Lockdown sì o lockdown no? Mascherine o “no-mask”?
Vaccinarsi conviene? Il Green Pass è utile o limita le libertà?
Le varie fasi della pandemia che abbiamo vissuto e che -ahinoi- continuiamo a vivere, ci hanno posto e continuano a porci di fronte a interrogativi che, a causa della narrazione ai tempi social e della conseguente necessità di polarizzazione delle opinioni, sembrano obbligare a schierarci per una o per l’altra fazione.
Come tutte le discussioni, anche quella sul green pass ha preso questa piega, con una parte della società che, anziché indagare le ragioni di chi muove critiche legittime a un provvedimento che porta con sé degli interrogativi, si limita allo sfottò da stadio o al più anglicano blasting, etichettando tutti indistintamente come “no vax” o “no Green Pass”.
Così facendo si mettono però in un unico calderone quei no vax che sono scesi in piazza contro il vaccino perché a detta loro contenesse il 5G o altre storture simili e quei docenti universitari che con piglio critico hanno sollecitato un più chiaro confronto sul Green Pass.
Il Governo Draghi ha inteso dare un’accelerata alla campagna vaccinale imponendo l’obbligo del green pass anche sui luoghi di lavoro privati. Chi non dispone del certificato verde dovrà sostenere le spese di tamponi che saranno gratuiti per chi non può vaccinarsi, al prezzo calmierato di 8€ per i minorenni e al prezzo calmierato di 15€ fino al 31 dicembre 2021 per i maggiorenni che non vogliono vaccinarsi. Tuttavia chi contesta la regola sostiene che il Governo solleciterebbe indirettamente un ricorso alla vaccinazione senza assumersi la responsabilità di rendere il vaccino obbligatorio, inoltre, l’imposizione del Green Pass lederebbe il diritto alla libera circolazione e si troverebbe in contrasto con il regolamento UE 953/2021, che prevede di “evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono state vaccinate o che hanno scelto di non essere vaccinate”.
In realtà, sebbene l’obbligatorietà del Green Pass estende effettivamente le libertà dei soggetti vaccinati e restringe quelle di coloro i quali non hanno il vaccino, il regolamento succitato, al punto 13 dice: “Sebbene lasci impregiudicata la competenza degli Stati membri nell’imporre restrizioni alla libera circolazione, in conformità del diritto dell’Unione, per limitare la diffusione del SARS-CoV-2, il presente regolamento dovrebbe contribuire ad agevolare la graduale revoca di tali restrizioni in modo coordinato, ove possibile, in conformità della raccomandazione (UE) 2020/1475. Tali restrizioni potrebbero essere revocate in particolare per le persone vaccinate, in linea con il principio di precauzione, nella misura in cui le evidenze scientifiche sugli effetti della vaccinazione anti COVID-19 diventino disponibili in maggior misura e mostrino in maniera coerente che la vaccinazione contribuisce a interrompere la catena di trasmissione”.
Al tempo stesso, una recente sentenza della Corte Europea per i diritti dell’uomo ha respinto il ricorso di 600 vigili francesi contrari alle restrizioni imposte in Francia (peraltro molto simili a quelle italiane), affermando che il Green Pass “non lede i diritti dell’uomo”.
LIBERTÀ E SICUREZZA– Il discorso potrebbe essere più ampio. Argomenti come libertà e sicurezza sono da sempre al centro del dibattito politico.
Due termini importanti di cui gli schieramenti politici cercano di appropriarsi per conquistare pezzi importanti di elettorato.
In un periodo storico incerto come quello che stiamo vivendo, il tema della sicurezza è stato uno dei cavalli di battaglia che ha rappresentato l’ascesa politica di Salvini e della Lega, in pandemia le decisioni prese con piglio deciso da Conte gli hanno assicurato una crescita nei consensi che lo hanno portato a diventare un punto di riferimento per il M5S.
Ma quand’è che la sicurezza entra in conflitto con la libertà? Assoggettarsi alle regole dello Stato è una cessione di libertà che permette però di salvaguardare la propria e l’altrui sicurezza? C’è davvero una scissione tra questi due termini?
In periodo di pandemia è uscito il libro di Corrado Ocone “Salute o libertà: un dilemma storico-filosofico” edito da Rubbettino in cui lo scrittore ripercorre il pensiero di Hobbes e Locke fino ad arrivare ai giorni nostri in cui si sente parlare di “dittatura sanitaria” o “società orwelliana”.
Per Hobbes è il bisogno di sicurezza che porta l’uomo ad abbandonare lo “stato di natura” in cui vige la paura della morte per andare verso quella che è la concezione di Stato Moderno ossia un organismo che riduca la paura accrescendo la sicurezza. Tale concetto lascia intendere una riduzione delle libertà per perseguire la sicurezza.
Il pensiero del filosofo inglese è attuale: in nome della sicurezza della collettività e della tutela della salute i governi hanno attuato delle norme anche in forma straordinaria pur di raggiungere l’obiettivo.
Per Locke invece è lo Stato a dover garantire i diritti fondamentali dell’uomo quale anche quello alla salute e la massima libertà coincide anche con la massima sicurezza. Uno degli argomenti più utilizzati dai governi per sostenere la bontà delle proprie manovre in tempo di pandemia è stata la libertà individuale e collettiva.
Come ha sostenuto Mill nel suo saggio “On Liberty”: “L’umanità è giustificata, individualmente o collettivamente, a interferire sulla libertà d’azione di chiunque soltanto al fine di proteggersi: il solo scopo per cui si può legittimamente esercitare un potere su qualunque membro di una comunità civilizzata, contro la sua volontà, è per evitare danno agli altri”.
Quante volte ci siamo sentiti dire che il mancato rispetto delle normative anti-contagio fosse un atto egoistico in quanto metteva a repentaglio non solo la salute di chi non le rispettava ma anche quella degli altri?
Allo stesso modo tra chi sostiene la necessità dell’obbligo di Green Pass c’è chi vede chi non vuole vaccinarsi o chi è contro l’obbligo come un ostacolo alla propria libertà di tornare alla vita “normale”. Come a dire: d’accordo la libertà di coscienza, ma se non vuoi vaccinarti non puoi rallentare il mio ritorno alla quotidianità.
Tra filosofia e diritto probabilmente, la verità risiede nel mezzo. Fermo restando la necessità di vaccinarsi, l’obbligatorietà del Green Pass per accedere al posto di lavoro e in altri luoghi in cui il contagio potrebbe propagarsi più facilmente contiene la malcelata volontà di rendere la vaccinazione obbligatoria.
L’auspicio è che la polarizzazione delle opinioni e la necessaria suddivisione in pro e contro cui la comunicazione sembra costringerci non impedisca un sano dibattito al fine di calmierare le criticità di un provvedimento che potrebbe rappresentare il punto di svolta nella lotta alla pandemia.

Calabrese, Classe 1994.
Laureato in Economia Aziendale presso l’Università della Calabria, ha a cuore le tematiche ambientali e crede fortemente che l’associazionismo possa fungere da ancora di salvezza per i giovani.
Appassionato di marketing, scrittura, serie TV e partite di calcio!