Qualche giorno fa ho ricevuto un direct su instagram, uno di quei messaggi che fanno comparire una notifica in alto a destra in una delle applicazioni più popolari al giorno d’oggi.
Era un ragazzo, un uomo che vedendo alcune mie storie in evidenza, si è chiesto come riuscissi a conciliare la mia vita con un compagno e la mia cristianità.
Non vi nego che la risposta è stata difficile; i pensieri, le paure, le ansie, la malinconia e le preoccupazioni hanno fatto capolino in un batter d’occhio.
Per chi come me ha avuto un’educazione cristiana (cattolica) a 360°, non riesce mai totalmente a superare, almeno nel mio caso, il punto di non ritorno tra la intrinseca cultura religiosa e la propria individualità.
È come se questi elementi si intersecassero costantemente, ogni giorno, ogni singola ora, ogni secondo, senza riuscire a separarsi mai.
Ho ricevuto un altro direct.
Sempre un ragazzo, ma più giovane che vedendo alcuni miei post si è chiesto se volessi diventare padre e se temessi che la politica di oggi potesse influenzare le mie scelte.
Non vi nego che anche questa risposta non è stata semplice e le ansie si sono moltiplicate a dismisura.
Non sono mai stato un amante della politica e delle persone “competenti” che ci governano da anni, ma quella stessa politica la faccio, involontariamente, da sempre. E l’ho fatta, specialmente, nel momento in cui ho scelto di prendere per mano il mio compagno, e quando, sempre mano nella mano, ci siamo sposati nella nostra terra natale.
Al primo interlocutore ho risposto con grande cautela, cercando di soppesare ogni virgola, ricordando quanto la Chiesa sappia fare del bene, ma poi ho dato spazio a quei dubbi, ricordando ogni passaggio che in silenzio ha fatto soffrire chi crede (e non).
Mentre il Papa Buono perdonava il suo attentatore, scelse di precisare “che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale.”
Ciò che apprezzo è la coerenza con cui la “pratica omosessuale” viene descritta, fino alla richiesta di dimissioni dallo stato clericale di un sacerdote di Pinerolo che aveva benedetto dei matrimoni omosessuali.
Quella coerenza che Ratzinger ha trasformato in omofobia, fino all’indecisione di Papa Francesco che, per quanto voglia apparire come un Pontefice aperto, resta indeciso sul punto. Da un lato loda Orban e la politica contro il Gender e chiede di accogliere “gli omosessuali”, dall’altro, vota contro il riconoscimento dei matrimoni di persone dello stesso sesso in Argentina. Senza dimenticare la sua frase “chi sono io per giudicare?”, mentre appoggia Kim Davis, impiegata in una contea del Kentucky, lodandone il coraggio per la lotta contro i matrimoni omosessuali nel suo paese.
Al secondo interlocutore, invece, ho risposto che vorrei tanto essere padre. Anzi, ho risposto che vorrei essere genitore, avere la possibilità di crescere figli, in nome del genitore, del figlio e dello spirito familiare.
Mentre uccidiamo l’ambiente, il potere temporale, in Italia, sceglie di sgretolare le poche certezze conquistate, negando e limitando ulteriormente il riconoscimento dei figli delle famiglie omogenitoriali, eliminandone, quasi definitivamente, l’esistenza.
Anche qui apprezzo la coerenza: quella del “Cavaliere” e dalla sua voglia di definire la funzione riproduttiva della famiglia, composta da uomo e donna, o quella della Ministra Roccella che spinge (“purtroppo sì” semi-cit.) sul “modello” che vogliamo seguire se parliamo di famiglia nel nostro Paese.
Ecco che nell’Annus Domini 2023 il potere temporale e il potere spirituale, gli stessi che si continuano a studiare sui libri di scuola, coincidono e si riattivano prepotentemente facendoci porre una domanda chiara e netta:
“Siamo poi così evoluti?”
Mentre la festa pagana della Mamma coincide con il mese religioso dedicato alla Madonna, Stato e Chiesa agiscono, silenziosamente, insieme.
Chi sono io per parlare, proprio oggi, giorno della Festa della Mamma?
Non sono che una persona che pratica l’omosessualità;
Non sono che un uomo desideroso di essere padre;
Non sono che un essere umano che vuole una famiglia.
Una famiglia non come quella voluta dallo Stato, non come quella voluta dalla Chiesa e che, nel mio caso, non prevede una madre.
Oggi, per me, si festeggiano esseri umani capaci di concepire ideali, partorire idee, opinioni, coraggiosi nella crescita, nel far crescere e nell’essere.
E se vogliamo chiamare questi essere umani “mamma”, allora Buona Festa della Mamma a tutti noi, coraggiosi riproduttori di bene: quello che non giudica, ma che sceglie di essere.
Social Media Strategist, cosentino classe 1991, fluente in 3 lingue.
Laureato in Giurisprudenza per caso, in Marketing e Comunicazione per scelta, ha vissuto a Roma, Milano, Alicante, Boston, Londra… Ma per lui nessun posto è come “casa”.
Eletto vincitore della Hult Business Challenge da una giuria di Google per il suo progetto sui matrimoni calabresi intitolato “WEDDIE”.
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