“Allontanarsi dalla linea gialla”

"Che costanza però, queste rette parallele, a non incontrarsi mai. Che pazienza: pur non potendosi toccare viaggiano insieme all'infinito. Siamo tutti la retta parallela di qualcuno".

Il giubbino si chiude, il cappello è perfettamente messo in testa e ho le cuffie nelle orecchie.
Fabio Concato, in riproduzione del tutto casuale, mi spiega un po’ la vita e sembra avere le risposte che non ho.

Mi ritrovo a cantare in silenzio, mentre dall’alto, un’altra voce mi distoglie dai miei pensieri.

“Allontanarsi dalla linea gialla”.

Quasi come se fosse una reazione spontanea faccio un passo indietro ma in realtà ero lontanissima da quella famosa linea gialla.

 “Riflesso incondizionato”, mi dico. 
Sistemo lo zaino sulle spalle e salgo sul treno. 

La duttilità del tempo, emozioni passeggere, una parentesi, il non restare fermi. E’ solo un binario, una stazione, eppure dentro ci sono milioni di storie.

Il mare che scorre dal finestrino mi fa sempre sorridere e mi viene in mente che la prima linea ferroviaria, in Italia, fu inaugurata il 3 ottobre 1839. Collegava Napoli con Castellammare di Stabia. Sono passati 184 anni.

Da allora le distanze si sono accorciate, la vita è diventata una possibilitàle attese e i ritorni d’amore eterni countdown per poter tornare a respirare ancora. 
Di botto mi ritrovo nel video di Liberato.
Mentre osservo Carmine a Marie amarsi per tutta la vita aspettando di rivedersi, immagino che a separarli non sia il mondo intero ma due binari.

Apro Spotify, saluto Concato e le immagini sono un’altalena di emozioni che fanno a pugni tra di loro.
Carmine chiede a Marie di non partire, lei non ha il coraggio di restare.

Quella fermata su cui non sono mai salita al volo senza paura racconterà vent’anni dopo alle sue amiche di burraco che le avevano chiesto quale fosse il suo più grande rimpianto. 
Con le lacrime agli occhi, in un valzer di ricordi, riesce a vedere di nuovo la stazione di Napoli, e quella scala coricata che sogna nuovi orizzonti ma che lei ha lasciato lì, immobile, sdrucciolevole come il suo amore per Carmine.

Lei in Francia, lui nel profondo Sud, due rette parallele, come cantava Dente, che camminano una di fianco all’altra ma che possono soltanto sfiorarsi senza mai incontrarsi.


Prossima fermata”.

Metto in pausa Liberato, sposto la cuffia destra e ritorno ad oggi. Nel mio tempo. Nei miei giorni.
Nei miei ricordi i binari sono Roma-Paola/Paola-Amantea in un giorno d’inverno con il sole che spacca le pietre. Meglio dire gli scogli, ma con l’acqua altissima .

Che costanza però, queste rette parallele, a non incontrarsi mai.
Che pazienza: pur non potendosi toccare viaggiano insieme all’infinito.

Le vedete anche voi? Queste due enormi linee che sfrecciano a velocità della luce quando dovrebbero solo fermarsi, l’una di fronte all’altra e chiedersi “Come stai?”.
“Eh come vuoi che stia? Anche oggi non sei nella mia vita”

Essere nella vita di qualcun altro, fermarsi.
Stazionare, del resto, vuol dire “sostare in un luogo”.

Tutti che corrono, che si (s)fuggono eppure, a volte, star fermi potrebbe essere la svolta.
E’ sempre una scoperta prendere un treno, osservare le persone, pensare un po’ anche a se stessi, avere il tempo necessario da dedicare a qualunque cosa ti faccia star bene.

Sono quasi arrivata, 50 minuti di viaggio che rappresentano perfettamente il percorso della vita, fatta di innumerevoli imprevisti, come se tutto fosse una via di fuga per la libertà. Felicità e tristezza, del resto.
E’ solo una stazione, mi ripeto, eppure quante storie ci sono tra queste parole che sembrano messe li a casaccio?
Tante.
Troppe.
Chissà se chi ha inaugurato la prima stazione avrebbe mai immaginato che potesse diventare il luogo perfetto per descrivere qualcosa.
Un amore finito.
Un amore ritrovato.
Un amore appena iniziato.
Speranze.
Aspettative.
Abbracci.
Saluti.
Lacrime.
E’ solo una stazione, scrive qualcuno.

Ma io leggo altro, come sempre.
E penso che Carmine e Marie sarebbero stati bene insieme, con il Vesuvio che fa da sfondo alla loro storia d’amore.
“Prossima fermata”, è la mia.
Scendo.
Respiro.

Siamo tutti la retta parallela di qualcuno.

Riapro Spotify e metto di nuovo Concato.
Sono a casa.

La Redazione di Nova Associazione ringrazia gli utenti Instagram che hanno partecipato alla realizzazione di questo contributo con le loro riflessioni

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