Calabria, un polmone verde da salvare

Il Parco Nazionale dell'Aspromonte avvolto dalle fiamme (agf)
"Le indagini condotte, nel corso dall'emergenza, spesso hanno fatto desumere che si trattasse di condotte dolose, provocatrici dell'incredibile numero di incendi e dei conseguenti ingenti danni. È quindi, ancora una volta, l'uomo stesso a distruggere, con estremo sadismo, tutto ciò che tocca".

Agosto, da sempre il mese delle emergenze, sopratutto quando si parla di incendi.

Si è, infatti, tristemente abituati a leggere e sentire, in questo particolare periodo dell’anno, di ettari ed ettari di foreste e terreni andati in cenere.

Si tratta di un macabro rituale estivo, quello di scatenare, complici le condizioni climatiche sempre più roventi, rovinose compagini di fuoco che deteriorano sempre più il territorio della regione Calabria e dell’Italia intera.

Nel 2021 si sono registrati oltre 3000 roghi nella nostra regione, soltanto prendendo in considerazione l’ultimo trimestre.

La situazione si è rivelata così grave da diventare assolutamente non gestibile dalle forze dell’ordine locali, né tantomeno dal corpo dei vigili del fuoco, costantemente assediati dalle richieste di aiuto.

Il governo ha stabilito, nel corso del mese di agosto, che venissero inviati mezzi ed uomini da tutta Italia a supporto delle squadre locali per gli incendi boschivi.

Il supporto, caratterizzato da mezzi di terra e aria, corroborato da ulteriori unità, si è prestato a straordinari cui non era, in alcuni casi, neanche preposto, svolgendo mansioni differenti nelle altre parti d’Italia.

In parole povere, il personale dei vigili del fuoco inviato da altre regioni è stato ulteriormente istruito su come agire, dovendosi prestare ad una situazione d’emergenza senza precedenti nella nazione.

Le tecniche di intervento variano da incendio ad incendio, si passa dall’apertura di varchi per creare un passaggio per spingersi, nel bosco, più vicino possibile al fuoco. Naturalmente, l’operazione di spegnimento è più efficace nel caso di avvicinamento maggiore delle unità operative e la difficoltà spesso risiede proprio in questo: se si è costretti a raggiungere senza mezzi, a piedi, il luogo preciso, è necessario stendere metri e metri di naspo (tubo in gomma che porta acqua ad alta pressione ndr.); mentre in alcuni casi i vigili sono costretti ad agire con pale e battifiamma.

Ciononostante, da ultimo, ancora, si apprende che alcune unità operative del settore sono in forte crisi; nella sezione del capoluogo di regione (Catanzaro) si è, addirittura, a corto di carburante per far avanzare i mezzi al fine di fronteggiare i roghi ancora presenti.

Le indagini condotte, nel corso dall’emergenza, spesso hanno fatto desumere che si trattasse di condotte dolose, provocatrici dell’incredibile numero di incendi e dei conseguenti ingenti danni.

È quindi, ancora una volta, l’uomo stesso a distruggere, con estremo sadismo, tutto ciò che tocca.

Le motivazioni sottese alla base di tali comportamenti possono, in un primo momento, sfuggire alla normale comprensione.

Tecnicamente, oggigiorno, si utilizzano dei software e delle app per tracciare gli incendi e le aree colpite in modo tale da poter creare un database e un “archivio” anche a fini statistici per comprendere se le zone sono state ripetutamente colpite e attuare delle strategie per agire.

Analizzando, però, la situazione con maggiore occhio critico si può facilmente scorgere, anche in base ai precedenti storici, che soltanto una minima parte delle cause è riconducibile ad una vena folle ed insensata, fondata semplicemente sulla piromania.

Si tratta, invece, di comprendere quali interessi economici possano sorgere da incendi boschivi e non.

Diverse volte si è sentito parlare di risarcimenti danni ai privati proprietari di quel terreno o quel bosco, magari anche assicurati contro gli incendi stessi; in altre occasioni si è facilmente attribuita la colpa agli agricoltori ed allevatori che pretendevano di “far pulizia” al fine di ottenere nuovi campi e nuovi pascoli; più di una volta è giunta all’orecchio dei procuratori che fossero agenti stessi, di alcuni corpi specifici, ad appiccare il fuoco per vedersi pagate maggiori ore di straordinario o vedersi rinnovati contratti annuali in scadenza.

Probabilmente l’insieme di tutte queste cause è stato il comune denominatore che ha fatto esplodere la grave emergenza che stiamo vivendo e che ci sta privando di un’importante area verde protetta, in maniera irreversibile.

Difatti, una delle zone più colpite, dal forte avanzare dei roghi, è stata quella dell’Aspromonte, con il suo parco che sta pian piano cadendo sotto i colpi inesorabili delle lingue di fuoco che hanno dilaniato questa terra per quasi 90 giorni complessivi.

I danni da un punto di vista naturale sono difficili da calcolare, ancora di più da commentare.

L’uomo con la propria avidità avanza inesorabile verso un punto di non ritorno, un conto che si troverà presto a saldare con la Terra, che già da qualche tempo sta presentando le proprie rimostranze a forza di cambiamenti climatici che distruggono gli ecosistemi conosciuti.

La Calabria è stata presentata all’Italia e all’Europa come la terra dei fuochi in senso stretto. Il patrimonio naturale tra i più vari e ricchi d’Italia è stato messo a dura prova ed è fortemente a rischio. Già da ora alcune aree sono considerate completamente morte.

La soluzione per il futuro, per provare a proteggere quanto rimane da questa scena delittuosa, è quella di una forte attività di prevenzione nei confronti di quelle categorie umane a rischio, che inevitabilmente, sarebbe giusto monitorare per evitare che provino ancora interesse negli incendi e in ciò che direttamente ne deriva.

Le indagini devono proseguire per assicurare, alla chiusura delle stesse, dei rinvii a giudizio per le persone ritenute responsabili, affidandosi alla giustizia per il prosieguo giuridico delle vicende.

Lascia un Commento