Il dubbio è atroce: verranno chiamati a giudizio i partigiani, i dissidenti politici, antifascisti, uomini e donne che si sono macchiati della colpa di umanità. Processiamo Perlasca, Pertini, la Mafai, e chiunque, con loro, abbia accolto l’idea di umanità ancor prima dell’idea di partito.
Da oggi:
Raccontate ai bambini che le favole, quelle belle, quelle nuove, quelle dal gusto di casa e dal profumo di camino, non hanno sempre un lieto fine: educhiamoli solo ai tristi colpi di scena.
E voi, giovani calabresi, adeguatevi alla logica del più forte, al linguaggio volgare e sgrammaticato, alla costruzione di muri, alle scorciatoie, alla macchina del fango che aspetta che il giusto sia in bilico per dargli l’ultima spinta per cadere nel baratro.
È questa la Calabria che oggi ci è stata consegnata, ma la sentenza contro Mimmo Lucano è un’onta tricolore.
Ripercorriamo insieme la vicenda.
Riace è un borgo calabrese, difeso dai bronzi e che guarda il mare.
Nelle sue strade riecheggia l’eco di un passato popolato che viene riportato in vita grazie alla presenza di migranti. Grazie a loro, le attività rifioriscono, le scuole e i servizi vengono mantenuti aperti.
Riace è il “Paese dell’accoglienza”, al punto da diventare un “Modello“.
Mimmo Lucano, lungimirante sindaco di Riace e padre del “Modello Riace”, nel 2016 è l’unico italiano ad essere inserito nel World greatest leaders (la classifica dei personaggi più influenti del mondo); nel 2017 riceve il premio internazionale Dresda per la pace e verrà interpretato in una fiction rai da Beppe Fiorello.
Nell’ottobre del 2018 Lucano viene messo agli arresti domiciliari accusato di aver organizzato matrimoni di convenienza tra cittadini italiani e donne straniere, favorendone la loro permanenza, e di aver favorito due cooperative sociali in alcune gare di appalto.
A Lucano è fatto divieto di dimora a Riace.
Il gip di Locri e la Cassazione parlano di incongruenza nell’inchiesta della Procura di Locri e di testimonianze sommarie e senza garanzia di legge. Per la Cassazione, gli elementi a supporto delle contestazioni giudiziarie, in merito alla vicenda dell’ex sindaco di Riace, si riversano sul voler favorire la permanenza in Italia della sua compagna.
Settembre 2021- Mimmo Lucano riceve una condanna a 13 anni di carcere in primo grado, pena maggiore rispetto a chi ha sparato sui migranti, o ha commesso atti fraudolenti.
E Spirlì, dall’alto della sua umanità e cultura, invita a “buttare nel cesso” (cit.) la fiction Rai e ne approfitta per fare propaganda politica per le imminenti regionali.
Resta l’amarezza negli occhi di quel sindaco che non catalogava i suoi concittadini per nascita o provenienza, semplicemente li accoglieva in quanto uomini e donne. Getta la spugna e vuole solo protezione per la sua famiglia, perché è umano non “poterne più”.
A parte le voci salviniane e destrorse, tante sono le manifestazioni di solidarietà verso chi ha fatto ciò che in Calabria ci viene insegnato da sempre e tramandato dall’antica Grecia: aprire la porta di casa e con un sorriso esclamare “Favorite!”.
Ci lasciamo così per questo weekend, con un sorriso amaro, che il sorriso (ancora) non vogliamo perderlo perché siamo fiduciosi in una legge che sia davvero uguale per tutti. Anche per Mimmo!
Delia Lanzillotta, classe 1990.
Dottorata in Oncologia Molecolare con molteplici esperienze all’estero, partecipazioni a convegni internazionali e vincitrice di diverse borse di studio, attualmente lavora come chimico analitico in una nota azienda farmaceutica.
Da sempre amante del teatro e della musica, ha studiato (e non ha mai smesso!) canto lirico, partecipando anche a concerti.
Appassionata di scrittura, la reputa la sua forma di libertà preferita, con cui dà sfogo a idee, emozioni e convinzioni!