È in questo giorno, nella Giornata internazionale dei diritti della donna che mi piacerebbe ricordare solo 8 dei 72 premi Nobel donna della storia.
In questo giorno voglio e devo ricordare le donne che hanno influito sul mio percorso di vita professionale e personale, quelle donne che mi hanno indirizzato e spronato verso nuove avventure e che mi hanno trasmesso il coraggio di osare, il coraggio di essere sé stessi.
È a loro che dedico questa giornata celebrandole un pò a modo mio attraverso loro parole che sono scolpite dentro di me e attraverso le quali hanno trasmesso a me – a noi tutti – i loro insegnamenti e non solo.
“Niente nella vita deve essere temuto, ma solo capito!”
Come non ricordare il primo premio Nobel donna, Marya Sklodowska, per il mondo, Marie Curie, la scienziata pluripremiata nel 1903 con il premio per la fisica e nel 1911 quello per la chimica.
Donna austera e perfezionista, china sul tavolo del laboratorio in un logoro abito nero ma anche un pò “fanciulla posta in faccia ai fenomeni naturali, che la impressionano come in una fiaba”.
Questa donna mi ha colpito sin dai banchi delle medie per la sua forza e determinazione, accrescendo in me la consapevolezza di dover perseguire i propri obiettivi e tentare di ottenere dei risultati, nonostante il cammino sia spesso incerto.
Un mix di caparbietà, fragilità e genialità che, nonostante le difficoltà della vita, ha raggiunto il suo obiettivo e si è affermata diventando la madre della fisica moderna.
Una donna che non si è fatta fermare dall’amore per un uomo, dal clima maschilista, razzista e antisemita riscontrato alla sua candidatura all’Accademia delle Scienze, una donna che ha fatto di tutto per realizzarsi e farsi strada nel mondo accademico.
“Se giudichi le persone, non avrai tempo per amarle.”
Un esempio di umanità fu Madre Teresa di Calcutta, insignita nel 1979 del premio Nobel per la pace, che con questa frase e le sue azioni spalancò un portone verso la più spregiudicata inclusione.
La ragazza che in una notte di settembre, durante un viaggio da Calcutta a Darjeeling, aprii gli occhi sulla sofferenza e capii a fondo l’essenza della sua vocazione (Renzo Allegri – “Madre Teresa mi ha detto”), mi diede esempio di amore incondizionato.
Quella donna di chiesa che fondò nel 1950 la congregazione delle Missionarie della carità con una missione: prendersi cura degli ultimi, dei “più poveri dei poveri” e di tutte quelle persone che si sentono non volute, non amate, non curate dalla società.
Decise, inoltre, di dedicarsi anche alla piaga della lebbra che a quel tempo era ancora largamente diffusa e causa di molte morti in tutto il mondo.
“Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.”
È del premio nobel per la medicina (1986) Rita Levi Montalcini questo sprone.
Una donna che di nascondiglio in nascondiglio, qualunque fossero le condizioni e ovunque si trovasse, continuava a lavorare.
Era nel bel mezzo di un’importante ricerca quando furono promulgate le prime leggi razziali: gli ebrei non potevano lavorare all’università. La Montalcini fuggì in Belgio e quando dovette tornare in Italia trasformò la sua camera in un laboratorio: fu questo aspetto della sua vita che mi colpì particolarmente quando, per la prima, volta conobbi sulle pagine dei libri di scuola.
Fu proprio il suo modo di coltivare il coraggio di ribellarsi che mi aprì nuove prospettive di vita. E sono certa lo abbia fatto con altri.
Una donna che non si arrese davanti a nulla per amore della medicina e che, negli ultimi anni di vita, ha ricoperto la carica di senatrice a vita della Repubblica italiana.
“Sono, ma non devo
esserlo, una figlia del secolo“
Conosciuta solo quattro fa attraverso un bookclub, Wisława Szymborska, una delle poetesse più amate da tutto il mondo, entrò nella mia giornata come un fulmine a ciel sereno con i versi di una delle sue poesie:
Sono quella che sono./ Un caso inconcepibile / come ogni caso.
Vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 1996, arguta, sensibile e ironica, è riuscita, attraverso i suoi versi, a restituirmi meraviglia e stupore per ogni avvenimento umano. La sua poesia vive delle piccole cose di ogni giorno e al contempo riesce a toccare temi universali e molto profondi.
Racconta il mondo: l’amore per le piccole realtà quotidiane, per la natura in tutte le sue forme, per le coincidenze.
“Un obiettivo fondamentale delle politiche pubbliche dovrebbe essere quello di facilitare lo sviluppo di istituzioni che tirino fuori il meglio dagli esseri umani.”
Elinor Awan-Ostrom, politologa statunitens, nel 2009 è stata la prima donna a essere insignita del premio Nobel per l’economia per “aver dimostrato come i beni collettivi non siano necessariamente destinati alla rovina, ma possano essere gestiti efficacemente dalle associazioni di utenti“.
Ecologista e ambientalista convinta, ha osservato e dimostrato che in molti luoghi del mondo le comunità locali sono state capaci di darsi autonomamente regole efficaci per conservare risorse comuni scarse e preziose come l’acqua di fiume, i pascoli di montagna, le attività di pesca, i giacimenti petroliferi e le foreste.
Questa sua analisi della governance economica, che ha reso pubblico al mondo con il suo Nobel, mi ha affascinato in ogni suo aspetto, soprattutto, quando sottolinea il forte intreccio tra modelli sociali, politici ed economici sostenendo che occorre rivedere questi ultimi (quelli economici) come unica via per uscire dalle crisi.
“Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.”
È ancora vivido il ricordo di quel giorno di metà autunno in cui, Malava Yousafzai, viene inserita tra i primi Nobel per la pace, la più giovane a ricevere il premio di cui viene insignita nell’ottobre 2014.
Un’attivista poco più che bambina che nel 2012 dopo aver detto a gran voce in tv «L’istruzione è potere per le donne. I talebani stanno chiudendo le scuole femminili perché non vogliono che le donne abbiano potere» viene colpita da un proiettile a bordo dello scuolabus su cui tornava a casa da scuola.
In seguito all’accaduto decide, con molto coraggio, di ribellarsi ai talebani pakistani, contrari ai diritti delle donne e il diritto all’istruzione per i bambini.
“Spero di ispirare altre giovani donne a dedicarsi a questo campo del sapere.”
In verità, sognava di diventare la prima astronauta donna, intento nel quale è riuscita, ma è anche il quarto premio Nobel donna per la fisica, l’astronauta e ricercatrice neworkese, di nascita ma non di origini, Andrea Ghez premiata nel 2020.
Attraverso la sua ricerca ha reso al mondo la scoperta che il centro della nostra galassia, la Via Lattea, è occupato da un oggetto invisibile e massiccio, che attraverso le conoscenza attuali si può dire essere un buco nero.
Ho amato subito, della sua biografia, che il suo modello femminile di ispirazione, la sua musa, fu la professoressa di chimica del liceo che, unica donna nel corpo docente, la ispirò nello sviluppare la sua tendenza verso le materie scientifiche.
“L’unica felicità reale è quella di cui ti accorgi mentre la vivi.”
Annie Duchesne, conosciuta come Annie Ernaux premio Nobel per la letteratura 2022, mi ha incantata sin dal primo romanzo letto perchè attenta indagatrice di temi autobiografici e dotata di una competenza disarmante nell’analizzare i temi della perdita, dei vincoli familiari e della difficoltà dei processi di crescita individuale e sociale.
Con una prosa sobria e scevra da soggettivismi, una delle sue cifre stilistiche, ha scritto una vasta e raffinata produzione in cui i temi intimisti si alternano e si intrecciano a potenti sintesi storiche e sociologiche, sempre indagando la condizione femminile.
La scrittrice francese è stata insignita del premio Nobel per la letteratura “per il coraggio e l’acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale”, ma non fui, per certi versi, sorpresa del suo riconoscimento.
È stata la prima ed unica volta che una femminista vince il Nobel: proprio a lei, che riconosce la gabbia patriarcale che costringe ogni donna; una scrittrice che sa perfettamente che partire dalla propria esperienza significa far proprio il metodo femminista.
Insomma, scegliere Annie Ernaux ha significato anche fare una scelta politica ben precisa, in un momento storico in cui i diritti delle donne sono messi in discussione.
8 vite straordinarie, 8 muse ispiratrici, 8 donne caparbie: questo sono state per me gli 8 premi Nobel donna sopra descritti.
Ho imparato da loro a non fermarmi davanti ai piccoli ostacoli e a quelli che possono sembrare insormontabili; a non farmi condizionare da ciò che dicono di me e ad avere il coraggio di osare nonostante tutto.
Alcune di loro hanno affrontato i potenti o i cattivi delle fiabe pur di realizzarsi nella vita, prendendo posizioni nette ma contrarie, insegnandomi che si può lottare davvero per quello che si vuole e in cui si crede.
Ci sono donne che con le cose semplici sono riuscite a meravigliare e a donare amore a chi ne aveva bisogno, e altre che hanno dovuto combattere per la propria istruzione e quella di tutte le donne del proprio paese, insegnandomi che non sempre tutto è cosi scontato come si crede.
Chiudo questo piccolo cerchio con Marie Curie, che sin da quando ero una ragazzina curiosa mi ha trasmesso forza e coraggio, ed è con la sua citazione che vorrei esprimere la mia visione del mondo riguardo le (ancora troppo nette) differenze di genere:
“Niente nella vita deve essere temuto, ma solo capito!”
Nata a Cosenza il 27 agosto 1987, Dottoressa Agronoma di professione, progettista del verde per passione.
Ama il mare e l’enogastronomia, i viaggi e ogni forma d’arte.
Strimpella, canticchia e prova a divorare libri per hobby, ma il suo sogno nel cassetto è sentirsi sempre più libera di essere sé stessa!