
Il corpo femminile
“Ho cominciato a sentirmi ospite all’interno del mio corpo, sentire che non era mio davvero, altrimenti avrei potuto farne quello che volevo senza essere giudicata. Io ero semplicemente la persona che se ne doveva occupare.”
“Ho cominciato a sentirmi ospite all’interno del mio corpo, sentire che non era mio davvero, altrimenti avrei potuto farne quello che volevo senza essere giudicata. Io ero semplicemente la persona che se ne doveva occupare.”
” Un romanzo che rappresenta perfettamente la nostra società, dove l’apparenza e la superficialità sono l’essenza delle nostre giornate, come le persone si approcciano a questa nuova era dei social e come le amicizie poi possano condizionare e cambiare le nostre vite.”
“La storia della piccola Maria rappresenta quell’altra faccia dell’Unità d’Italia sempre dimenticata. Insieme a lei sogniamo, soffriamo, proviamo grandi amarezze e forti momenti di rabbia. Il coinvolgimento è totale non solo per chi, come me, vive e conosce i luoghi descritti da Catozzella, ma anche per chi ha conosciuto grandi ideali e ha lottato per essi, oltre ogni confine regionale o nazionale.”
“Il passato non è tanto ciò che affiora dalla Storia, dalle rovine, dai massacri o dai monumenti, bensì un punto d’arrivo individuale”.
“Non c’è una sola storia da raccontare ma un intreccio di vissuti. Vite che meritano di essere ascoltate e raccontate”.
“Si cercano alibi e moventi; si cercano i colpevoli. Si cerca, insomma, la verità. E tuttavia, il romanzo di Gilda Policastro non vuole intrattenere il lettore con un’indagine lineare e ricca di suspense. Ciò che si ricerca è la complicazione, o addirittura l’interruzione del patto narrativo.”
Io nasce a Roma, nella Casa del Sottosuolo, come figlio, ed è circondato da Madre e Padre; poi diventa Marito in una fredda Torino, incontra Bambina e cade in tentazione con Amante; ed infine rimane semplicemente un Uomo, che si tira dietro la porta di una casa vuota, aprendosi alla Casa dei ricordi fuoriusciti.
“Sanguina ancora non deve essere considerato uno scritto storico-bibliografico su Dostoevskij. Esso rappresenta un legame profondo tra due persone, fatto di esperienze di vita poste in essere in epoche diverse ma che man mano si sovrappongono tra loro come un unico e indissolubile vissuto”.
“Questo libro non è solo la storia di Claudia e Francesco, del loro amore e delle loro esperienze, è un po’ anche il viaggio attraverso noi stessi, attraverso quei dubbi che scopriamo non essere solo nostri e che forse poi, ci rendono un po’ meno “Spatriati”.
“Nicola Lagioia ha il merito di portarci a fissare lo sguardo proprio dove il senso comune ci direbbe di voltarci dall’altra parte, nell’intento di rendere umani anche i carnefici, di non farci sentire mai e in nessun modo al sicuro, costringendoci a riflettere con lucida onestà su chi siamo, su ciò che potevamo o possiamo diventare”.