"Ma allora affoghiamo nei nostri cassetti della felicità, sguazziamoci dentro, apriamoli, soffermiamoci e cristallizziamo quell’attimo per sempre, o anche solo per molto tempo".

Passiamo la maggior parte del tempo nell’attesa e nella nostalgia della felicità senza accorgerci quando questa arriva prepotente o improvvisa nella nostra vita, ma perché?

La felicità è uno stato d’animo fluido, è in movimento, è dinamica.

Alle volte, la vita frenetica e le grandi aspettative rendono sempre più difficile assaporarne il suo ardore. Nel trambusto non ci fermiamo a pensare a quanto si possa essere felici, in cosa consista quell’emozione in quei pochi attimi in cui essa si presenta, perché già bramiamo un altro traguardo di ipotetica felicità.

Eppure, credo che gli ultimi anni di questo ventennio ci stiano insegnando in modo brusco e deciso quanto possa essere davvero fugace la vita e di quanto la felicità si possa trovare in piccoli gesti, in un solo sguardo muto, nella quotidianità, in un abbraccio.

Leggendo il pensiero di diversi filosofi e psicologici mi ha colpita la dottrina secondo la quale la felicità è nettamente distinta dai piaceri e dalle gratificazioni. Martin Seligman, psicologo americano e teorico della ‘psicologia positiva’, scriveva che i piaceri “sono sensazioni gradevoli che hanno chiare componenti sensoriali e forti componenti emotive. I piaceri sono fugaci, effimeri, e richiedono un’attività di pensiero minima o nulla”. Le gratificazioni, al contrario, “sono attività che fa molto piacere praticare (…), ci impegnano a fondo, ci ‘prendono’ totalmente, facendoci prendere consapevolezza di noi stessi”. Perciò quello che è effettivamente fugace è il piacere che si ottiene facilmente senza lo sforzo impiegato per l’ardua conquista.

La sensazione provata durante la gratificazione la si porta dietro per sempre e probabilmente se ne percepisce di più il suo ardore: “la gratificazione segnala il raggiungimento di una crescita psicologica”. Quindi, quello che ci sembra di inseguire è il piacere perché esso con la sua forza e il suo facile conseguimento può creare assuefazione ma la gratificazione, pur richiedendo sforzi e costanza nel perseguirla, riempie la vita di significato, “segnala il raggiungimento di una crescita psicologica”.

La felicità è qualcosa di così estremamente personale ed intimo, ma tuttə, quando assaporiamo il piacere di un momento felice, dimentichiamo in fretta quel sentimento così travolgente per riporlo nei cassetti della memoria e farne poi nostalgia.

Questo sentimento è uno scaffale composto da piccoli insignificanti cassetti simili a minuscoli fiori pronti a sbocciare quando vengono aperti, trasformando così la felicità solo in una questione di memoria e dopo di attesa.

I miei cassetti della felicità li disegno, li canto o li narro sebbene bisognerebbe anche assaporarne il contenuto mentre ciò accade, quando ci stira la bocca in un grande sorriso, quando ci fa muovere fino allo sfinimento in un ballo scatenato, quando ci fa ridere fino alle lacrime, quando ci fa cingere in un abbraccio infinito le persone a noi care, quando ci spinge ad aprire la bocca per pronunciare parole d’amore.

Semplicemente ci si dovrebbe soffermare ad approfondire l’istante, come sostiene il filosofo tedesco Karl Jaspers.

Oggi si vive di attimi troppo fugaci, continuiamo ad avanzare e saltellare da un desiderio all’altro e siamo così incapaci di contemplare la meraviglia del presente, che siamo noi a sfuggire da essa. Infatti, se pur la felicità duri solo un misero attimo non è l’attimo a fuggire da noi, spesso siamo noi a fuggire da lui.

Questi istanti sono rivelatori riguardo al passato e al futuro, e soprattutto riguardo al presente!

E questo non sempre è facile da affrontare. Una condizione fondamentale della felicità è la libertà, e per essere liberi ci vuole coraggio.

Come la famosa e burrosa madeleine di Proust, noi estraiamo da questi cassetti della felicità oggetti, luoghi e persone solo quando lo permettiamo a noi stessi, solo quando ci fermiamo a pensare, solo quando la smettiamo di focalizzarci troppo sul futuro e realizziamo cosa abbiamo nel presente.

Ma allora affoghiamo nei nostri cassetti della felicità, sguazziamoci dentro, apriamoli, soffermiamoci e cristallizziamo quell’attimo per sempre, o anche solo per molto tempo.

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