.

Molte persone, durante il periodo adolescenziale e non solo, hanno sperimentato il proprio personalissimo modo di non essere abbastanza, questo perché in una società grassofobica è difficile avere una percezione diversa del proprio corpo, ma non impossibile!

La parola che, a parer mio, rappresenta a pieno il pensiero femminista è libertà.

Libertà di essere se stess* qualunque spazio occupi il tuo corpo, qualunque sia il tuo orientamento sessuale, qualunque sia la tua idea di bellezza.

La libertà di essere e basta!

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