Frustate, Q.B. – Quando i Led Zeppelin cantavano “Scaliddru to Heaven”

“Avete la libertà di vederci ciò che preferite nella loro forma, quella "scaletta" di seguirla ovunque desideriate vi porti e soprattutto: scaliddri, scalette, scaliddi o scalille, chiamateli come vi pare, ma non permettetevi mai e poi mai di scambiarli per i turdiddri.“

A metà strada fra il terreno e il divino, equivalente commestibile della donna angelo per gli stilnovisti, troviamo u scaliddru.

Il nome infatti significa “piccola scala” e secondo la tradizione cristiana il dolce di per sé indicherebbe l’origine di un percorso ascendente che, scalino dopo scalino, porterebbe a Gesù.

Cari membri del parterre laico, tranquilli, gli scaliddri potete mangiarli anche se gli unici viaggi spirituali che contate di fare sono quelli indotti da un bicchierino di ayahuasca.

Avete la libertà di vederci ciò che preferite nella loro forma, quella “scaletta” di seguirla ovunque desideriate vi porti e soprattutto: scaliddri, scalette, scaliddi o scalille, chiamateli come vi pare, ma non permettetevi mai e poi mai di scambiarli per turdiddri.

Ingredienti per una cinquantina circa di scaliddri:

  • Uova 5 intere + 2 tuorli
  • Zucchero 280 g
  • Strutto 150 g
  • Latte intero 1 tazzina
  • Scorza di limone 1
  • Anice q.b.
  • Limoncello q.b.
  • Farina “00” 1,5 kg circa
  • Lievito 2 bustine (30 g circa)
  • Olio di semi 2 l circa
  • Miele, per ricoprire q.b.

Per prima cosa lasciamo sciogliere lo strutto a fuoco basso e lasciamolo intiepidire.
Nel frattempo, in un recipiente abbastanza capiente, andiamo a sbattere leggermente uova e zucchero.

Aggiungiamo dunque la scorza di limone, il latte, i liquori e lo strutto.

Una volta amalgamati tutti gli ingredienti liquidi possiamo iniziare ad aggiungere la farina poco alla volta.

Man mano che l’impasto diventa più pesante lasciatevi sfruttare da vostra nonna, che avrà indubbiamente bisogno dell’aiuto della sua nipote preferita, quella bella come il sole, simpatica, intelligente, modesta, ma soprattutto quella meno sciupata fra tutti.

Sarà il solito “spostati, che non sai fare niente!” a svegliarvi da quel vostro piccolo momento di gloria.
Ci avete creduto troppo.
La guardate da lontano, con una pitta ‘mpigliata in bocca, mentre aggiunge il lievito all’impasto.

A questo punto spostiamo il tutto su un piano e continuiamo ad aggiungere farina fino ad ottenere un impasto morbido, ma compatto.

Una volta ottenuta la consistenza adatta, ricaviamo dei panetti e creiamo dei filoni spessi 1 cm circa.

Per dare forma ai nostri scaliddri avremo bisogno di un mestolo in legno.
Ebbene sì, ogni tanto lo si può utilizzare come vero e proprio utensile da cucina e non solo come corpo contundente.

Una volta infarinato per bene avvolgiamo il filoncino per 3 volte intorno al mestolo per poi risalire creando un cerchio e bloccando la pasta alla base pizzicandola con le dita.

“Attacca, gira, gira, gira, sali, scendi e chiudi”, questo è il vero mantra che vi aiuterà nella creazione degli scaliddri, fidatevi.

Finiamo decorandoli pressando ogni lato su un rigagnocchi e saranno pronti per essere fritti.

Lasciamo riscaldare dell’olio di semi in una casseruola profonda e, una volta bollente, potremo farli cuocere per un paio di minuti, fino a quando risulteranno dorati.

Rosetta consiglia: “tirate le estremità prima di buttarli nell’olio, così anche quelli brutti e ciccioni fatti da vostra nipote potranno lievitare per bene e ne uscirà qualcosa di decente, evitando così scaliddri dalla forma fallica.”

Lasciamo scolare l’olio in eccesso e una volta raffreddati possiamo ricoprirli con del miele, facendolo riscaldare ed immergendovi i dolci per pochi secondi, oppure con una semplice glassa all’acqua.

BUON APPETITO!!!

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