24mila, i medici ostaggio del Ministero

"Ve la ricordate questa foto sì? Avete mai visto i supereroi in attesa di collocazione?" 

Recita così il cartello sorretto da uno dei camici bianchi in attesa di collocazione. Un’attesa estenuante, che rende questi giovani medici disillusi di fronte ad un’emergenza che dovrebbe vederli protagonisti in prima linea. Questo accade oggi nelle piazze di tutta Italia, attraverso una protesta silenziosa e ordinata. Ed è proprio quest’aura di mistero che cattura la mia attenzione, portandomi a porre alcune domande ad uno di loro.

Lui è Eugenio Capalbo, giovane medico attualmente ubicato a Cosenza. I suoi occhi sono azzurri ma tristi. “Noi abbiamo fatto il concorso il 23 Settembre e la graduatoria, con le conseguenti assegnazioni, sarebbe dovuta uscire ad ottobre. Oggi siamo a dicembre e siamo qui, perché il ministero ha dato un crono-programma e il giorno in cui sarebbe dovuto uscire il tutto, ha rimandato senza preavviso e senza pudore. Come se non fossimo in piena emergenza. Non c’è stata comunicazione con i diretti interessati tramite le associazioni che rappresentano noi medici e si è arrivati al punto in cui noi dobbiamo prendere servizio il 30 dicembre, senza una graduatoria definitiva”.

La preoccupazione e l’impazienza negli occhi di Eugenio si percepiscono al di là della sua mascherina chirurgica. È quell’impellenza tipica di un ragazzo giovane che non vede l’ora di iniziare, che non riesce più a star fermo e a restare a guardare. “Noi siamo medici” riecheggia quasi come un timido sussurro tra i partecipanti alla manifestazione. Il futuro che è incerto e il presente che è stretto, mi vien da pensare. E mi sento come De Andrè, ma non ho molto da dire in queste occasioni.

Lascio parlare lui, io chiedo soltanto che prospettive vede davanti a sé. “Non si sa dove finirò, perché il concorso, così come questa protesta, è nazionale, ed è possibile che domani mi troverò a Milano, a Roma, a Bari, senza preavviso ma, soprattutto, senza avere la certezza neanche di questo salto nel buio”.


Mentre Eugenio parla, si gira un giovane medico, facendomi cenno di consenso, come se avesse capito che, al di là di tutto, al di là di tutte le parole che si possono spendere, c’è un’urgenza che tanto invochiamo ma che poco riusciamo a far diventare reale.

Tutto questo può essere lasciato in mano alle graduatorie ministeriali? Certamente no. Eppure, molte domande senza risposta e tanto, troppo da dare. Saluto Eugenio, lo ringrazio e guardo, per l’ultima volta prima di andare via, questi 30 medici, fieri, col camice bianco. Spero di vederli presto negli ospedali. Chiedo troppo? Non credo.
Ve la ricordate questa foto sì?
Avete mai visto i supereroi in attesa di collocazione?

Lascia un Commento