E tu chi sei? Barbie o Ken?

“La genialità di “Barbie” porta spettatori e spettatrici a interrogarsi sull’importanza delle imperfezioni e delle emozioni. Su quanto, alla fine, nonostante il rischio di incorrere in un cuore infranto, nel dolore e persino nella morte, la cosa più importante è vivere sentendo sulla propria pelle l’arcobaleno dei sentimenti umani”

Il tuffatore- Elena Stancanelli

“Ma poi alla fine restiamo in superficie, nessuno si tuffa mai davvero nella verità delle cose. Nessuno ama prendersi le proprie responsabilità. Si fa fatica a farci i conti con la verità, probabilmente nessuno la conosce davvero.”

Lei e l’altra Lei

“Ma quando vivi in un corpo, sei fragile. Sanguini. Qualcuno o qualcosa potrebbe ucciderti.

Sono i corpi a reggere il peso delle ferite..”

Intelligenza artificiale o umanità artificiosa?

“E se fosse proprio la necessità di controllare le proprie emozioni a spingere la comunità scientifica a costruire macchine dotate di intelligenza, anche emotiva, simile a quella umana?”

Il sacrosanto diritto di essere stanche

“L’Italia è quello strano paese in cui devono succedere catastrofi, come quella dell’Ospedale Pertini di Roma, per riconoscere e vedere un problema vecchio come il mondo. In questi giorni il Paese è sotto shock per la morte del piccolo neonato, di soli 3 giorni, soffocato dallo stesso corpo che gli ha dato la vita. Asfissiato dal peso della stanchezza di una neo mamma, che si è addormentata mentre allattava la sua piccola creatura, senza aver nessun* accanto.”

Ma gli amori impossibili esistono davvero?

“La riflessione, a questo punto, sorge spontanea: ma oggi, con la libertà di vivere il nostro tempo, di viaggiare, studiare, vivere la sessualità, scrivere e pensare, di chiamare chi vogliamo in ogni momento, abbiamo ancora bisogno di avere un amore impossibile per sentirci vivi?”

Donne che corrono…a cuore aperto.

“Ma da dove nasce questo sforzo, per le donne, di rinunciare ogni giorno a pezzettini di loro stesse pur di raggiungere qualcuno o qualcosa?
O di protendere verso un modello, spesso troppo stretto?”