Non più suono delle strenne, di campanellini, o nenie cantate per le strade, queste appartengono al Natale passato.
Le rotelle sull’asfalto, lo sferragliare ritmico degli assilli sulle rotaie, la voce metallica del pedaggio, il rombo di un aereo, sono questi i suoni del Natale presente.
Far arieggiare le camere, iniziare a comprare le migliori sfiziosità, andare in cerca di ogni ingrediente per preparare il piatto preferito dei figli, organizzare con cura i letti, addobbare la casa come ai vecchi tempi. È l’Avvento dei genitori.
C’è poi una mamma, che lascia le decorazioni su un tavolino vicino l’albero, perché quelle da sempre non le mette lei, ma le figlie. E c’era un vecchio padre che usciva di buon mattino, per andare al mercato e comprare il formaggio preferito del figlio, ritornare a casa e metterlo nel frigo, già pieno. E c’è una nonna che controlla continuamente se i regali ci sono per tutti e si assicura che almeno un giorno, durante queste feste, avrà tutti i nipoti a tavola. C’è un padre che si addormenta presto, perché la mattina seguente dovrà alzarsi “quando è ancora scuro” per andare a prendere la figlia alla fermata dei bus, e si addormenta con il cellulare al massimo della suoneria sul comodino.
C’è una figlia che, dopo aver impacchettato i vari regali, li sistema in valigia, la chiude e si addormenta pensando alla partenza dell’indomani. C’è un figlio che si sveglia lontano da casa, affronta l’ultimo giorno di lavoro e sa, che in tarda notte sarà, di nuovo, nella sua terra. C’è una nipote che fa la videochiamata alla nonna e, dal parlare in inglese, con un dialetto sanguigno le grida “Sto scendendo, mi prepari le polpette?”. C’è un nipote che sa che troverà una sedia vuota, ma insieme a quella sedia vuota berrà ancora un ultimo bicchiere di vino fatto in casa. C’è il lavoratore che nello smart-working vedrà il regalo più importante: potrà stare giù fino all’epifania, come non succedeva da tempo. Ci sono le coppie che lasceranno la propria casa, per poi dividersi tra i diversi cenoni con la melanconia di non poter imbandire la loro tavola.
C’è il freddo delle stazioni, le attese dei cambi, le corse tra le metro con le valigie, i controlli ai gate, la paura di aver dimenticato qualcosa, o di aver portato troppo, e la sicurezza di aver portato tutti i contenitori “vuoto a rendere” a tutte le mamme. Al bue e all’asinello che riscaldano nella mangiatoia, si sostituisce il pensiero di essere presto nel luogo più sicuro del mondo, il caffè preso nel bar della stazione, la sciarpa attorcigliata su tutto il viso.
I sapori si mischiano nel Natale presente. Nuove tradizioni e gusti che si uniscono in tavole imbandite e infinite. Gli odori, invece, sono una costante. L’odore di casa, quello che ti si cuce addosso, che lo ritrovi varcata la soglia, l’odore dei mandarini e del camino accesso nel camino che, insieme al resto della famiglia, ti dà il benvenuto più caloroso. L’odore delle frittelle, della farina impastata, dell’abete vero, dei dolci di Natale, gli odori dell’infanzia a cui si deve l’uomo e la donna che siamo diventati.
Ci sono gli amici di sempre, che si organizzano in feste, aperitivi, tombolate, uscite in montagna, perché bisogna abbracciarsi tutti, raccontarsi e darsi appuntamento altrove, ma lo sanno tutti che è un appuntamento alla prossima festività.
Non è più solo Natale, è la festa del Ritrovar-si. Persi nel trambusto del quotidiano, negli accenti lontani dal nostro, nelle usanze diverse dalle nostre, è un prendersi una pausa e ritornare a ciò che siamo stati, a ciò da cui siamo partiti. In quelle vocali troppo aperte o troppo chiuse, ci sono i Natali passati, e quel camino dove, ancor prima di arrivare a casa, è già appesa la calza.
È la notte di Natale, e almeno per questa notte il tempo si ferma in un unico abbraccio, e il Natale presente è il Natale passato.
Del Natale futuro ancora non sapremo, l’unica costante sarà: “Ah sei arrivata, e mo quand’è che te ne vai?”, ma in realtà al ritorno non ci vogliamo mai pensare, è ancora troppo lontano, è già così vicino.
Delia Lanzillotta, classe 1990.
Dottorata in Oncologia Molecolare con molteplici esperienze all’estero, partecipazioni a convegni internazionali e vincitrice di diverse borse di studio, attualmente lavora come chimico analitico in una nota azienda farmaceutica.
Da sempre amante del teatro e della musica, ha studiato (e non ha mai smesso!) canto lirico, partecipando anche a concerti.
Appassionata di scrittura, la reputa la sua forma di libertà preferita, con cui dà sfogo a idee, emozioni e convinzioni!