Girls on Track – Rising stars

“Amo pensare che la Ferrari può costruire piloti tanto quanto macchine”

Ogni anno, 25 piloti prendono parte al campionato mondiale di Formula 1, e ogni anno due di noi perdono la vita. Chi può scegliere un lavoro simile? Non le persone normali, questo è sicuro. Ribelli. Pazzi. Sognatori. Persone che farebbero qualsiasi cosa per lasciare il segno e che sono disposti a morire pur di riuscirci. Mi chiamo Niki Lauda, e nel mondo delle corse sono famoso per due cose. La prima è la mia rivalità con lui.”

Questo è l’incipit di Rush, masterpiece di Ron Howard uscito nelle sale cinematografiche nel 2013: a parlare è Niki Lauda, uno dei migliori piloti di Formula 1 di tutti i tempi, che racconta la rivalità con il suo acerrimo nemico, James Hunt.
Durante tutta la durata della pellicola, protagonista indiscussa è Lei: l’automobile, elegante, che danza volando alla velocità della luce, ripresa mentre si affretta alla vittoria collezionando giri sul circuito. 
Io guardavo quell’affarino rosso correre all’impazzata e mi immaginavo di poter essere al posto di Niki. Ma io sono una donna, mai potrei battermi nella Formula 1. 

L’immaginario collettivo comune suole accostare all’arte dell’automobilismo la figura maschile e, infatti, fin dal 1947 – anno in cui la Ferrari apre le porte del suo primo stabilimento a Maranello – l’uomo è sempre stato l’eletto e il prediletto pilota in corsa. 

Amo pensare che la Ferrari può costruire piloti tanto quanto macchine” è il dictum che ha mosso per decenni e continua a far crescere continuamente il marchio Ferrari.      
Ferrari è un attento orefice che plasma e cura i suoi gioielli, dalla partecipazione alle gare alla loro formazione in senso stretto: questo l’intento della ormai consolidata Ferrari Driver Academy, il programma dedicato ai giovani piloti della Scuderia Ferrari. Se è vero che Enzo Ferrari amava spingersi oltre i più inimmaginabili e sconosciuti confini con le auto, grazie all’innovazione e la potenza estrema dei motori, ha sognato di fare lo stesso anche con i suoi piloti, istituendo per loro un luogo dove crescere, esercitarsi, migliorarsi e da cui uscire forti e vincitori.      
Ferrari Driver Academy è un programma sportivo della Ferrari, nato nel 2009, coordinato da Laurent Mekies che ha come scopo quello di formare i piloti selezionati dal punto di vista agonistico, umano e professionale.         
Il primo alunno della FDA è stato Jules Bianchi, campione di Formula 3 Euro Series, poi affiancato da altri famosi nomi quali Sergio Perez, Lance Stroll, Charles Leclerc.   
FDA però non è solo una scuola di pilotaggio: è, invece, una vera e propria accademia nella quale i ragazzi vengono formati sia fisicamente che nelle discipline che saranno loro utili nel corso della carriera nel motorsport. Una vera e propria scuola in cui approfondire le regole dell’automobilismo sportivo, la storia dell’azienda e persino pillole di consulenza legale.    
La FDA è adesso interamente dedicata a Jules Bianchi, il suo primo talento, scomparso nel 2015 a causa delle lesioni cerebrali riportate nel corso dell’incidente avvenuto al Gran Premio del Giappone del 2014, quando il pilota francese si trovava al volante della Marussia-Ferrari.

Ma, da poco, vi è una novità! 

Il mondo dell’automobilismo sta cambiando e sta aprendo le sue “portiere” anche alle donne. Infatti, la Federazione Internazionale dell’Automobile, su proposta della sua commissione “Women in Motorsport”, il 12 giugno scorso ha lanciato il programma “FIA Girls on Track – Rising Stars”: un innovativo progetto volto ad individuare e a supportare le giovani di maggior talento nella loro scalata al vertice dell’automobilismo sportivo. 
Ebbene si, una vera e propria svolta per il mondo dell’automobilismo: le brasiliane Julia Ayoub (15 anni) e Antonella Bassani (14 anni), la francese Doriane Pin e l’olandese Maya Weug (16 anni entrambe), scelte fra partecipanti provenienti da 145 Paesi, hanno trascorso cinque giorni a Maranello affrontando le stesse prove destinante ai loro colleghi maschi. Le giovani pilote sono state sottoposte a test per misurare le loro capacità di reazione e di resistenza, hanno affrontato diversi test attitudinali, hanno subito valutazioni circa le loro caratteristiche fisiche e sulla predisposizione psichica, effettuando persino prove al simulatore ed infine guide in pista, al volante di una monoposto di Formula 4.

Alla fine di queste dure ed incessanti prove, il Cavallino rampante, lo scorso 22 gennaio, ha selezionato la sua prima allieva della storia.       
E chi ci dice che il prossimo pilota della scuderia di Maranello non sarà una donna?     
L’obiettivo di Girls on Track – Rising Stars è quello di promuovere l’automobilismo femminile e supportare le giovanissime aspiranti pilote di maggior talento: non esistono vere e proprie barriere di genere, ma è anche vero che l’accesso alle competizioni automobilistiche per le donne sia certamente più difficile. “Siamo convinti di poter dare il nostro contributo per avvicinare ancora più ragazze a questo fantastico sport e, chissà, vedere una ragazza tornare a disputare un Gran Premio iridato per la prima volta dal 1976”, ha dichiarato Mattia Binotto, Managing director e Team principal della Scuderia in occasione della premiazione della prima classificata.

Dunque, l’automobilismo ha finalmente e definitivamente aperto le sue “portiere” anche alle donne: Maya Weug è ufficialmente la prima pilota, dopo oltre 90 anni di storia di vita del Cavallino, a entrare a far parte della Ferrari Driver Academy, già riconosciuta per la sua dedizione e la preparazione sia sotto il profilo atletico che sotto quello dell’approccio alla competizione.  
In realtà, però, Maya non è la primissima donna ad affiacciarsi all’automobilismo; altre donne, prima di lei, vi hanno tentato: alcune con successi, altre con coraggio e perseveranza.

FDA CAMP GIRLS ON TRACK – FIORANO 14-15/01/2021 credit: @Scuderia Ferrari Press Office

Sono cinque le donne che hanno corso in Formula 1 dal 1950 ai giorni nostri e l’Italia vanta addirittura tre pilota donne: Maria Teresa De Filippis, Lella Lombardi, Divina Galica, Desiree Wilson e Giovanna Amati, nonché le collaudatrici Maria De Villota, Susie Wolff e Tatiana Calderon; ma nessuna di loro ha lasciato una traccia evidente nella storia delle competizioni e l’unica ad aver terminato una gara in zona punti è stata Lella Lombardi.     

Era il 1948 quando Maria Teresa De Filippis, 22 anni, passata alla storia come “Pilotino”, vinse la sua prima corsa, una dieci chilometri da Salerno a Cava de’ Tirreni a bordo di una Fiat 500: gareggiò quasi per sfida, provocata dai fratelli che le davano della perdente. Partecipò anche ad alcune gare di endurance e di salita, prima di approdare da privata in Formula 1 nel 1958, sulla stessa vettura, una Maserati 250F, campione del mondo l’anno precedente con Juan Manuel Fangio.

Fecero scalpore le dichiarazioni del direttore di gara del Gran Premio a Reims, il quale disse “l’unico casco che una donna deve mettersi è quello del parrucchiere”, ma all’epoca la cosa non fece più di tanto scalpore; oggi le femministe, invece, gli avrebbero dato un gran filo da torcere.     

Più soddisfacente fu invece la carriera di Maria Grazia Lombardi, passata alla storia come “Lella” che iniziò la sua prima corsa nel 1974. La Lombardi occupa un posto speciale nella storia della Formula 1, essendo la sola pilota donna ad aver conquistato un punteggio iridato. A seguito di diverse competizioni, alcune vinte, alcune che l’hanno vista mera partecipante, Lella, il 27 Aprile 1975 in Spagna sul circuito del Motjuic di Barcellona, passerà alla storia dell’automobilismo per aver conquistato un posto fra i primi sei classificati.

Altre donne pilota, pur non riuscendo a correre in qualifica o in gara, hanno comunque avuto a che fare con i vaeri team di Formula 1 o hanno operato quali collaudatrici: fra queste Sarah Fisher, Katherine Legge e Maria De Villota, protagonista di un tragico dramma al volante. 

Breve e purtroppo drammatica nel 2012 fu l’esperienza come collaudatrice nel team Marussia della spagnola Maria De Villota (figlia d’arte in quanto il padre Emilio fu pilota di F1 negli anni ‘70 e ‘80). Durante un test sull’aerodromo di Druxford il 3 Luglio 2012, Maria esce di pista durante il giro di rientro a velocità moderata colpendo il carico di uno dei camion di supporto del team. La pilota spagnola riesce a salvarsi, ma purtroppo perde l’occhio destro. Questo episodio condiziona la vita della De Villota, la quale continua a dare tutta sé stessa nel mondo del motorsport, promuovendo in primis la sicurezza in pista, mostrando anche nel corso di varie campagne e conferenze il suo casco tagliato a metà in quel drammatico incidente. Tuttavia, proprio a causa delle conseguenze neurologiche derivanti da quel drammatico impatto, la stessa morì a seguito di un’emorragia cerebrale in a Siviglia nell’Ottobre del 2013 poco prima di presentare la sua autobiografia: “Life is a gift”.

Nel 2020, poi, ritorna la presenza delle donne in pista: l’Alfa Romeo conferma Tatiana Calderon come collaudatrice nel Team Ambassador, coordinando il team Three Bond Drago Corse nella Super Formula giapponese. Un obiettivo, quello della serie motoristica orientale, volto a conseguire dei risultati utili per il suo più grande sogno: arrivare a correre le gare di Formula 1.

Quello di queste donne al volante è un sogno, un sogno di non facile realizzazione in un mondo piuttosto maschilista, eppure, a poco a poco si sta trasformando in realtà e normalità, quasi in regola e non più in eccezione.

A Maya Weug, oggi, è affidata una grossa responsabilità: quella di risollevare le sorti delle donne nei circuiti più famosi del mondo ed elevare una classe, una minoranza rosa, anche nelle corse in cui l’uomo si è sempre classificato al primo posto.

A noi non resta che farle il nostro in bocca al lupo e sperare che Ferrari cambi colore in…. Rosa.

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