«Cittadini, il momento è giunto.
Sono tempi bui quelli in cui viviamo e un futuro ancora più oscuro è già vicino. Noi siamo portatori di democrazia, uguaglianza e libertà. Siamo diplomatici e democratici e vogliamo esportare la nostra diplomazia e democrazia all’estero, per liberare i popoli più sofferenti; quegli stessi popoli soggiogati a regimi che col loro autoritarismo instillano esclusivamente paura, terrore.
Queste sono persone che meritano di non essere più manipolate.
Abbiamo pazientato, abbiamo lasciato che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite portasse avanti il proprio lavoro. L’ONU è stata fondata, al termine della seconda guerra mondiale, per fronteggiare i leader che spadroneggiano e che minano a distruggere la pace, prima ancora che possano agire. Tuttavia, abbiamo riscontrato che nel corso degli anni l’ONU stessa ha subito forti pressioni da parte di quegli stessi governi contro cui cercava di combattere. Ogni sforzo è stato vano, poiché infine ci siamo accorti di non avere a che fare con gente pacifica.
Il pericolo, infatti, è in agguato. Parliamo di un governo che possiede armi di distruzione di massa che sono già state utilizzate in passato – un governo instabile, guidato da un leader che potrebbe perdere la testa da un momento all’altro e utilizzare quelle stesse armi contro la sua stessa gente qualora non lo supporti, poiché tale è il suo livello di squilibrio.
Parliamo di un governo che ha alle spalle anni di esperienza in termini di aggressioni, disprezzo nei nostri confronti e in quelli dei nostri alleati. Questo odio ha alimentato l’addestramento di terroristi, che riusciranno ad uccidere centinaia di migliaia di innocenti nel nostro Paese e in molti altri. Non meritiamo nulla di tutto ciò, ma ci impegneremo per contrastare il problema. Non ci lasceremo trascinare dall’oscurità, ma vivremo al sicuro, da uomini e donne liberi. Abbiamo il diritto ed il dovere di salvaguardare la nostra sicurezza nazionale e di liberare questi oppressi.
Per questo, siamo consapevoli che il risultato a cui miriamo non richiederà pochi sforzi, bensì molti. Il potere e il fascino della libertà umana sono un valore per ogni vita e per ogni terra. E il più grande potere della libertà è quello di vincere sull’odio e sulla violenza e di fare in modo che i talenti degli uomini e delle donne siano educati al perseguimento della pace. Questo è il futuro che noi scegliamo.
Le nazioni libere hanno il dovere di difendere i loro popoli unendosi contro la violenza e, come abbiamo fatto in passato, accettiamo questa responsabilità.»
Così parlava qualcuno, nel 2003.
Si chiamava George W. Bush e questa è una parafrasi del suo discorso alla nazione all’indomani dell’invasione dell’Iraq.
Ma se non ve lo avessi detto, oggi, davanti a quello schermo, avreste vacillato, pensando fosse un discorso contro gli Stati Uniti, non di certo pronunciato da parte loro.
O forse sì?
Diciotto anni dopo, la democrazia è morta nello stesso Paese che ha sempre millantato di esserne il principale esportatore.
Il Paese che accusa gli altri di possedere armi di distruzione di massa, eppure è l’unico ad averle utilizzate. Il Paese che accusa gli altri di produrre terroristi, eppure è quello che nel 2019 ha visto consumarsi ben 45 sparatorie nelle scuole in sole 46 settimane. Il Paese che taccia l’ONU di essersi dovuta piegare alle pressioni di terzi, eppure è il primo ad esercitare il controllo maggiore in termini di potere decisionale grazie alla quantità di fondi che eroga annualmente. Il Paese che parla di libertà e pace, eppure non muove un dito di fronte ad un’orda di suprematisti bianchi che occupa il Congresso per interrompere la ratifica del nuovo Presidente eletto Joe Biden.
Forse, in effetti, ci siamo abituati a tutto questo. Anzi, per meglio dire, assuefatti, a tal punto da non aver aspettato o desiderato altro. La caduta dell’impero, il crollo delle maschere, il passo falso – l’ennesimo. Solo che questo, stavolta, ha il sapore di un golpe e se solo potessi parlare con lo zio Sam gli chiederei volentieri come ci si sente ad essere dall’altro lato, stavolta.
È allo zio Sam che domanderei con che coraggio, lo scorso giugno, durante le proteste per il movimento BLM, la polizia di Capitol Hill, quella metropolitana, FBI, CIA, DEA e la guardia nazionale avevano invaso le strade della capitale e oggi, mentre il Congresso viene occupato abusivamente, appaiono tutti troppo impegnati per potervi prestare attenzione.
Mi piacerebbe domandare allo zio Sam secondo quale criterio lo scorso giugno DC era bombardata da agenti in tenuta antisommossa dotati di elicotteri e armati di proiettili di gomma e gas lacrimogeno, mentre oggi tutti si stanno voltando dall’altro lato.
Sarebbe opportuno sapere proprio dallo zio Sam come funzioni lo spettro colorato del Paese, che oscilla tra soggetti che occupano uffici pubblici e rubano oggetti dal Campidoglio indisturbati e individui disarmati uccisi per asfissia, mentre vengono bloccati a terra dalle forze dell’ordine senza alcun motivo reale.
This is America.
Il Paese che si assume la responsabilità di violare leggi internazionali, oltrepassare confini di altre sovranità, dare inizio a conflitti globali, infiltrare economia, politica e interessi di Paesi terzi, ma che non si assume mai la responsabilità delle cose in cui riesce meglio: presunzione, razzismo, discriminazione, sessismo, filo-nazismo, classismo e colonialismo.
God bless America.
Fosse stato questo un film di Nolan, gli Stati Uniti, adesso, avrebbero già dichiarato guerra a sé stessi.
E a pensarci bene, se una vasta minoranza si rifiuta di accettare una sconfitta politica e arriva ad arrampicarsi sulle mura del proprio Campidoglio, pur di sedersi su una poltrona e fare un gran rumore fine a sé stesso, mentre il Presidente uscente continua a istigarne la violenza… non è forse già stata cucita la parola “fine” sulla testa di tutto il popolo?
Caro zio Sam, stavolta nemmeno Dio potrà salvarvi.
Attivista per i diritti umani, classe 1995, cosentina, cosmopolita, bilingue (Inglese e Italiano, ma ce la sta mettendo tutta anche con lo Swahili!).
Laureata in Politica Internazionale alla SOAS University e specializzata in Diritti Umani alla UCL, entrambe prestigiose università di Londra, completa i suoi studi a soli 22 anni e da lì in poi si dedica ai diritti di richiedenti asilo e rifugiati politici.
A giugno del 2021 si specializza ulteriormente in Comunicazione e Lobbying nelle Relazioni Internazionali presso la SIOI e da luglio dello stesso anno vive e lavora in Tanzania seguendo un progetto per i diritti delle lavoratrici domestiche tanzaniane fino al 2022.
Co-autrice del corto “Non Solo Un Volto” sulla comunità LGBTQI+ cosentina.
Appassionata di politica, attualità, serie TV e scrittura!